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cronaca

I movimenti e le Repubbliche filorusse. La storia in una mappa – Parte 3

Per comprendere alcune dinamiche del presente dobbiamo scoprire un punto di osservazione che ci permetta di dare uno sguardo anche alle nostre spalle, a quel passato che ha ripercussioni su ciò che accade intorno a noi. La guerra in Ucraina è uno dei casi in cui guardarsi indietro aiuta ad aggiungere contesto all’analisi degli avvenimenti. La dissoluzione dell’Unione Sovietica è stato senza dubbio uno dei momenti cardine del Novecento. I nuovi paesi nati dagli ex stati sovietici sono spesso stati luogo di lotte di potere, influenzate da forze interne ed esterne. La Federazione Russa ha continuato a influenzare politicamente le aree che una volta facevano parte dell’URSS e la contrapposizione tra il Cremlino e i governi di questi paesi è più volte stato un cruciale elemento di instabilità.

Nella scorsa puntata del nostro excursus storico abbiamo approfondito il ruolo dei russi come gruppo etnico per la narrazione e le politiche di Mosca. Oggi parliamo di movimenti separatisti. Gli avvenimenti del presente ci hanno fatto conoscere le repubbliche di Donetsk e Luhansk. Già in passato però altri territori separatisti o di minoranze etniche sono state il pretesto per l’intervento della Russia in paesi stranieri. Attraverso interferenze e pressioni politiche oppure, come purtroppo accade in Ucraina, con l’uso della forza militare. Oltre alle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk, altri territori hanno ottenuto il sostegno del Cremlino.

 Le repubbliche filorusse in Ucraina

Abbiamo già parlato di quanto la questione linguistica e culturale sia cruciale sul territorio ucraino. Basandosi sui dati del censimento 2001, proprio la Crimea e le gli oblast’ contesi di Donetsk e Luhansk, sono le aree dove la lingua russa è predominante. Nel Donbass i russi etnici si contano in gran numero. Nell’oblast’ di Luhansk il 39% della popolazione è di etnia russa. A Donetsk il 38.2%. La Crimea, annessa alla Federazione Russa nel 2014 dopo l’ occupazione da parte delle truppe di stanza nella base di Sebastopoli e il referendum del 16 marzo, arriva al 58.3% di russi etnici.

Il Caucaso

Il Caucaso, sebbene la presenza di russi etnici rimanga limitata, è da anni una delle aree più instabili dello spazio post-sovietico. Dal punto di vista culturale Georgia, Armenia e Azerbaigian sono più distanti dalla Russia di quanto lo sia l’Ucraina. Eppure la presenza di minoranze filorusse ha dato la possibilità al Cremlino di influenzare le dinamiche politiche e sociali di queste nazioni. In particolare l’integrità territoriale della Georgia è tornata in discussione per le questioni irrisolte in Abcasia e Ossezia del Sud. A livello percentuale parliamo di minoranze contenute. In Ossezia del Sud solo l’1.1% della popolazione è di etnia russa, mentre in Abcasia si sale a un comunque esiguo 9.2%.

Abcasia e Ossezia del Sud

Il confine russo-georgiano è tutt’ora una delle aree più instabili dei territori ex sovietici, a causa della difficoltà dei governi nel consolidare lo stato nato dalle ceneri dell’Unione Sovietica. Questo nonostante il popolo georgiano possieda una marcata consapevolezza della propria identità. Le forze separatiste minano da sempre la stabilità del paese. In passato, oltre ad Abcasia e Ossezia del Sud, il governo di Tbilisi ha dovuto fronteggiare anche il separatismo dell’Agiaria, dove le acque si sono calmate a seguito del riconoscimento di una grande autonomia per la regione.

I problemi cominciarono immediatamente dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, nel 1991. A seguito dell’indipendenza della Georgia le forze indipendentiste iniziarono un conflitto armato in Abcasia come in Ossezia del sud. Lo scontro non prevedeva solo due forze contrapposte, ma anche un terzo polo capace di influenzare l’esito del conflitto. Il tutto si concluso con l’indipendenza de facto dell’Abcasia, grazie al fondamentale supporto dei militari russi di stanza nella base di Gudauta. Il 24 giugno 1992 venne firmato a Sochi il cessate il fuoco proposto dalla Russia al governo georgiano. Anche l’Ossezia rimase in una situazione ibrida, in Georgia de jure ma con un governo in carica non riconosciuto da quello georgiano.

