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finanza

Quale è l'indotto delle startup? Gli indicatori di produttività dell'Istat e il nodo del mercato

Settimana scorsa due buone notizie per le startup. E’ stato varato un ricco pacchetto di novità a firma di ministero dell’Economia, ministero dello Sviluppo economico e Consob: per le startup agevolazioni fiscali estese al 2016 e costituzione online senza firma del notaio, per le Pmi innovative accesso facilitato al Fondo di garanzia, per entrambe regole semplificate in materia di «equity crowdfunding».
La seconda buona notizia arriva invece dal fondo di Garanzia. Al 29 febbraio 2016 sono 804 le startup innovative destinatarie di finanziamenti bancari facilitati dall’intervento del Fondo di Garanzia per le Pmi, per un totale di 325 milioni di euro (di cui l’importo garantito e’ pari a 253,98 milioni, con una media di 264.495 euro a prestito, per un totale di 1.229 operazioni (alcune startup hanno ricevuto piu’ di un prestito). Lo dice il sesto rapporto bimestrale del ministero dello Sviluppo economico sull’accesso al Fondo di Garanzia da parte delle startup innovative e degli incubatori certificati, disponibile sul sito istituzionale.
In questa Info Data realizzata da Istat vengono messi a confronto alcuni indicatore delle startup con “le altre” aziende.

 

Per monitorare questo piccolo ma importante pezzo dell’economia italiana l’Istat ha reso disponibile una nuova area del sito web per valutare le politiche. “La scelta nasce – si legge sul sito – dalla crescente richiesta – da parte non soltanto dei cittadini ma delle stesse amministrazioni – di informazioni attendibili, di fact checking, con i quali misurare e valutare l’efficacia delle policy”.
In quest’ottica sono state programmate rilevazioni ed elaborazioni statistiche espressamente orientate a misurare specifici fenomeni coinvolti in interventi di politiche pubbliche.
Ne sono alcuni esempi il monitoraggio delle riforme del mercato del lavoro, la valutazione degli interventi a supporto di start-up e pmi innovative, la rilevazione dei prezzi dei beni acquistati dalla pubblica amministrazione, i progetti condivisi con il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica finalizzati ad aumentare in modo significativo l’offerta di dati e indicatori a livello territoriale a supporto delle politiche strutturali e di sviluppo

Per comprendere meglio la nascita di questa area è bene ricordare due cose. La legge che ha introdotto nel nostro ordinamento giuridico la startup innovativa è del 17 dicembre 2012. Da allora sono passati tre anni e sono nate 5016 nuove imprese. A ogni trimestre i tassi di crescita sono a doppia cifra. Tuttavia l’ecosistema è indubbiamente ancora fragile. Hanno tassi di mortalità bassissimi (solo 66 sono state cancellate dal registro speciale) ma faticano a mantenersi sulle proprie gambe. Risentono di quella che è la sindrome italiana da Pmi. Nascono, sopravvivono ma solo poche, pochissime compiono il salto di qualità. Due anni sono però ancora pochi per lamentare, la mancanza di unicorni o più banalmente di exit di rilievo. Nel corso di questi mesi la legge che ha introdotto nel nostro ordinamento è stata cambiata. La definizione stessa di startup innovativa è stata resa meno rigida. Sono nate le Pmi innovative. In qualche modo si è voluto rendere meno protezionista una misura che è nata per proteggere la nascita fragile di aziende speciali offrendo loro incentivi e agevolazioni, sopratutto sul fronte dei costi della burocrazia. Oggi più che mai servono risorse e investitori professionali. Serve il mercato.