L’Italia si colloca al ventiseiesimo posto nella graduatoria europea sull’equilibrio tra vita privata e lavoro, subito dopo la Grecia e appena prima della Svizzera. A rivelarlo è uno studio condotto da Remote, piattaforma specializzata in tematiche e servizi legati al capitale umano su scala globale. L’analisi prende in esame il cosiddetto European Life-Work Balance Index, concentrandosi sui Paesi del continente e valutando la qualità delle condizioni lavorative in base a diversi fattori: dal numero di giorni di ferie disponibili all’assistenza sanitaria, dalla presenza di un salario minimo agli orari medi di lavoro, fino ai congedi, alla retribuzione in caso di malattia e ai livelli di inclusività LGBTQ+ dichiarati dai lavoratori. Ma, sulla base di tali numeriche, quali sono i Paesi europei che offrono il miglior equilibrio vita-lavoro?
Partiamo dal podio. Sul primo gradino troviamo l’Irlanda con un indice di 82,9 su 100, nettamente superiore rispetto alle altre quarantadue nazioni in classifica. Il Paese ottiene risultati eccellenti nella maggior parte delle metriche analizzate, in particolare per il congedo di maternità obbligatorio (26 settimane retribuite al 70%) e per le ferie annuali (20 giorni). Il punteggio relativo all’indice di felicità non è tra i più alti, essendo pari a 6,9, ma è comunque tra i primi del continente. Proseguendo, troviamo al secondo posto l’Islanda. Con quasi 78 punti, l’isola scandinava si distingue per il sistema sanitario universale finanziato dallo Stato e per un livello di inclusività LGBTQ+ davvero notevole (pari al 94 su 100). Inoltre, anche qui, spicca il congedo di maternità obbligatorio (con 26 settimane retribuite all’80%), persino migliore della prima in classifica, l’Irlanda. Il terzo posto, invece, spetta al Belgio, che raggiunge un indice pari al 76,4 grazie a fattori come il generoso numero di giorni di ferie (20 all’anno) e un salario minimo elevato.
Va tuttavia sottolineato che la classifica è stata soggetta a non pochi mutamenti rispetto al report elaborato nel 2024, faccenda che si riscontra già dal confronto sul podio, dove non era presente il Belgio. Infatti, al terzo posto dello scorso anno, si piazzava la Danimarca con un punteggio pari a 74 su 100, una quota, per altro, pressappoco confermata anche nello studio di questo anno. Per il Paese scandinavo contribuiva molto al risultato l’indice di felicità, avendo registrato in questo parametro uno dei livelli più alti tra i Paesi europei (pari a 7,5 su 10), cosa che si può dire anche per il livello di inclusività LGBTQ+ (questo, invece, pari a 80 su 100). Per analizzare tutte le dinamiche dei cambiamenti, noi della redazione di Info Data avevamo parlato dei risultati dell’indice in precedenti articoli.
Focalizzandoci sull’Italia, il nostro Paese si ferma al ventiseiesimo posto, penalizzato soprattutto dall’assenza di un salario minimo (su 27 Paesi UE, 22 lo applicano) e da un livello basso di inclusività LGBTQ+, che ci colloca al ventunesimo posto del continente per questo indicatore. Numeriche migliorabili, senza contare che si è registrato un (seppur minimo) slittamento del nostro posizionamento in classifica, avendo perso due posizioni rispetto al 2024, quando eravamo al ventiquattresimo posto.