Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
economia

In Italia migliora l'occupazione ma nel 2017 sarà sotto i livelli del 2007

Dopo anni di crisi, l’Italia del lavoro sta migliorando, ma il recupero è lento e non è in vista un ritorno ai livelli pre-recessione. Pur in ripresa, occupazione e disoccupazione restano tra le peggiori dell’area Ocse, soprattutto tra i giovani, tra cui e’ sempre diffuso il lavoro precario. In crescita anche i Neet, i giovani che non studiano ne’ lavorano, la categoria piu’ a rischio. Nell’Employment Outlook annuale, l’Ocse prevede per l’Italia un tasso di occupazione del 49,8% della popolazione tra i 15 e i 74 anni nel quarto trimestre 2017, in crescita dal 49,5% di fine 2016 e dal 49,4% dell’ultimo trimestre del 2015 contro il 48,8% del 2013, ma pur sempre inferiore al 51,6% di fine 2007. (Radiocor)

Info Data a cura dell’Ocse

La media Ocse dovrebbe, invece, registrare a fine 2017 la chiusura del gap causato dalla crisi, con un tasso di occupazione del 61% contro il 60,8% di fine 2007. In Germania, addirittura, il tasso a fine 2017 e’ previsto al 65,6%, superiore al 59,6% del 2007. Il livello occupazionale italiano – sottolinea l’Ocse – e’ il terzo piu’ basso dell’area, dopo la Grecia e la Turchia. E’ lontano anche dalla media dell’Eurozona (57,3% a fine 2017 da 57,8% nel 2007), per non parlare del 74,3% svizzero o del 76,8% dell’Islanda, che sorprende in questo campo oltre che su quello di calcio. Del resto la crescita dell’occupazione e’ piu’ lenta in Italia che altrove: l’Ocse si aspetta +0,8% quest’anno e +0,9% nel 2017, sotto la media dell’area (+1,5% e +1,1%) e dell’Eurozona (+1,3% e +1%). In Italia, comunque, sta calando il tasso di disoccupazione, sceso all’11,5% dal picco del 12,8% raggiunto nel 2014. Secondo Ocse dovrebbe diminuire al 10,5% entro fine 2017, ma sara’ ancora ben lontano dal 6,3% del quarto trimestre 2007 e sopra la media Ocse (6,1%) e Eurozona (9,6%). A distanza di dieci anni, le cicatrici della crisi sul mercato del lavoro italiano saranno, dunque, ancora ben visibili. Per la cronaca l’Islanda dovrebbe confermarsi prima della classe con un tasso di senza lavoro del 3,6% a fine 2017, sia pure superiore al 2,1% di fine 2007.

Ultimi commenti
  • gian_paolo4_2@alice.it |

    L’altro errore disastroso del governo è quello di cercare di drogare il mercato del lavoro tramite onerosi (per il contribuente) incentivi. Ogni economista sa che per aumentare la forza lavoro, un’azienda deve aumentare la produzione (o il fatturato); il cammino inverso è antiliberale, in un’economia liberale. quanto ci sono costati quei 100-200-500.000 posti di lavoro? 13 miliardi? cioè ogni posto ci è costato 26-50.000€?
    Spero di aver capito male. Poi quando finiranno gli incentivi e l’azienda non avrà aumentato la produzione, che ci farà con i lavoratori in esubero?

  • gian_paolo4_2@alice.it |

    L’altro errore disastroso del governo è quello di cercare di drogare il mercato del lavoro tramite onerosi (per il contribuente) incentivi. Ogni economista sa che per aumentare la forza lavoro, un’azienda deve aumentare la produzione (o il fatturato); il cammino inverso è antiliberale, in un’economia liberale. quanto ci sono costati quei 100-200-500.000 posti di lavoro? 13 miliardi? cioè ogni posto ci è costato 26-50.000€?
    Spero di aver capito male. Poi quando finiranno gli incentivi e l’azienda non avrà aumentato la produzione, che ci farà con i lavoratori in esubero?

  • gian_paolo4_2@alice.it |

    L’altro errore disastroso del governo è quello di cercare di drogare il mercato del lavoro tramite onerosi (per il contribuente) incentivi. Ogni economista sa che per aumentare la forza lavoro, un’azienda deve aumentare la produzione (o il fatturato); il cammino inverso è antiliberale, in un’economia liberale. quanto ci sono costati quei 100-200-500.000 posti di lavoro? 13 miliardi? cioè ogni posto ci è costato 26-50.000€?
    Spero di aver capito male. Poi quando finiranno gli incentivi e l’azienda non avrà aumentato la produzione, che ci farà con i lavoratori in esubero?

  • gian_paolo4_2@alice.it |

    Complimenti! Finalmente si smette di parlare di “segno positivo” comune a tutta l’Europa. E si mette in paragone l’Italia renziana con le altre nazioni. Noi siamo terzultimi, seguiti solo da Finlandia e Grecia.
    Cosa dovremmo fare? Smetterla con le manovrette elettorali e rendere più competitivo il made in Italy togliendo l’IRAP (che punisce solo i prodotti nazionali), l’IRES ecc e la burocrazia. Effettuare una pressante spending review (ma l’unica persona affidabile del Governo Renzi: Carlo Cottarelli, è stato il primo ad essere rottamato).

  • gian_paolo4_2@alice.it |

    Complimenti! Finalmente si smette di parlare di “segno positivo” comune a tutta l’Europa. E si mette in paragone l’Italia renziana con le altre nazioni. Noi siamo terzultimi, seguiti solo da Finlandia e Grecia.
    Cosa dovremmo fare? Smetterla con le manovrette elettorali e rendere più competitivo il made in Italy togliendo l’IRAP (che punisce solo i prodotti nazionali), l’IRES ecc e la burocrazia. Effettuare una pressante spending review (ma l’unica persona affidabile del Governo Renzi: Carlo Cottarelli, è stato il primo ad essere rottamato).

Suggeriti