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tecnologia

Digitale, Italia ferma al palo. Ecco cosa dice il Digital Economy and Society Index 2017

Era al 25simo posto, sui 28 Paesi dell’Unione, lo scorso anno. E ci rimane anche per il 2017: il Desi Index, indicatore che misura la transazione al digitale nell’economia e nella società pubblicato ieri dalla Commissione europea, non premia l’Italia. Ma anzi la relega tra i Paesi con le performance peggiori, in compagnia di Slovacchia, Ungheria, Cipro, Croazia, Grecia, Bulgaria e Romania. Colpa, soprattutto, di uno Stato ancora troppo analogico.

L’indice aggiornato venerdì scorso da Bruxelles viene calcolato tenendo in considerazione la connettività, ovvero la velocità della Rete e i costi. Quindi il capitale umano, nel senso della diffusione delle competenze digitali. Altro elemento, l’utilizzo che viene fatto di Internet, anche a livello di transazioni on line. Quindi la digitalizzazione delle imprese e del commercio e le politiche di e-government implementati dai Paesi dell’Unione.

In attesa di capire se, come proposto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, l’Europa inizierà a viaggiare a due velocità, quando si guarda alla transizione verso il digitale questa differenza appare già netta. Tanto che le velocità sono addirittura tre. La situazione migliore in Scandinavia, Benelux, Gran Bretagna ed Estonia. Media in Germania, Francia, Austria e penisola iberica. Ma anche in Lituania, Repubblica Ceca e Slovenia. Male nel resto dell’ex blocco sovietico, in Grecia e appunto in Italia. A livello generale, l’indice elaborato da Bruxelles dice questo:

Il filtro all’interno del grafico permette di selezionare uno dei cinque indicatori ed isolarlo. Ad esempio la connettività: il 74% delle case europee ha un abbonamento con linea fissa, l’84% dell’Europa è coperta dal 4G per le connessioni mobile. Entro il 2025 l’obiettivo è di portare Internet a 100 Mbps in tutte le case e coprire tutte le aree urbane con il 5G. In tutto questo, l’Italia si trova al 24simo posto a livello europeo. Più in generale, per tutti gli indicatori il nostro Paese rimane fuori dalla top 20: sulle competenze digitali siamo al 24simo posto, sull’utilizzo di Internet da parte dei cittadini addirittura al 27simo.

Unica eccezione, l’adozione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, che vede Roma al 19simo posto, superando addirittura l’Estonia. Ovvero uno dei Paesi europei che più velocemente sta attraversando la transizione verso il digitale. “I risultati che ci vedono al 25simo posto non sorprendono, anche se non sono ancora considerate le diverse iniziative messe in campo dal nostro Paese nel 2016”, commenta Luca Gastaldi, direttore dell’Osservatorio sull’Agenda digitale del Politecnico di Milano.

Tra gli elementi che potrebbero migliorare la posizione dell’Italia Gastaldi cita la nomina di Diego Piacentini come commissario straordinario all’attuazione dell’Agenda digitale e i 2,6 miliardi messi a disposizione dal MISE per la copertura in banda larga delle aree bianche. Ancora, l’avvio di SPID, il Sistema pubblico di identità digitale ed il rilascio del nuovo Codice di amministrazione digitale. Entrando più nel dettaglio, “l’Italia ha compiuto progressi significativi nell’area della connettività, grazie soprattutto al forte aumento della copertura delle reti ad alta velocità”. Che è passata dal 41% al 72% delle abitazioni contro una media europea del 76%. “Ma l’effettivo utilizzo di banda larga rimane limitato: solo il 12% delle sottoscrizioni a internet è fatto a velocità pari ad almeno 30 Mbps, contro una media europea del 37%”.

E se “le imprese italiane stanno perseguendo dei percorsi di trasformazione abilitati dalle tecnologie digitali, con importanti risultati come quelli relativi alla fatturazione elettronica”, c’è un governo che si muove in direzione ostinata e contraria: “sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione siamo addirittura riusciti a passare dal 17esimo al 21esimo posto. I miglioramenti registrati nell’ambito degli Open Data non sono stati sufficienti a compensare i problemi di usabilità e di utilizzo dei servizi pubblici, su cui abbiamo uno tra i peggiori posizionamenti in tutta Europa”. Esattamente un gradino sopra la Grecia ed uno sotto la Croazia.