È proprio questo lo slogan che si legge a lettere cubitali sul sito di Cluely: un’IA che pensa per te. Non con te, per te.
Un’app desktop invisibile che ti fornisce le risposte che non hai studiato in ogni riunione, in una conversazione, a un colloquio di lavoro.
Cluely segna un punto di svolta nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale applicata alla produttività, perché non è un semplice strumento organizzativo ma un assistente che si insinua silenziosamente nelle riunioni osserva lo schermo ascolta le conversazioni e suggerisce in tempo reale come migliorare la propria performance senza che nessun altro se ne accorga promette di renderti più lucido più efficace più pronto senza dover passare ore a prepararti. È proprio questo che la rende interessante ma anche controversa.
L’app si propone come soluzione a un problema concreto: siamo schiacciati da riunioni spesso caotiche, un sacco di call in poche ore, che si susseguono una dopo l’altra, e spesso manca il tempo per riflettere prima di parlare. Ci aspetta rapidità non meditazione. L’approccio in questo caso non è dunque quello di mettere in discussione questo modo incalzante di lavorare – o in generale di gestire le cose da fare in un team – ma come essere più performativi di quello che la nostra mente, anche la più riposata, può essere. E sappiamo che nella vita di tutti i giorni non siamo quasi mai completamente riposati e freschi neanche alle 9 del mattino, figuriamoci dopo ore di lavoro.
Cluely offre suggerimenti discreti durante una conversazione, ti avvisa se stai parlando troppo ti invita a fare una domanda più incisiva o a riformulare una frase suggerisce di rallentare quando serve. Dopo la call fornisce feedback su chi ha parlato di più, sul tono generale e sugli elementi più funzionali, come se fosse un coach personale che conosce le tue abitudini e si adatta nel tempo.
L’aspetto inquietante è che nessuno dei partecipanti alla riunione sa che stai usando una app, cioè stai ricevendo supporto. L’obiettivo è far apparire tutto farina del tuo sacco. È implicito che affinché la cosa funzioni in modo fluido e senza che altri se ne accorgano, è importante non mettere i bastoni fra le ruote alla app stessa con le proprie, di riflessioni. Il processo funziona – appunto – se permetti alla app di lavorare, ossia di pensare in autonomia, per te. Se cedi la parola e spegni il tuo di cervello. Invisible AI That Thinks for You.
Inutile scandalizzarsi: la app esiste, è realtà, e basta navigare in rete per imbattersi in diversi forum dove si discute si come usare al meglio il sistema.
Lo stesso Roy Lee, fondatore di Cluely, nel luglio 2025 ha dichiarato di essere certo che quasi tutti gli studenti della Columbia hanno fatto ricorso all’intelligenza artificiale per barare a qualche esame. E tu? Chiede al pubblico.
“Questa è la mia occasione più grossa, che mi si è presentata di recente” scrive infatti una persona in un forum. “Sono preparatissimo, ma ho dei dubbi sul riuscirci. Voglio solo sapere qualcosa su Cluely: dice di essere indetectabile, ma ho sviluppato un semplice file HTML, CSS e JavaScript per rilevare i log. Finché Cluely gira in background va tutto bene, ma quando premo un comando e invio per ottenere una soluzione, il sito registra un evento che dice che ho premuto dei comandi sulla tastiera. Dovrei usarlo o no?
“Tu…Capisci che anche i selezionatori leggono Reddit, giusto?” gli risponde un altro. “Tipo… io intervisto gente. Per fortuna non per lavori front-end, quindi non puoi essere qualcuno che intervisto, però…”
“In pratica stai chiedendo “dovrei commettere un crimine?”, quindi non so che risposta ti aspettassi seriamente” commenta un terzo. “Anche se ci sono 1000 persone che ti dicono di no, dalla mia esperienza, con questo tipo di post troverai quella persona che ti dice di sì e lo farai comunque.”
“Apprezzo la tua risposta, bro” risponde colui che aveva posto il quesito. “Mi sono appena reso conto che questo è quello che stavo per fare. Devo smetterla. Grazie mille amico per una risposta così illuminante! F****** a tutto, farò tutto da solo. […] Non ho barato e non barerò. Ho solo fiducia in quello che ho fatto tutti questi anni.
Insomma, pare che stavolta ci sia stato il lieto fine, ma fuori dalle favole le cose possono essere diverse. In un’altra conversazione una persona dice di essere stato beccato. “L’ho usato un sacco di volte, ma oggi non ha funzionato. Buono per le domande di coding”.
Vale la pena soffermarci sulla storia di Chungin “Roy” Lee, poco più di 20 anni, espulso dalla Columbia e da Harvard – come scrive fieramente nella bio del suo profilo su X (154k followers) – e CEO di Cluely. Il post pinnato in alto nel profilo dice: Introducing cluely. Today is the start of a world where you never have to think again. We just killed 9 industries.
introducing @cluely.
today is the start of a world where you never have to think again.
we just killed 9 industries (thread): pic.twitter.com/DyCzuzauxq
— Roy (@im_roy_lee) June 27, 2025
In sostanza, nel 2024 da studente della Columbia Roy ha realizzato un software in grado di superare i complessi colloqui delle principali Big Tech, Amazon incluso, che richiedono di risolvere problemi di coding molto complessi. Il programma si chiamava Interview Coder, oggi evoluto in Cluely. Il 20 aprile 2025 in un post su LinkedIn Roy ha annunciato di aver raccolto 5,3 milioni di dollari per costruire Cluely, che lui definisce “uno strumento per barare letteralmente su tutto”.
Il loro è un rileggere il concetto di barare. Lee e il suo gruppo hanno diffuso un manifesto in cui mettono Cluely sullo stesso piano di invenzioni come la calcolatrice o il correttore ortografico: strumenti che in passato venivano giudicati come “scorciatoie” o persino imbrogli, ma che col tempo sono diventati di uso comune e pienamente legittimati.
Every time technology makes us smarter, the world panics.
Then it adapts. Then it forgets.
And suddenly, it’s normal.
Mentre il progetto cresceva, Roy riceveva messaggi anonimi e offerte da figure di altissimo livello nel settore: ingegneri senior, ricercatori di punta e persino staff engineer delle principali aziende, tutti a confermare — in privato — che stava cambiando il modo in cui si pensa all’assunzione nel tech.
Fino alla svolta. Ad agosto 2025 Meta ha appena annunciato che permetterà ai candidati di usare l’intelligenza artificiale nei colloqui tecnici.
Insomma, quella che sembrava una provocazione individuale si sta trasformando in un cambiamento sistemico: l’era delle interviste classiche potrebbe davvero essere al tramonto.
But this is different.
AI isn’t just another tool —
It will redefine how our world works.
Why memorize facts, write code, research anything —
when a model can do it in seconds?
The best communicator, the best analyst, the best problem-solver —
is now the one who knows how to ask the right question.
The future won’t reward effort. It’ll reward leverage.
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