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tecnologia

Eolico e solare hanno generato il 10% dell’elettricità globale, ma cresce anche il carbone

Secondo l’ultimo rapporto di Ember, nel 2021 il 10% dell’energia globale è costituita da fonti rinnovabili. Inoltre, ciò che appurano i dati del Global Electricity Review 2022, è che l’energia pulita garantisce ora il 38% della fornitura complessiva, attestando per l’eolico e il solare una forte crescita, spiegabile con oltre un decimo dell’elettricità prodotta da queste fonti in cinquanta Paesi.

Nel report non si fa solo riferimento a dinamiche ottimistiche. A fare da contraltare c’è l’aumento dell’utilizzo di carbone e un incremento delle emissioni di CO2 derivanti dalla generazione di energia elettrica – i due eventi sono correlati. La genesi di un tale accrescimento? Lo sviluppo con ritmi record della domanda di energia elettrica nel tempo della pandemia.

Ma a cosa è dovuto questo aumento dei fabbisogni energetici? Come viene compensato dalle energie rinnovabili e pulite?

Un lungo processo di trasformazione. Sono arrivati l’eolico e il solare. È iniziato il processo che rimodellerà il sistema energetico esistente. In questo decennio devono essere schierati alla velocità della luce per invertire l’aumento delle emissioni globali e affrontare il cambiamento climatico”. A dirlo è Dave Jones, Global Lead di Ember. L’auspico che promuove richiama le prerogative mosse dall’Unione europea nell’accordo sul clima siglato a Parigi nel 2015, in cui si dichiarava l’intento a favorire l’utilizzo di energie pulite per la generazione dell’elettricità necessaria ai Paesi membri.

Proprio nel 2015 l’eolico e il solare garantivano solo il 4,6% dell’energia elettrica globale. Nel 2020 si era passati a più del doppio, con un 9,3%. L’ultimo dato disponibile, indicato nel report parla di un 10,3%. Un vero record – certamente – ma ciò che fa ben sperare è che guardando al trend, tale raggiungimento è destinato ad essere superato negli anni a venire.

 

 

Guardando alla geografia di tale avanzamento verso l’energia pulita, possiamo notare che cinquanta paesi hanno ora superato il traguardo del 10% di generazione energetica derivante dall’eolico e il solare, di cui sette solo nel 2021. Parliamo della Cina, del Giappone, della Mongolia, del Vietnam, dell’Argentina, ma anche dell’Ungheria e di El Salvador. Inoltre, se dovessimo prestare attenzione a ciò che viene posto in atto dai Paesi Bassi, dall’Australia e il Vietnam, si potrebbe notare che questi Paesi hanno spostato oltre l’8% della loro domanda totale di elettricità dai combustibili fossili ad altre modalità di generazione più rispettose del pianeta – il tutto in soli due anni.

Non solo buone notizie. Benché le energie ad impatto zero inizino a marciare verso un utilizzo più marcato da parte di molti Paesi, non si può dire che i vecchi meccanismi di generazione siano stati messi da parte. Difatti, nel report, si legge che le emissioni di CO2 del settore energetico abbiano raggiunto anch’esse un record, aumentando del 7% nel 2021 (settecentosettantotto milioni di tonnellate). Parliamo del più alto livello percentuale dal 2010 e il più grande aumento in valori assoluti di sempre.

Le emissioni viaggiano a braccetto con l’utilizzo del carbone per la generazione dell’energia necessaria al fabbisogno globale. La produzione di carbone è aumentata del 9% nel 2021 – anche in questo caso parliamo di un massimo storico, del 2% al di sopra del record precedente stabilito nel 2018. È stato il più grande aumento percentuale mai registrato dal 1985. Il continente maggiormente coinvolto è stato l’Asia – dove la domanda di elettricità è esplosa. In questa regione, i Paesi con le percentuali più accentuate, sono stati la Cina, con un aumento del +9%, l’India con un +11% e la Mongolia, che ha addirittura registrato un +13%.

Tuttavia, anche se le emissioni abbiano raggiunto un altro massimo storico, è ugualmente evidente una presa di coscienza verso la transizione globale a fonti più pulite. Bisogna allo stesso tempo prendere atto dell’aumento dei prezzi del gas, evento dovuto allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. A riguardo, sempre secondo Dave Jones di EMBER, “c’è un rischio reale di ricaduta nel carbone, minacciando l’obiettivo climatico di 1,5 gradi”. L’auspicio è che ciò venga disarcionato da prospettive più a lungo termine e che si abbia cura delle generazioni future e verso la salute della terra, adoperando degli investimenti in soluzioni più pulite.