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cronaca

La classe media nel mondo. Tutti i numeri in un grafico

L’ascesa numerica della classe media si presenta come una delle narrative economiche più rilevanti degli ultimi decenni, con una storia di crescita che attinge dalla realtà di numerose nazioni distribuite su tutto il pianeta e che, secondo dati storici provenienti da fonti autorevoli – come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale – ha radici salde nel recente passato.

Pur considerando che un maggior numero di rappresentanti della classe media non sia necessariamente sinonimo di un miglioramento collettivo, è innegabile che nel nuovo millennio l’economia globale ha vissuto una trasformazione epocale, con il numero di individui appartenenti alla classe media che ha sperimentato un aumento sostanziale.

In particolare, l’Asia ha rappresentato un epicentro di questa crescita, con la Cina che ha visto milioni di cittadini emergere dalla povertà per abbracciare uno stile di vita più agiato. Dati della Banca Mondiale indicano che tra il 2002 e il 2013, la percentuale di cinesi che vivevano con meno di 1,90 dollari al giorno, una soglia comunemente associata alla povertà estrema, è scesa di almeno 30 punti percentuali.

Il 2024 si delinea ora come una tappa chiave di questa evoluzione, con previsioni che indicano un ulteriore aumento della classe media globale. Attraverso l’analisi di dati storici recenti, si può comprendere meglio come questo fenomeno abbia contribuito a ridefinire il volto economico mondiale e pertanto, noi di Info Data abbiamo deciso di fare un breve approfondimento a partire dai numeri messi a disposizione da World Data Lab per vedere in quali parti del mondo si dovrebbe assistere a questa tendenza.

Nei grafici che seguono sono stati indicati (in milioni) i volumi di persone che si uniranno alla classe media, suddivisi sia per continente sia per nazione, andando ad elencare solo le nazioni in cui il numero di individui coinvolti sarà superiore al milione, tenendo quindi una generica voce per i casi meno rappresentativi (Other) o più generalmente diffusi in altre parti del mondo (Rest of the World).

 

Dei 113 milioni stimati come nuovi appartenenti alla classe media (definita da World Data Lab come quella fascia di consumatori che sono in grado di spendere 12 dollari al giorno, espressi poter di acquisto normalizzato per l’anno 2017), più di 90 saranno concentrati in Asia ad ulteriore riprova di come il continente orientale sia il nuovo motore trainante dell’economia mondiale, mentre gli altri 20 milioni si distribuiranno tra Africa (10), America Latina (6) e resto del mondo (5).

Andando nel dettaglio di ogni regione, per quanto riguarda l’Asia, anche in virtù dei numeri assoluti della popolazione, India e Cina si spartiscono più dei due terzi complessivi della nuova classe media, rispettivamente con 33 e 31 milioni, seguite poi nell’ordine da Bangladesh ed Indonesia (appaiati a quota 5 milioni), Vietnam (4), Pakistan (3), Filippine (2) e Tailandia.

Oltre a dividersi la maggior parte della nuova classe media, India e Cina stanno vivendo percorsi simili in cui la crescita economica – divisa tra settore tecnologico e produttivo – fa sicuramente da traino, andando a migliorare la condizione media, anche se è ben noto che la vera sfida sarà quella di continuare nell’opera di ridurre il gap di sviluppo tra le zone rurali e quelle urbane che già hanno abbracciato una forma tangibile di benessere diffuso, partendo banalmente dall’accesso all’istruzione secondaria ed ai servizi sanitari.

Un’altra realtà in rampa di lancio è il Bangladesh che risulta essere uno dei paesi più performanti tra quelli asiatici in fatto di crescita, come dimostra il +6,4% del PIL tra 2016 e 2021 e per il quale si prevedono cifre simili su base annuale nei prossimi anni, paradossalmente trainata dal settore tessile che però vive di esportazione e dovrà fare i conti con la capacità del resto del mondo di potere sostenere una domanda paragonabile al passato, a meno che non si riesca a stimolare internamente parte di questa richiesta.

Con numeri simili, anche l’Indonesia sta vivendo un momento decisamente positivo in fatto di crescita economica dovuto in primis al maggior consumo da parte delle famiglie affiancato da una consolidata spesa pubblica che vanno a posizionarsi in un panorama di investimenti costanti che mirano a mantenere una traiettoria di ascesa, sfruttando il proprio potenziale interno, dall’agricoltura al settore manifatturiero.

Nel contesto africano, l’Egitto (due milioni) e la Nigeria (un milione) emergono come attori chiave in questo scenario di crescita della classe media con il primo paese che ha implementato politiche economiche mirate, registrando un incremento significativo nei redditi familiari e una maggiore accessibilità ai servizi finanziari, mentre il secondo sta assistendo ad una trasformazione economica, grazie all’espansione delle industrie e alla diversificazione dell’economia (il cui export è comunque sempre costituito per oltre il 90% dal settore estrattivo, in particolare petrolifero).

Ad ogni modo, come anticipato in precedenza, l’aumento delle persone appartenenti alla classe media non significa automaticamente un miglioramento collettivo da parte dell’interezza di una nazione e – per la Nigeria – ne è una testimonianza il 78% della popolazione nord-occidentale che secondo il Nigerian Bureau of Statistics vive in condizioni di povertà, rendendo di fatto impossibile l’accesso al servizio sanitario, un po’ come accade per le regioni più rurali di Cina ed in particolar modo dell’India.

Anche l’America Latina è interessata al fenomeno della crescita della classe media con oltre 6 milioni di persone in paesi come il Brasile e Messico (entrambi un milione) che hanno assistito ad una notevole riduzione della povertà e all’espansione delle opportunità economiche per ampi strati della popolazione.

Nonostante la spinta dell’economia registrata negli ultimi anni però, pur risultando mercati in salute, non sembrano esserci al momento segnali che puntino verso una ripetizione del fenomeno, quanto più ad un possibile rallentamento dovuto potenzialmente al rallentamento della crescita negli Stati Uniti che, comprensibilmente, esercita un ascendente piuttosto marcato, specialmente nei confronti del paese messicano.

Si prospetta quindi un 2024 che vedrà un ulteriore 1,5% della popolazione mondiale andare ad aggiungersi ai già oltre quattro miliardi di persone appartenenti alla classe media che, secondo le stime degli esperti, dovrebbero diventare cinque miliardi entro il 2031, delineando un fenomeno non solo sociale ma che potrà avere anche risonanze significative sui mercati finanziari globali in funzione di quanto un aumentato potere di consumo – e soprattutto diffuso (su più individui) – possa essere un fattore trainante per l’economia mondiale.