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tecnologia

ChatGPT domina il traffico globale: 6 miliardi di visite al mese e l’Europa resta indietro

Secondo i dati di Visual Capitalist, ad agosto 2025 ChatGPT ha registrato 5,8 miliardi di visite mensili nel mondo. Gli Stati Uniti generano il 15,1 per cento del traffico, pari a circa 883 milioni di visite. L’India segue con il 9,3 per cento, circa 544 milioni, e il Brasile con il 5,3 per cento. Regno Unito, Indonesia, Giappone, Germania e Francia oscillano tra il 3 e il 4 per cento. Insieme coprono quasi un terzo dell’utilizzo globale.

Nel confronto con l’anno precedente, ChatGPT è l’unico grande sito a mostrare una crescita netta, più 182 per cento su base annua. A oggi controlla oltre l’80 per cento del mercato dei chatbot, segno di una forte concentrazione tecnologica e di una leadership difficilmente scalfibile. La diffusione non è più solo angloamericana. L’Asia e l’America Latina portano milioni di nuovi utenti ogni mese, trasformando la mappa digitale dell’intelligenza artificiale.

L’analisi geografica riflette le differenze infrastrutturali. I paesi con connessioni stabili e larga banda spingono l’uso massiccio di modelli generativi. Dove la rete è fragile o i costi di accesso restano alti, l’adozione procede più lentamente. Anche le politiche pubbliche contano: limitazioni normative, censure o blocchi possono ridurre la quota di traffico, mentre la disponibilità di versioni linguistiche locali ne amplia la diffusione.

Le domande rivolte a ChatGPT mostrano che la categoria più frequente riguarda la programmazione, circa il 29 per cento dei prompt totali. Ma cresce anche l’uso in ambito economico, legale e comunicativo. L’intelligenza artificiale diventa uno strumento operativo quotidiano, non più un semplice esperimento tecnologico.

Per l’Europa, la posizione resta intermedia. Francia, Germania e Regno Unito insieme generano poco più del dieci per cento del traffico globale. L’Italia non compare tra i primi venti paesi. La sfida è duplice: da un lato adattare le infrastrutture e le normative al nuovo ecosistema, dall’altro favorire la localizzazione linguistica e culturale dei modelli. Le reti europee e i data center possono diventare un vantaggio competitivo se integrati con modelli di AI addestrati su dati “onshore”, conformi all’AI Act e alle regole di privacy.

La concentrazione di traffico e dati in poche piattaforme crea vantaggi di scala ma anche dipendenze. Più utenti significano più dati per migliorare i modelli, più accuratezza nelle risposte e maggiore attrattiva per nuovi utenti. È un ciclo auto-rinforzante che rischia di lasciare poco spazio alla concorrenza. Allo stesso tempo, mostra come l’intelligenza artificiale stia diventando un’infrastruttura globale, invisibile ma pervasiva, connessa alla qualità della rete, alle scelte politiche e alla capacità dei paesi di inserirsi nei flussi di conoscenza e innovazione.

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