Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
economia

Sanità: un quarto delle cure lo paghiamo di tasca nostra

Il 19 aprile è stato reso noto l’ultimo rapporto di OsservaSalute  , che riporta lo stato dell’arte della spesa sanitaria, pubblica e privata, nel senso di quanto cioè ogni cittadino spende di tasca sua per visite e cure. Nel 2015 ogni cittadino ha “usato” 2.426  euro per la propria salute: per i tre  quarti pagati dal nostro sistema sanitario,  mentre per il restante quarto ogni cittadino ha pagato di tasca propria, il cosiddetto “out of pocket”. In alcune regioni, come Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta la quota supera il 30%, mentre chiude la classifica la Campania con un 18% di out of pocket.

Nel complesso negli ultimi sei anni abbiamo vissuto due momenti: il primo, dal 2010 al 2013, che ha visto la spesa pubblica pro capite contrarsi passando da 1860 a 1816 euro pro capite; e un secondo momento, dal 2014 al 2016, dove la spesa pubblica ha ricominciato a crescere, seppure lentamente e con qualche riduzione rispetto a quanto preventivato a inizio triennio, portandosi nel 2016 a quota 1845 euro pro capite. Al tempo stesso la quota che ogni cittadino si è sobbarcato per visite e cure è costantemente aumentata dal 2010 al 2016, anche nel periodo in cui la spesa pubblica si contraeva, passando dai 510 del 2010 ai 588 euro pro capite del 2016. Ognuno di noi dunque nel 2016 ha usufruito di cure all’interno del SSN per 1845 euro e ha pagato di tasca propria per altri 588 euro.

Ne consegue che segli anni della crisi, a fronte di un contenimento forzato della spesa pubblica, si è aperto ancora di più il divario fra chi ha potuto optare per pagare da sé, e chi ha rinunciato alle cure. Come dichiarava l’epidemiologo Giuseppe Costa su Scienza in Rete lo scorso giugno, sono poco meno di cinque milioni gli italiani che nel 2015 hanno rinunciato a una o più prestazioni sanitarie, corrispondenti al 7,8% della popolazione.

Quanto al disavanzo regionale (differenza fra costi e ricavi),  nel 2016 nel centro-nord solo Liguria e Toscana non hanno raggiunto l’equilibrio economico-finanziario, mentre la situazione è speculare al sud, con tre regioni in equilibrio: Campania, Basilicata e Sicilia. È significativo però – chiosano gli esperti nel rapporto di Osservasalute – osservare che, sebbene ancora non in equilibrio, esse hanno al momento ridotto moltissimo il proprio deficit. “Campania e Sicilia generavano dieci anni fa, insieme al Lazio, ben due terzi dell’intero disavanzo nazionale, registrando deficit pro capite, rispettivamente, pari a 130€ e 214€; il Lazio stesso, del resto, ha fortemente ridotto il proprio squilibrio, risalendo gradualmente da 371€ pro capite nel 2006 a 28€ pro capite nel 2016.”

Insomma, se da una parte i conti del SSN “sembrano tornati per lo più sotto controllo” e anche il disavanzo sembra finalmente rallentare la sua corsa, è pure sempre vero che in questi anni una parte sempre maggiore della spesa si è spostata sulle spalle delle famiglie. Il rapporto riferisce che anche la stessa Corte dei Conti ha rilevato una diminuzione delle entrate da ticket e dalla compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini.

Più che il dato nazionale, a essere significative sono le differenze regionali, e il gap nord-sud che comunque rimane. Il meridione ha vissuto sia una contrazione della spesa pubblica, che una minore – seppure in crescita – partecipazione come spesa privata dei cittadini alle proprie cure.

Per quanto riguarda la spesa sanitaria pubblica pro capite, dal 2015 al 2016 è cresciuta in misura superiore all’1% in sei regioni: in Piemonte, nella Provincia Autonoma di Bolzano, in Veneto, in Umbria, nelle Marche e in Puglia. Considerando invece l’intero periodo 2010-2016, sono solo sette le regioni in cui la variazione è risultata positiva: Lombardia, Provincia di Bolzano, Veneto, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Sardegna.

Quanto alle contrazioni di spesa invece, dal 2010 al 2016, hanno interessato quasi tutte le regioni centro-meridionali (tranne Abruzzo e Sardegna), ma anche molte regioni centro-settentrionali, come Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana e Marche.

Venendo invece alla spesa sanitaria privata, emergono due aspetti che secondo gli esperti di OsservaSalute sono complementari: al sud la spesa privata è cresciuta costantemente negli ultimi 15 anni, più del resto d’Italia, anche se come valore assoluto si spende comunque meno rispetto alla media nazionale. Da una parte il dato pro capite per il 2015 (non abbiamo il dato per il 2016) è maggiore della media nazionale in tutte le regioni del Centro-Nord tranne Umbria e Marche; mentre è inferiore alla media nel Meridione. Tuttavia, il suo tasso medio annuo di incremento ha superato la media nazionale nel periodo 2002-2015 in tutte le regioni centro-meridionali.

Si tratta di dati importanti per capire perché – come evidenziano sempre i dati Osservasalute – al sud si continua a morire di più per tumori e malattie croniche. Per Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, “è evidente il fallimento del Servizio Sanitario Nazionale, anche nella sua ultima versione federalista, nel ridurre le differenze di spesa e della performance fra le regioni italiane”.