Nagorno Karabakh

In Nagorno Karabakh la Russia non esercita la stessa influenza che si può percepire nei territori al confine georgiano. È un’area che non riveste la stessa importanza per il Cremlino e dove si scontrano Armenia e Azerbaigian. La popolazione di etnia russa è una piccola minoranza di 171 abitanti, che corrisponde allo 0.1% del totale. Perché allora la Russia svolge un ruolo geopolitico importante nella zona?

Già ai tempi di Gorbačëv il nazionalismo della regione portò a un conflitto cominciato nel 1988. Abitato in grande maggioranza da armeni, i nazionalisti del Nagorno Karabakh avevano l’obbiettivo di riunificarsi all’Armenia, liberandosi dall’oppressione culturale e linguistica azera. Nel 1994 si è arrivati all’indipendenza de facto della zona, estremamente dipendente dall’Armenia sebbene de jure rimanga un territorio dell’Azerbaijan. Nel 2016 il riesplodere del conflitto armato non portò a nessun cambiamento significativo.

Per la Russia il Nagorno Karabakh rappresenta una leva per garantirsi il sostegno armeno. Appoggiare la causa separatista del territorio significa mantenere salda la fedeltà di Erevan verso le politiche di Mosca. Nonostante la Rivoluzione di velluto del 2018 l’Armenia rimane l’unica alleata della Russia in territorio caucasico. Un nuovo conflitto scoppiato nel 2020 e andato avanti per qualche mese ha permesso alla Russia di negoziare una tregua in collaborazione con la Turchia. Oggi quasi duemila soldati russi si trovano nella regione, ufficialmente con un compito di peacekeeping.

Transnistria

Anche in Moldavia esiste uno stato de facto indipendente rispetto al governo nazionale ma non riconosciuto come indipendente da Stati terzi. Nel settembre 1990, la Transnistria ha infatti dichiarato unilateralmente la propria indipendenza. Sul piano internazionale nessun membro delle Nazioni Unite ha garantito un riconoscimento al nuovo stato. Nel 2011 solo tre stati, anch’essi non riconosciuti, hanno appoggiato l’indipendenza di questo territorio. Parliamo Proprio di Abcazia, Ossezia del Sud e Nagorno Karabakh, chiamata anche col nome di Repubblica dell’Artsakh.

Tutto comincia ai tempi della Perestrojka, con la decisione dell’abolizione della lingua russa come lingua ufficiale all’interno della Repubblica Socialista Sovietica Moldava. Nella parte orientale del paese, dove era stanziata la maggioranza della popolazione russofona del paese, iniziarono i malcontenti. Oggi in Transnistria il 30.4% dei cittadini è di etnia russa. Nel marzo 1992 ebbe inizio una guerra su scala limitata tra la Repubblica della Moldavia e la Repubblica Moldava di Transnistria. Anche in questo caso l’ordine di cessare il fuoco venne mediato dalla Russia, con la conseguente formazione di forze di peacekeeping. Ancora oggi un gruppo di cinque battaglioni russi, tre moldavi e due transnistri rispondono a una struttura di comando militare comune chiamata Joint Control Commission.

Nel 1996 è stata approvata da un referendum la Costituzione indipendentista della Transnistria, contemporaneamente all’adesione alla Comunità degli Stati Indipendenti. Ancora oggi il governo di Transnistria e la sua economia dipendono dai sussidi russi, che continua a mantenere una forza di peacekeeping nell’area. Nonostante questo negli ultimi anni si sono avuti segnali di avvicinamento alla Moldavia. Nel 2018 lo stesso Putin ha sostituito il rappresentante presidenziale per la Transnistria con un rappresentante per lo sviluppo e il commercio con la Moldavia, riunificando di fatto le relazioni tra Russia e Transnistria con quelle russo-moldave. Gli scenari che scaturiranno dalla guerra in Ucraina potranno cambiare anche le dinamiche in questa zona del mondo poco conosciuta, ma di fatto confinante con le aree oggi in conflitto. Tiraspol dista poco più di 100 chilometri dalla strategica città di Odessa.

Per approfondire. 

Dalla caduta dell’Unione Sovietica all’ascesa di Putin: la storia della Russia in una mappa. Parte 2

Dagli Zar ai Soviet, la storia della Russia in una mappa. Parte 1