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cronaca

La centrale nucleare Zaporizhzhia, il pericolo blackout e la mappa dell’energia ucraina

L’assalto nei pressi della centrale nucleare Zaporizhzhia ha riportato alla mente il disastro di Chernobyl. Fino a qualche giorno fa in pochi conoscevano l’impianto, nonostante la sua importanza dal punto di vista energetico. Zaporizhzhia è infatti più grande della centrale esplosa nel 1986. Situata nei pressi di un centro di 53mila abitanti, chiamato Enerhodar, si estende sulle sponde del bacino idrico di Kachovka sul fiume Dnepr. È una centrale dotata di sei reattori nucleari, che generano circa un quinto dell’energia elettrica prodotta in Ucraina.  Il primo reattore venne messo in linea nel 1984, gli altri seguirono tra il 1985 e il 1989, in piena epoca sovietica. Il reattore numero sei è invece del 1995.

Zaporizhzhia è la più grande centrale di un sistema che è fondamentale per il fabbisogno energetico del paese. La metà dell’elettricità prodotta in Ucraina è proveniente da fonte nucleare. Sono quattro le centrali attualmente in funzione, per un totale di 15 reattori. Secondo i dati della World Nuclear Association, la rete composta dalle quattro centrali genera una potenza di 13.107 megawatt, che coprono il 55% del fabbisogno energetico ucraino.

 

Rivne e Khmelniski sono situate nella zona nord-ovest del paese, più vicine ai confini con Polonia, Bielorussia e Slovacchia e sono attualmente ancora controllate dagli ucraini. Una terza centrale è localizzabile nell’area sud-occidentale, mentre Zaporizhzhia è l’impianto più orientale e vicino al confine russo. La centrale di Zaporizhzhia è di proprietà dell’azienda nazionale ucraina Energoatom, che gestisce la produzione di energia nucleare nel Paese.

Non è solo la centrale più importante del paese ma anche la più grande d’Europa e tra le maggiori dieci del mondo. Il primato spetta alla centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande centrale elettronucleare del mondo. L’Ucraina è l’ottavo paese al mondo per capacità netta totale dei reattori operativi.

Dal punto di vista dei russi avere il controllo delle centrali nucleari è di importanza strategica. Nei piani di Putin c’è anche la distruzione di tutte le infrastrutture ucraine che possano aiutare la resistenza. Avere in mano gli impianti che generano l’energia ucraina significa controllarne l’attività industriale e avere la possibilità di generare blackout per indebolire la resistenza delle città, a partire da Kiev. Zaporizhzhia si trova inoltre a nord di Mariupol, in una posizione significativa tra il Donbass e la Crimea, sulla direttrice per Odessa. Nei prossimi giorni anche l’area di Yuzhnoukrainsk, dove si trova la centrale del Sud, la seconda più grande del Paese, potrebbe diventare un obbiettivo.

Nelle prime ore del 4 marzo la centrale di Zaporizhzhia è diventata la prima centrale nucleare civile operativa a subire un attacco armato. Un Protocollo addizionale del 1979 alle Convenzioni di Ginevra contiene all’articolo 56 una disposizione in cui si afferma che le centrali nucleari “non possono essere oggetto di attacco, anche se tali oggetti sono obiettivi militari, se tale attacco può causare il rilascio di forze pericolose e conseguenti gravi perdite tra la popolazione civile”.

I combattimenti tra le forze durante la notte hanno portato un proiettile a colpire un edificio di addestramento all’interno del sito dell’impianto. La SNIRU (State Nuclear Regulatory Inspectorate of Ukraine) ha confermato che i sei reattori non sono stati interessati dall’attacco e non è stato segnalato alcun rilascio di materiale radioattivo.

Per anni il paese si è appoggiato alla Russia per tutti i servizi necessari a sostenere l’attività delle centrali e per l’approvvigionamento di combustibile, ma sta gradualmente riducendo la sua dipendenza dall’ingombrante vicino acquistando combustibile dall’azienda americana Westinghouse. La stessa centrale di Zaporizhzhia ha subito un fermo programmato di quattro reattori tra il 2019 e il 2021, proprio per consentire il passaggio al nuovo fornitore del combustibile nucleare.

Dopo l’annessione della Crimea alla Russia nel marzo 2014, il governo ucraino mise nuovamente al centro della discussione energetica lo sviluppo nucleare, affermando che un reattore di progettazione occidentale sarebbe stato costruito nell’Ucraina meridionale, che aveva accesso al mare per la consegna di apparecchiature di grandi dimensioni.

Nel settembre 2021 Ucraina e Stati Uniti hanno intensificato la cooperazione in tema di energia nucleare con la firma di due Memorandum of Understanding tra Energoatom, Westinghouse e NuScale.

Il primo accordo, del valore complessivo di 30 miliardi di dollari, prevede il completamento dell’unità 4 della centrale di Khmelnitsky, oltre alla costruzione di 4 nuove unità AP1000 presso siti nucleari già esistenti. L’accordo potrebbe portare la capacità nucleare del Paese a quasi 18000 Mwe, in grado di soddisfare il 72% del fabbisogno di elettricità dell’Ucraina e di ridurre conseguentemente la quota di combustibili fossili.