A marzo 2025 è stato pubblicato il report dell’Institute for Economics and Peace sull’impatto del terrorismo nell’anno trascorso.
Il 2024 ha segnato una diminuzione del 13% del numero di vittime dovute ad attacchi terroristici, rispetto all’anno precedente, ma è necessario evidenziare come il 2023 sia stato caratterizzato dallo spietato attacco di Hamas del 7 ottobre, il quale ha aumentato il numero di vittime dell’anno in questione.
Il numero di vittime associate a eventi di carattere terroristico nel 2024 sono 7.555 e i cinque paesi che registrano il maggior numero di morti sono il Burkina Faso, il Pakistan, il Niger, la Siria e il Mali. Il primo costituisce ben il 20% del totale delle vittime, mentre gli altri corrispondono rispettivamente al 14%, 12%, 10% e 8%. Subito dopo il Mali, si trovano la Nigeria, la Somalia, la Repubblica Democratica del Congo, il Cameron e la Russia.
Rimossi i primi dieci paesi per letalità degli attacchi, il resto del mondo costituisce il 14% dei deceduti, il che implica che il grosso delle vittime, l’86% di loro, si trova nei primi dieci paesi sopra citati.
L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha aumentato di molto le vittime sul suolo israeliano registrate nel 2023, quindi andando a verificare quali sono i paesi che registrano le più grandi diminuzioni di vittime tra 2023 e 2024 troviamo Israele al primo posto, con un decremento di 1.142 vittime rispetto all’anno precedente. Segue il Burkina Faso che presenta meno 403 morti e il Myanmar, con meno 332 vittime. Il Mali vede una diminuzione di 159 morti, mentre Cameron, Somalia, Kenya, Uganda, Iraq e Benin registrano un decremento che varia da meno 100 a meno 20.
Nonostante la grande diminuzione delle vittime in Burkina Faso, tale riduzione non è sufficiente a rimuoverla dal posto più pericoloso dal punto di vista terroristico.
Per quanto riguarda gli incrementi rispetto al 2023, è il Niger che registra quello maggiore: 451 vittime in più. Precedono il Pakistan con 333 morti in più, la Russia con 195 e l’Iran con 128. La Repubblica Democratica del Congo, il Mozambico, la Nigeria, l’India, la Siria e il Chad subiscono tutti aumenti di vittime minori di 60.
Il numero di attacchi in Pakistan è aumentato di 5 volte rispetto al 2021, anno in cui i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan; infatti, tale incremento è attribuibile al Movimento dei talebani del Pakistan (Tehrik-i-Taliban Pakistan, TTP), gruppo terroristico alleato allo Stato Islamico, ad Al-Qaida e ai talebani dell’Afghanistan.
Legare un attacco terroristico a una singola milizia nasconde diverse complicazioni e spesso i perpetratori non vengono identificati e restano sconosciuti: approcci recenti per effettuare tale associazioni prevede l’utilizzo del machine learning per allenare un modello a riconoscere un colpevole in base a caratteristiche come i target, le armi utilizzate, l’area, la data e il numero di vittime dell’attacco.
Nel 2024, dei 3.492 attacchi terroristici avvenuti, circa il 64% è stato legato a uno specifico gruppo: un aumento del 9% rispetto al 2023.
Il Movimento dei talebani del Pakistan fa parte dei quattro gruppi terroristici responsabili di più vittime nel 2024, insieme allo Stato Islamico (IS), alla Fronte d’Appoggio all’Islam e ai musulmani (Jamaat Nusrat Al-Islam wal Muslimeen, JNIM) e ad al-Shabaab; insieme, le milizie sono responsabili di circa il 56% delle vittime totali registrate nel 2024 e costituiscono l’80% delle vittime che è stato possibile associare a uno specifico gruppo. Nel 2014, gli stessi gruppi erano responsabili solamente per meno del 40% degli attacchi associati a un determinato gruppo.
L’aumento avvenuto nel corso del decennio trascorso, evidenzia il cambio di traiettoria del terrorismo mondiale; infatti, nel 2014 i gruppi con più vittime associate erano quelli di Boko Haram e dei talebani, rispettivamente per il 17% e il 5% del totale.
Dal 2007, le vittime annuali di terrorismo hanno avuto un picco nel 2015, con 10.882 vittime, mentre il valore più basso è stato raggiunto nel 2022, con 6.824 vittime.
Il periodo 2004-2024 ha visto muovere il fulcro del terrorismo dal Medio Oriente e dal Nord Africa al Sahel, la regione semidesertica a Sud del Sahara che abbraccia il continente africano dall’Oceanto Atlantico al Corno d’Africa, coprendo Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Senegal, Sudan, Nigeria, Etiopia e Eritrea: quest’area è ora responsabile per più della metà delle vittime mondiali di terrorismo, registrando un aumento di ben 10 volte rispetto al 2019. Nel 2007, al Sahel veniva associato solamente l’1% delle vittime globali di terrorismo.
A livello globale, il terrorismo continua a rappresentare una minaccia significativa.
È importante ricordare che le vittime degli attacchi terroristici seguono una particolare distribuzione statistica caratterizzata da code pesanti, dove risiedono gli eventi rari e estremamente gravi, con un grande impatto sulla popolazione; questi eventi, pur verificandosi di rado, producono un impatto sproporzionato rispetto alla media e rendono impossibile affermare che il fenomeno del terrorismo possa essere in calo, anche disponendo di una maggiore quantità di dati che suggeriscono un possibile decremento.
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