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Quanto ‘pesa’ lo Sco e perché l’Unione europea dovrebbe preoccuparsi

La sigla, Sco, sta per Shanghai Cooperation Organisation, un organismo intergovernativo che ha assunto la sua forma attuale nel 2001. In questi giorni è in corso a Tianjin, in Cina, un summit dei capi dei 10 paesi membri che sta attirando l’attenzione di tutto il mondo. Il motivo? Secondo gli analisti, il presidente cinese Xi Jinping vuole che questa riunione sia il primo passo per la costruzione di un nuovo ordine mondiale.

Sedute intorno allo stesso tavolo, oltre alla Cina, ci sono Russia, India, Iran, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Bielorussia. A livello territoriale, una fetta importante del continente asiatico, a livello economico una potenza maggiore di quella dell’Unione europea. Nel 2023, come si vede dal grafico che apre questo pezzo, il Pil dei paesi Sco era pari a 25mila miliardi di dollari americani. Quello dell’Unione europea si fermava a 18mila miliardi.

Resta lontano il valore del prodotto interno lordo dell’alleanza atlantica: il Pil della Nato, secondo i dati elaborati dal Sole24Ore a partire da quelli forniti dal Fondo monetario internazionale, era pari a 52mila miliardi di dollari. In questo caso, però, entrano in gioco anche gli Stati Uniti, che con i loro 27mila miliardi superano in autonomia i paesi Sco, il Regno Unito e il Canada.

Poco sopra il Pil dei paesi della Shanghai Cooperation Organisation c’è quello dei paesi Brics, che nel 2023 hanno toccato quota 29mila miliardi. Di questa organizzazione, però, fanno parte sia la Cina, che la Russia, che l’India, ovvero sostanzialmente le tre principali economie dei paesi dello Sco. Un primato, quello economico, che le organizzazioni internazionali occidentali riescono a mantenere anche sotto il profilo dell’investimento in ricerca.

I paesi dello Sco nel 2022 hanno investito l’1,95% del Pil in ricerca e sviluppo. In questo caso il primato è della Cina, che ha destinato a questa voce il 2,4% del prodotto interno lordo. L’Unione europea ha fatto meglio, utilizzando il 2,25% del Pil per finalità legate alla ricerca, mentre la Nato è arrivata fino al 2,88%. Qui a trainare sono soprattutto gli Stati Uniti, che nel 2022 hanno investito in R&D il 3,46% del proprio prodotto interno lordo.

Ora, se da un punto di vista economico l’ordine globale uscito dalla Seconda guerra mondiale ancora tiene, se si guarda alla demografia il mondo è profondamente cambiato. Lo dimostra questo grafico, che mostra il numero di persone under 24 che vivono nei paesi che afferiscono alle organizzazioni prese in considerazione:

Nei paesi Sco vivono infatti 1 miliardo e 256 milioni di persone con meno di 24 anni, una quota pari al 36,9% della popolazione: ragazzi e ragazze che hanno davanti a sé almeno mezzo secolo di futuro. Un dato sostanzialmente in linea con quello dei paesi Brics, mentre l’Occidente presenta dati più bassi: nei paesi della Nato solo il 28,5% della popolazione ha meno di 24 anni, nell’Unione Europea si scende addirittura al 25,2%. Solo un europeo su quattro, in altre parole, si trova sul pianeta da meno di un quarto di secolo.