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economia

L’altro modo di guardare alla crescita del prodotto interno lordo globale

 

Il Prodotto interno lordo (Pil), esprime il benessere di una collettività nazionale e il suo livello di sviluppo. Partendo da questo presupposto, e prendendo spunto da un articolo pubblicato di recente su howmuch.net (“Visualize the Entire Global Economy in One Chart”, ) nel quale è stata rappresentata la ripartizione del PIL in funzione delle macro aree geografiche e delle principali nazioni mondiali per il 2017, noi di Infodata abbiamo pensato di ampliare l’orizzonte temporale di analisi per capire come il benessere e lo sviluppo dei paesi siano cambiati nel corso di quasi cinquant’anni di storia. Come fonte dati abbiamo preso il database della World Bank con cui sono stati monitorati i numeri relativi al Pil di ogni nazione a partire dal 1961, suddividendoli poi in base al continente di appartenenza (Europa, Asia, Africa, Oceania, America del Nord e America del Sud). Nell’infografica che segue sono presenti tre macro informazioni con le quali è possibile interagire a partire dal primo istogramma rappresentante la suddivisione percentuale del PIL per ogni singolo anno in base ai continenti.
Cliccando sull’etichetta di ogni anno verrà filtrato il quadro generale (che mostra di default i totali sul periodo 1961-2017) in modo da ricalcolare sia la treemap sia la cartina per l’anno selezionato.
I due grafici filtrabili presentano lo stesso contenuto informativo (valore assoluto e percentuale), ma grazie ad una forma diversa, pongono l’attenzione su due aspetti complementari come il “quanto” e il “dove” si è verificato un certo fenomeno, andando ad illuminare contemporaneamente la nazione di interesse quando si passa il cursore su una delle due visualizzazioni.
In aggiunta, se nell’istogramma, al posto che cliccare sull’etichetta di un anno, si clicca direttamente su una delle barre colorate rappresentanti i continenti, il filtro applicato all’intera infografica verrò tarato sulla coppia anno/continente selezionato, andando quindi ad avere uno spaccato ancora più puntuale (esempio Europa/2017).

Le evidenze. Il Pil come sappiamo  misura  il  flusso della produzione in un certo periodo di tempo predefinito, volendo però forzare un po’ il concetto per capire quanto vale l’economia globale potremmo anche dire che l’Asia vale 35,4% della produzione mondiale distanziando con un notevole margine sia Nord America (28,5%), sia Europa (26,6%), mentre per quel che riguarda le singole nazioni, gli Stati Uniti figurano al primo posto grazie 19,39 trilioni di dollari che equivalgono al 24,4% dell’intero Pil globale, seguiti poi a distanza da Cina (12,24 trilioni, 15,4%) e Giappone (4,87 trilioni, 6,15%), unici paesi sopra alla soglia dei cinque punti percentuali.
Se nel Nord America il predominio degli Usa è comprensibilmente insormontabile, in Europa la distribuzione del Prodotto Interno Lordo è decisamente più omogenea come dimostra il distacco di appena tre punti percentuali tra la Germania, prima in graduatoria a fronte di un 4,64% e la Spagna, sesta a quota 1,66%, separate in ordine da Regno Unito (3,31%), Francia (3,26%), Italia (2,44%) e Russia (1,99%).
E se, come premesso, tramite il Pil è possibile individuare benessere e sviluppo di un paese, effettivamente l’acronimo “MINT” – coniato per identificare i nuovi paesi emergenti – pare trovare conferma nei numeri.
Introdotto sempre da Jim O’Neil, economista britannico ed ex Goldman Sachs, già ideatore dei “BRICS” (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) ad inizio millennio, con “MINT” si intende il quartetto di paesi composto da Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia.
Nel dettaglio, il Messico risulta terzo nel Nord America con l’1,45% del Pil mondiale, l’Indonesia si afferma come quinto paese nell’Asia (1,28%), la Turchia emerge come primo paese europeo a seguito delle “big storiche” con l’1,07%, mentre la Nigeria, anche se fa registrare un valore inferiore al punto percentuale (0,47%), si impone come primo paese di tutta l’Africa.