La quota degli ultraottantenni, residenti nel 2024 nei Paesi dell’Unione Europea, si è attestata intorno al 6,1% rispetto alla popolazione totale, mentre nel 2004 era a 3,8%. Un aumento di 2,3 punti percentuali che va a combinarsi con la riduzione dei giovani europei con età inferiore a 15 anni, passati dal 16,2% relativo al 2004 al 14,6% dello scorso anno. Dati che raccontano di un continente che invecchia, ma non solo.
Noi della redazione di Info Data ne parliamo (come già fatto in precedenza) guardando alle informazioni fornite nell’ultimo report dell’Ufficio statistico dell’Unione europea, l’Eurostat, cercando di analizzare in quale dei Paesi UE si è registrato il peggiore invecchiamento e, a riguardo, cosa si possa dire dell’Italia.
Partiamo dai dati relativi agli ultraottantenni. La percentuale di persone di 80 anni e oltre è cresciuta in tutti i Paesi dell’UE. Gli aumenti maggiori si sono registrati in Grecia (+3,2 punti percentuali, dal 3,8% al 7,0%), Lettonia (+3,2 punti percentuali, dal 2,9% al 6,1%) e in Portogallo (anch’esso +3,2 punti percentuali, dal 3,8% al 7,0%), mentre il più basso si è registrato in Svezia (solo un +0,5 punti percentuali, dal 5,3% al 5,8%). Spostando il focus sulla quota di persone di 65 anni e oltre, la situazione non cambia. Anche in questo caso (nello stesso periodo) si è registrato un aumento in tutti i Paesi dell’UE. A livello continentale, l’aumento è stato di 5,2 punti percentuali, dal 16,4% al 21,6%.
L’invecchiamento della società nell’Unione Europea è ancora più evidente osservando i dati del rapporto relativi all’età mediana della popolazione. In tal caso l’aumento è stato di 5,4 anni, passando da 39,3 anni nel 2004 a 44,7 anni nel 2024. Tra tutti i Paesi dell’UE, l’età mediana più alta (a gennaio 2024) è stata osservata proprio in Italia (e si attesta sui 48,7 anni). Dal primo gradino del podio per età mediana, veniamo seguiti da Bulgaria e Portogallo (ciascuno con 47,1 anni), poi dalla Grecia (con 46,9). Le più basse sono invece registrate in Irlanda (39,4), Lussemburgo (39,7), Malta (39,8) e Cipro (40,6 anni).
Questo fenomeno è sicuramente dovuto alla diminuzione delle nascite. Infatti, confrontando i dati del 2023 con quelli del 2003, si è registrata una diminuzione del tasso di natalità in tutti i Paesi dell’UE (ad eccezione della Bulgaria). Più nello specifico, secondo lo studio, è proprio in Italia il più basso tasso di natalità europeo, con 6,4 nati vivi ogni mille abitanti. Siamo seguiti dalla Spagna (con 6,6 ogni mille) e dalla Grecia (6,8). I tassi più alti si sono riscontrati a Cipro (10,7 nati vivi per mille persone), in Irlanda (10,3) e in Francia (9,9).
Facendo poi un confronto, sempre sul piano continentale, tra tasso di natalità e mortalità si scopre che nell’UE si è registrano un numero di nascite medie pari a 8,2 nati ogni mille abitanti, mentre la mortalità è di 10,8 ogni mille. Questo ha causato una diminuzione di quello che viene definito il tasso di variazione naturale della popolazione, ossia la differenza tra nati e morti di un Paese nel periodo considerato. Quando è negativo non c’è un ricambio della popolazione, con i morti che superano le nascite. In Unione europea, nel 2023, si è registrato una riduzione del tasso pari a -2,6 punti. Guardando al passato, nel 2003 il tasso era pari a 0, seguito da numeriche in positivo fino al 2012, quando è diventato negativo (mantenendosi con il medesimo segno fino, appunto, al 2023). E in quale Paese il tasso di ricambio della popolazione è più marcatamente in negativo? Ancora una volta in Italia. Un pesante -4,9. Un dato, questo, che spiega il continuo invecchiamento della nostra popolazione, e il relativo aumento costante dell’età mediana. Ma anche un monito per capire la situazione in cui riversano i giovani, ostacolati dagli stipendi reali fin troppo bassi e fermi da decenni per potersi permettere una famiglia
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