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economia

Produttività, Italia in ritardo di 16 punti dalla Ue


 
Se la modesta crescita dell’economia italiana ha le sue radici nel basso andamento della produttività, in un contesto storico caratterizzato da profitti ai minimi lo scambio «salario/produttività» resta l’unico praticabile. Lo dice chiaro il nuovo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, quando nella sua prima Relazione davanti all’assemblea annuale degli industriali affronta i temi della politica dei redditi. Numeri alla mano Boccia fotografa il disallineamento dell’economia nazionale rispetto a quella dei principali competitors europei. Dal 2000 a oggi – illustra – la produttività nell’intera economia è salita dell’1% in Italia, contro il 17% dei nostri maggiori partner europei. E nel manifatturiero i distacchi aumentano: +17% da noi, +33-34% in Germania e Spagna, +43% nel Regno Unito e +50% in Francia.
I numeri sono in linea con quelli indicati appena qualche giorno fa dall’Istat (previsioni del 17 maggio), un documento in cui si aggiunge un’evidenza ulteriore: la bassa reattività alla crisi della produttività nazionale. Ponendo pari a 100 il livello della produttività del lavoro nel 2007 (misurata come Pil per ora lavorata) l’Italia del 2015 ha registrato, secondo l’Istat, ancora un valore inferiore a quella soglia, mentre gli altri grandi paesi dell’Eurozona dopo la contrazione del 2009 sono tornati a una dinamica positiva.
Articolo di pagina 7 del Sole 24 Ore del 27 maggio 2016 

Ultimi commenti
  • Enrico Filippucci |

    “La modesta crescita dell’economia italiana ha le sue radici nel basso andamento della produttività.”
    Le cause sono molte, ma il nuovi presidente di confindustria non fa riferimento ai carrozzoni statali, semi statali e alle aziende private decotte che vivono di finanziamenti. Ognuno guarda al proprio orticello.
    Se l’Italia è in ritardo siamo tutti responsabili, a partire da politici, confindustria e sindacati.

  • Enrico Filippucci |

    “La modesta crescita dell’economia italiana ha le sue radici nel basso andamento della produttività.”
    Le cause sono molte, ma il nuovi presidente di confindustria non fa riferimento ai carrozzoni statali, semi statali e alle aziende private decotte che vivono di finanziamenti. Ognuno guarda al proprio orticello.
    Se l’Italia è in ritardo siamo tutti responsabili, a partire da politici, confindustria e sindacati.

  • Enrico Filippucci |

    “La modesta crescita dell’economia italiana ha le sue radici nel basso andamento della produttività.”
    Le cause sono molte, ma il nuovi presidente di confindustria non fa riferimento ai carrozzoni statali, semi statali e alle aziende private decotte che vivono di finanziamenti. Ognuno guarda al proprio orticello.
    Se l’Italia è in ritardo siamo tutti responsabili, a partire da politici, confindustria e sindacati.

  • Mbz |

    Siamo molto carenti… la produttività non significa lavorare tantissimo e basta. Contano la qualità del lavoro, le competenze degli addetti e più in generale il valore aggiunto del prodotto.
    Facciamo l’esempio del manifatturiero… Molte piccole aziende (ne ho conosciute alcune) spesso non riescono ad avere prodotti con grande valore (subendo la concorrenza) perché mancano delle persone qualificate necessarie: ingegneri, progettisti, addetti, ecc… in queste aziende c’è sicuramente grande operosità, ma troppo spesso scarsa qualità e bassa formazione del personale.
    Molto spesso ho visto realtà in crisi in cui nei posti chiave c’erano persone che non hanno mai ricevuto ne la preparazione scolastica, ne tanto meno universitaria a ricoprire quel ruolo. E’ chiaro che profili non qualificati sono in crisi – e con loro l’azienda – quando le circostanze chiedono un cambiamento di passo e puntare sull’innovazione.

  • Mbz |

    Siamo molto carenti… la produttività non significa lavorare tantissimo e basta. Contano la qualità del lavoro, le competenze degli addetti e più in generale il valore aggiunto del prodotto.
    Facciamo l’esempio del manifatturiero… Molte piccole aziende (ne ho conosciute alcune) spesso non riescono ad avere prodotti con grande valore (subendo la concorrenza) perché mancano delle persone qualificate necessarie: ingegneri, progettisti, addetti, ecc… in queste aziende c’è sicuramente grande operosità, ma troppo spesso scarsa qualità e bassa formazione del personale.
    Molto spesso ho visto realtà in crisi in cui nei posti chiave c’erano persone che non hanno mai ricevuto ne la preparazione scolastica, ne tanto meno universitaria a ricoprire quel ruolo. E’ chiaro che profili non qualificati sono in crisi – e con loro l’azienda – quando le circostanze chiedono un cambiamento di passo e puntare sull’innovazione.

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