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tecnologia

Big data in azienda? Cresce il mercato in Italia ma solo il 13% delle imprese ha uno scienziato dei dati

Il mercato Big Data Analytics in Italia, cresce anche nel 2014 (+25%) ma solo il 13% delle imprese ha assunto o impiegato un Data Scientist. È quanto emerge dalla ricerca 2014 dell’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence (osservatori.net), promossa dalla School of Management del Politecnico di Milano. La crescita, sottolineano gli analisti del Politecnico, sembra però sostenuta, più che da un utilizzo maturo di questi strumenti, dalla disponibilità di tecnologie di storage a basso costo, dalla crescente mole di dati generati dal web e dalla diffusione di un numero sempre maggiore di dispositivi mobile che permettono di utilizzare app, fare pagamenti ed interagire con dispositivi intelligenti. Come dire, nonostante il grande successo mediatico e la crescente consapevolezza sono ancora poche le imprese che rischiano. La diffusione di questi sistemi nelle organizzazioni è quindi stabile. Anche perché mancano competenze e modelli di governance (come detto solo il 17% delle imprese si è dotata di un Chief Data Officer e solo il 13% di un Data Scientist).

 

Eppure, l’ambito Big Data Analytics rappresenta la principale priorità di investimento per il 2015, indicata dal 56% dei responsabili dei sistemi informativi. Il Budget ICT 2014 dedicato a tali soluzioni è in crescita del +23% rispetto al 2013. Sono quindi ancora ampie, recita il rapporto, “le potenzialità da cogliere in particolare nell’utilizzo dei dati destrutturati, se si considera che nell”84% dei casi sono utilizzano dati interni aziendali e solo nel 16% fonti esterne come web e social media.

Quanto all’uso dei dati si evince un ritardo culturale nell’utilizzo delle informazioni. Le cause del mancato utilizzo di tutti i dati a disposizione delle organizzazion sono quindi legate prevalentemente ad aspetti di governance: tra i maggiori ostacoli la mancanza di figure organizzative specializzate, l’assenza di un team di governance interfunzionale e la mancanza di un presidio all’intero ciclo di vita di gestione del dato. Non sembra invece un problema di natura tecnologica (solo il 17% delle aziende lamenta una mancanza di analytics tools adeguati, mentre il 10% una mancanza di competenze tecnologiche) o di qualità dei dati (14%).

Va detto comunque che a fronte di una sempre maggiore quantità di dati a disposizione delle organizzazioni, il volume complessivo dei dati utilizzato dai sistemi di Big Data Analytics e Business Intelligence continua a crescere con un ritmo del 22% rispetto allo scorso anno. Tuttavia, si legge nel rapporto, le organizzazioni italiane ricorrono nella maggior parte dei casi a dati “tradizionali”: l’83% infatti è di tipo strutturato, cioè organizzato secondo schemi di database predefiniti e facilmente manipolabili, e l’84% da dati interni all’organizzazione (generati dai processi aziendali, come ad esempio dai sistemi gestionali), mentre solo il 16% proviene da fonti o processi esterni come web e social media.

Per essere più precisi: le sorgenti primarie dei dati strutturati sono tipicamente rappresentate dai sistemi transazionali, altamente performanti per la gestione di informazioni organizzate secondo schemi di database predefiniti; si tratta di dati facilmente manipolabili poiché memorizzati in modo strutturato. I dati semi-strutturati/destrutturati sono invece informazioni informazioni prive di schema che non possono essere adattate a un database relazionale (immagini, contenuti video, file di testo), o per i quali esiste una struttura irregolare o parziale (XML), ma non sufficiente per permetterne la memorizzazione e gestione da parte dei DBMS relazionali.  I dati interni comprendono i dati generati dai processi aziendali (come ad esempio dai sistemi gestionali, mail, …) mentre i dati esterni da fonti o processi esterni all’organizzazione (es: dal web o social media)

Il volume dei dati semi-strutturati e destrutturati utilizzati appare comunque in crescita rispetto al 2013 (+31%) a una velocità maggiore rispetto a quelli strutturati (+21%). Quindi, concludono gli analisti del Politecnico di Milano “le opportunità da cogliere quindi sono molto alte, se si pensa che ancora meno del 50% dei dati disponibili nei sistemi aziendali vengono effettivamente utilizzati nelle applicazioni Big Data Analytics”.