Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
tecnologia

I ruoli di genere in TV. I dati del rapporto Rai (c’è ancora tanto lavoro da fare)

Forse non tutti sanno che nell’ambito del vigente contratto di servizio 2018-2022 con il Ministero dello sviluppo economico per la concessione del servizio pubblico televisivo, radiofonico e multimediale, Rai è vincolata – attraverso i suoi programmi – ad una rappresentazione corretta e attenta dell’immagine della figura femminile, ad un effettivo e compiuto pluralismo dei temi, dei soggetti e dei linguaggi, nonché a favorire la creazione di coesione sociale.

Ma come stanno le cose? Un Rapporto RAI 2022 ha monitorato 1.750 trasmissioni per un totale di 31.020 invitati e invitate. Risultato: viene invitata una donna ogni due uomini. Nel 2021 la quota di persone/personaggi femminili all’interno delle trasmissioni monitorate ha infatti raggiunto il 36,8%, contro il 62,9% di quelli di genere maschile.

In tutte le tipologie di programmi gli uomini invitati come ospiti sono più delle donne, ma con significative variazioni. La presenza femminile più elevata si ha tra i personaggi delle fiction (41,9%) e nell’intrattenimento (40,2%). Seguono le giornaliste presenti nei programmi di informazione: il 38,5% di chi cura rubriche nei TG è donna; così come il 37% di chi lavora nei telegiornali e nell’approfondimento informativo. Più bassa la percentuale di donne presenti o invitate nei programmi culturali (il 32,4%), per scendere poi al 15,8% nelle rubriche sportive. Le donne impiegate in ruoli importanti nelle trasmissioni non fiction, come le conduttrici, superano il 50% (53,3%), mentre le inviate o corrispondenti si mantengono sui valori più bassi. Le opinioniste sono solo il 30,1% e le esperte solo il 22,8%, le conduttrici/giornaliste il 44%.

Nel mondo della scuola le donne presenti in RAI sono il 35,9% di chi compare, mentre le celebrity il 35,3%. Le donne legali e quelle che operano nella sfera del diritto sono circa un quarto dei presenti, così come le figure sanitarie e della ricerca scientifica in ambito sanitario che compaiono in tv. Le ingegnere e le figure tecniche donne in televisione sono il 20,4%, mentre le donne che ricoprono figure istituzionali, politiche e della pubblica amministrazione il 19,5%. Tra le forze dell’ordine e militari toccano il 17,8% e tra gli sportivi il 17,6%.

Le donne parlano di politica interna solo nel 32,8% dei casi, e di politica estera nel 35,4%, di economia nel 35,3%, di scienza e salute nel 35,9%. Gli ambiti nei quali le donne hanno invece maggiormente la parola sono le questioni sociali (47,2%), l’istruzione (44,4%), arte, spettacolo e media (39,4%) e la giustizia (39,2%). Il rapporto ha riscontrato che la presenza femminile in RAI è stata maggioritaria nei ruoli di cura della casa e della persona (l’85,2% delle figure che compaiono per tali ruoli è donna). Si avvicina alla parità nella categoria dei soggetti fragili, bisognosi e socialmente marginalizzati (48,8%).

Per quanto concerne la collocazione sociale delle persone rappresentate, per i soggetti maschili la classe sociale di appartenenza è, a maggioranza assoluta, la fascia più alta (68,8% nel confronto tra generi e 47,4% nell’ambito del solo genere maschile). Le donne sono per lo più rappresentate nella classe media (40,6% nel confronto tra generi e 52,7% nell’ambito del solo genere femminile). Le donne sono in proporzione maggiormente presenti anche nelle classi sociali meno abbienti e nella marginalità economica a riprova della loro maggior rappresentazione nei ruoli familiari.

Nel complesso, si legge, solo due terzi delle trasmissioni (il 62,3%) sono stati capaci di proporre rappresentazioni che hanno sfidato sessismo, stereotipi e discriminazioni della figura femminile. La buona notizia è che a gennaio 2022 la Rai si è impegnata a garantire una pari presenza di uomini e donne nei talk show del servizio pubblico con la firma del protocollo No Women No Panel, siglato dalla ministra per le Pari Opportunità. Vedremo.

E la gente cosa pensa?

Rispetto alla presenza di una donna ogni due uomini in tv, il rapporto cita che si tratta di “un risultato motivato non da scelte discriminatorie da parte di Rai, quanto piuttosto dalla necessità di raccontare il presente secondo i personaggi che la società fa emergere”. Insomma, si dà all’ascoltatore quello che chiede.

Il Monitoraggio RAI sulla rappresentazione della figura femminile ha posto alcune domande chi guarda la tv rispetto all’importanza di impegnarsi contro gli stereotipi di genere. Risultato: in fin dei conti la questione ci interessa ancora troppo poco. Solo il 73% degli intervistati italiani ha risposto “Molto o abbastanza” alla domanda: quanto personalmente ritieni importante che i mezzi di comunicazione nel nostro Paese favoriscano la crescita del pluralismo dei temi, dei soggetti e dei linguaggi, dando la possibilità a tutti di esprimere e vedere riconosciute le proprie opinioni sui temi sociali, culturali e politici. E solo 8 su 10 hanno risposto allo stesso modo alla domanda: quanto ritieni importante che la società, i mezzi di comunicazione e le Istituzioni operino per superare le discriminazioni tra uomini e donne nel nostro Paese.