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tecnologia

L’app dei teenager vale 25 mliardi di dollari? I fondamentali di Snapchat

Snap, la società che controlla la celeberrima app di immagini e video che scompaiono dopo 24 ore (Snapchat), punta a raccogliere 3 miliardi di dollari attraverso una Ipo che potrebbe essere la più grande per un social media da quella di Twitter del 2013. Il gruppo punta a raggiungere una valutazione di 25 miliardi di dollari, 13 milioni di dollari per dipendente contro i 23 milioni di un lavoratore Facebook. Il controllo dell’azienda – che si quoterà al Nyse con simbolo Snap – resterà nelle mani dei cofondatori Evan Spiegel e Bobby Murphy, rispettivamente amministratore delegato e direttore tecnologico di Snap: i due avranno la stessa quota ed emetteranno solo azioni prive di potere di voto, cosa che li porta a dire che probabilmente Snap e’ la prima Ipo a fare cosi’.

 

 

E’ quanto emerso dalla pubblicazione di un documento (S-1) depositato presso la Securities and Exchange Commission nel novembre 2016; da allora non sono emerse notizie perché Snap ha sfruttato una norma sulla confidenzialità chiamata Jobs Act che vale per le aziende con meno di un miliardo di dollari di ricavi; di fatto agevola lo sbarco in borsa delle start-up. Dal documento si apprende che Snap ha chiuso il 2016 con una perdita di 514,64 milioni di dollari, più ampia di quella da 372,89 milioni del 2015. Su questo fronte Snap ha detto chiaramente che potrebbe non riuscire mai a diventare redditizia: “Abbiamo subito una perdita operativa in passato, ci aspettiamo di incorrere in una perdita operativa nel futuro e potremmo non raggiungere mai o mantenere la redditivita’”, recita il documento.

 

Le vendite 2016 sono state di 404,48 milioni di dollari contro i 58,66 milioni del 2015; nel solo quarto trimestre i ricavi medi per utente sono stati di 1,05 dollari contro i 31 centesimi dello stesso periodo dell’anno precedente ma lontano dai 7 dollari di Facebook. Come fatto dal più grande social network al mondo nel 2012 e da Twitter nell’anno successivo, anche Snap ha avvertito nel documento che “se non riusciamo a mantenere gli utenti attuali o se i nostri utenti sono meno attivi su Snapchat, il nostro business ne sarebbe pesantemente leso”. Nel caso di Facebook, l’avvertimento fu solo precauzionale (il numero di utenti è raddoppiato dai 900 milioni dell’Ipo) ma nel caso di Twitter si è rivelato profetico (dallo sbarco in borsa ha aggiunto solo 100 milioni di utenti attivi mensilmente). Ogni giorno 158 milioni di persone hanno usato la app Snapchat – fondata nel 2011 – nel trimestre chiuso il 31 dicembre 2016, il 48% in più dell’anno prima. Tuttavia Snap riconosce che il suo successo dipende dalla fedelta’ degli utenti, attualmente concentrati nella fascia di eta’ tra i 18 e i 34 anni. Il rischio è che “si rivolgano ad altri prodotti, cosa che peserebbe negativamente sul mantenimento degli utenti e sulla crescita”. Non a caso Snap cita il social network di Mark Zuckerberg come principale minaccia: “Instagram, controllata di Facebook, ha recentemente introdotto una caratteristica che imita ampiamente la nostra e che potrebbe essere direttamente competitiva”.

Dal punto di vista finanziario, dal documento emerge (senza alcuna spiegazione) che nel marzo 2016 Snap ha licenziato il revisore dei conti PricewaterhouseCoopers preferendo tenere EY, che negli ultimi due anni si e’ occupato di verificare i bilanci del gruppo. Morgan Stanley, Goldman Sachs, JPMorgan, Deutsche Bank, Barclays, Credit Suisse e Allen & Co sono gli underwriter dell’Ipo e agiranno come joint bookrunner.

Fonte Radiocor