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politica

Quali sono i Paesi con la maggiore spesa militare nel 2025?

Sommando la spesa in armamenti dei primi 15 Paesi nella classifica per investimento bellico, scopriamo che nel 2025 il loro onere militare stimato è pari a duemila miliardi di dollari, circa tre quarti della spesa militare mondiale. Una cifra che incarna gli sviluppi geopolitici del nostro tempo, ma che sicuramente è di peso (e di molto) della sola proposta di bilancio militare degli Stati Uniti, il cui ammontare è pari a 962 miliardi di dollari, e cioè più della spesa congiuntamente investita dai primi 10 Paesi in classifica.

 

Sono queste le stime basate sugli ultimi dati raccolti da diverse fonti, quali bozze, proiezioni, comunicati di bilancio nazionali e recenti notizie (si rimanda al grafico per tutti i dettagli), ma quali sono le nazioni presenti nella classifica per budget militare?

 

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha dato il via ad un rapido ciclo di riarmo europeo. A questa dinamica ha fatto seguito l’intensificarsi dei conflitti in Medio Oriente tra Israele e le forze di Hamas e, in ultimo, la “guerra dei dodici giorni” con l’Iran. In un quadro globale già complesso vanno a sommarsi le rivalità tra le grandi potenze nell’Indo-Pacifico, con Taiwan che rimane un punto focale di tensione. La spesa in difesa ha dunque fortificato le proprie motivazioni e molti Paesi hanno aumentato nell’ultimo anno il proprio investimento bellico con ingenti sforzi di budget.

 

Si pensi ad esempio alla Germania, il bilancio della difesa di Berlino per il 2025 è stimato intorno ai 100 miliardi di euro (109 miliardi di dollari), mentre il Regno Unito supera i 64 miliardi di sterline (81 miliardi di dollari). La Polonia, con i suoi 35 miliardi di dollari, spende il 4% del PIL, un livello alquanto espansivo, che la fa spiccare tra i membri della NATO, ordinando centinaia di carri armati e lanciatori HIMARS. Con tali aumenti si può dire che l’Europa abbia superato l’Asia orientale per la prima volta dalla Guerra Fredda. Guardando poi al Medio Oriente, in Arabia Saudita si stima un investimento bellico che vale 78 miliardi di dollari, mentre in Israele di 37 miliardi. Entrambi hanno ampliato gli acquisti per la difesa aerea e per gli attacchi di precisione. Nella regione dell’Indo-Pacifico, invece, l’aumento del 7,2% del budget cinese tiene il passo con la crescita economica nella terra del dragone, mentre il Giappone (che ha investito 55 miliardi di dollari in armamenti) e l’Australia (34 miliardi di dollari) accelerano in programmi di attacco a lungo raggio e investono in sottomarini.

 

Inoltre, al di là delle fattispecie regionali, in un contesto geopolitico allargato, i Paesi della NATO hanno concordato di raggiungere un obiettivo di spesa per la difesa del 5% entro il 2035.

 

Guardando i dati storici, è dalla fine della Guerra Fredda che i Paesi della NATO hanno adeguato la loro spesa per la difesa in ragione delle minacce geopolitiche. Tutti, tranne gli Stati Uniti, che hanno invece mantenuto una spesa militare costantemente elevata, con diversi picchi, ma anche con momenti più moderati (si veda il grafico per i dettagli).

 

Di recente, nel vertice tenutosi a L’Aia, nei Paesi Bassi, i membri della NATO hanno ufficialmente stabilito che, entro il 2035, ciascuno dovrà destinare alla difesa una quota pari al 5% del proprio Prodotto Interno Lordo (PIL). Nello specifico, la quota sarà suddivisa in un 3,5% destinato a livello militare e un 1,5% per cyber e infrastrutture. Si tratta di un aumento significativo rispetto al precedente obiettivo del 2% che il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha cercato di ottenere affinché gli alleati europei si facessero maggiormente carico dei costi relativi alla propria difesa (seguendo quindi il modello statunitense n.d.r.). Ma cosa implica questo per l’Italia?

 

In valori assoluti, secondo la NATO, nel 2024 l’Italia ha speso 32 miliardi di euro in difesa, ma questo prima degli ultimi accordi. Infatti, il governo ha ribadito che, nel 2025, la spesa in difesa raggiungerà il 2% del PIL. Al momento però non esistono documenti ufficiali della NATO che certifichino il raggiungimento di quella soglia. Arrivare ad una spesa del 5%, come da obiettivo, richiederebbe più del doppio dell’attuale sforzo di bilancio. Come spiegano i dati, trovare i fondi necessari al raggiungimento di un tale impegno bellico ha le sue complessità e questo per tutti i prossimi governi a venire, fino al 2035.