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economia

Chi guadagnava mille euro a dicembre 2021, oggi ne guadagna 1.053. Cosa vuole dire?

Chi guadagnava mille euro a dicembre 2021, oggi ne guadagna 1.053. Fatto cento il valore della retribuzione contrattuale oraria nel mese di dicembre 2021, a marzo 2024 questo indicatore ha raggiunto quota 105,3. Detto in altre parole, i salari sono cresciuti del 5,3%. O almeno questo è quanto si evince analizzando i dati Istat relativi alle retribuzioni contrattuali aggiornati al primo trimestre del 2024.

Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, fa rilevare l’Istituto di statistica, nel periodo gennaio-marzo 2024 la retribuzione media oraria è cresciuta del 2,8%. Nel solo mese di marzo l’incremento tendenziale è stato del 3%. Più nel dettaglio, la crescita è stata del 4,7% per i dipendenti dell’industria, del 2,6% per quelli dei servizi privati e dell’1,6% per i lavoratori della pubblica amministrazione. I settori con gli aumenti più elevati sono stati legno, carta e stampa (+8,5%), credito e assicurazioni (+7,1%) e settore metalmeccanico (+6,1%). L’incremento è invece nullo per farmacie private, pubblici esercizi e alberghi, telecomunicazioni, ministeri, forze dell’ordine, forze armate e attività dei vigili del fuoco.

Il grafico mostra la variazione della retribuzione oraria su base tendenziale. Il picco relativo alla pubblica amministrazione registrato a dicembre dello scorso anno è relativo al bonus una tantum deciso dal governo nella legge di bilancio 2022. Oltre ad una crescita dei salari decisamente inferiore rispetto a quella dell’inflazione negli ultimi mesi, per quanto in recupero da ottobre 2023, un’altra questione sollevata da Istat riguarda il mancato rinnovo dei contratti. Sono 36 quelli che attendono di essere nuovamnte sottoscritti e riguardano 4,6 milioni di lavoratori dipendenti, pari al 34,9% del totale.

Oltre alla totalità dei dipendenti della PA,che sono in attesa del rinnovo del contratto, la questione riguarda il 29,7% dei lavoratori dei servizi, il 5,8% di quelli dell’agricoltura e il 2,3% di quelli dell’industria.

Con un’attesa media di 34,5 mesi, sono i lavoratori dei servizi quelli che aspettano da più tempo il rinnovo dei contratti. Si tratta di un periodo di poco inferiore ai tre anni. Segue la pubblica amministrazione, dove il contratto è scaduto da 27 mesi, l’industria dove i lavoratori che attendono il rinnovo aspettano in media da 5,7 mesi e l’agricoltura, dove l’attesa è pari a 3 mesi. Più in generale, conclude Istat, tra marzo 2023 e marzo 2024 il tempo medio di attesa per il rinnovo dei contratti è aumentato da 26,6 a 29,0 mesi.