Indica un intervallo di date:
  • Dal Al

Il Doomsday Clock è a 90 secondi dall’apocalisse

 

A oltre settant’anni dalla sua creazione, da parte degli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago, le lancette del Doomsday Clock si sono portate altri 10 secondi più vicine alla mezzanotte. Un orario che nelle intenzioni della sua creatrice, l’artista americana Martyl Langsdorf, simboleggia la fine del mondo. Da quando l’orologio esiste non aveva mai segnato le 23:58:30.

Ritorno alla minaccia nucleare

Nel 1984 tanti avvenimenti contribuiscono a spostare le lancetta a soli 3 minuti dalla mezzanotte. L’ulteriore escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica con il continuare della guerra in Afghanistan e l’intensificarsi della guerra fredda, portano gli Stati Uniti a dispiegare in Europa i Pershing II, missili balistici a medio raggio e missili cruise. Ronald Reagan spinge per vincere la guerra fredda, intensificando la corsa agli armamenti tra le superpotenze. L’Unione Sovietica ed i suoi alleati boicottano i Giochi olimpici 1984 a Los Angeles, in risposta al boicottaggio USA del 1980. Il pericolo nucleare non era mai stato così vicino.

Dopo quasi quarant’anni i leader russi tornano a paventare a più riprese l’utilizzo dell’atomica. Nel Bulletin of the Atomic Scientist si legge come “La guerra in Ucraina potrebbe entrare in un secondo anno orribile, con entrambe le parti convinte di poter vincere. Sono in gioco la sovranità dell’Ucraina e i più ampi accordi di sicurezza europei che hanno contribuito al mantenimento della pace in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Inoltre, la guerra della Russia contro l’Ucraina ha sollevato interrogativi profondi su come interagiscono gli Stati, erodendo le norme di condotta internazionale che sono alla base di risposte efficaci a una varietà di rischi globali.”

La Russia ha inoltre portato la guerra in aree dove si concentrano alcune centrali nucleari, come i reattori di Chernobyl e Zaporizhzhia, violando i protocolli internazionali e con il rischio di rilascio di materiale radioattivo.

C’è un altro grande punto interrogativo sul futuro prossimo. L’ultimo trattato sulle armi nucleari rimasto in vigore tra Russia e Stati Uniti, New START, è in pericolo. A meno che le due parti non riprendano i negoziati e trovino una base per ulteriori riduzioni, il trattato scadrà nel febbraio 2026. Ciò eliminerebbe le ispezioni reciproche, aumenterebbe la sfiducia, stimolerebbe una corsa agli armamenti e aumenterebbe la possibilità di uno conflitto nucleare.

Il cambiamento climatico

Gli effetti della guerra non si limitano ad un aumento del pericolo nucleare. Minano anche gli sforzi globali per combattere l’altra grande minaccia del nostro tempo: il cambiamento climatico. I paesi dipendenti dal petrolio e dal gas russi hanno cercato di diversificare le loro forniture e fornitori, portando a maggiori investimenti nel gas naturale proprio quando tali investimenti avrebbero dovuto diminuire.

Motivazioni che erano anche alla base degli spostamenti del 2020, che già comprendevano la questione del riarmo nucleare e i cambiamenti climatici. La consapevolezza dell’opinione pubblica sulla crisi climatica era cresciuta nel corso del 2019. In gran parte grazie alle proteste di massa da parte dei giovani di tutto il mondo e legate dalla figura di Greta Thunberg. Oggi, anche a causa della guerra, l’attenzione globale si è raffreddata su questo tema che rimarrà centrale nei prossimi anni per non spostare ulteriormente le lancette verso la catastrofe globale.