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politica

Paese che vai, emissioni che trovi. Gioca con la CO2 in Europa

“Rendere sostenibile l’economia dell’Europa”: questo il proposito dell’Unione Europea riguardo al delicato rapporto con le tematiche ambientali riassunte nel cosiddetto Green Deal.

Secondo quanto dichiarato, il raggiungimento di questo obiettivo passerà attraverso la trasformazione delle “problematiche climatiche e le sfide ambientali in opportunità in tutti i settori politici, rendendo la transizione equa e inclusiva per tutti”.

Detto che il target della neutralità climatica fissato il 2050 è ancora lontano, questa missione europea prevede un piano d’azione volto a promuovere l’uso efficiente delle risorse passando per un’economia pulita in grado di ripristinare la biodiversità tramite la riduzione dell’inquinamento.

 

Ma ad oggi, cosa è stato fatto?

Con la speranza che gli obiettivi fissati vengano raggiunti il prima possibile, dando uno sguardo al recente passato si potrebbe essere moderatamente ottimisti se si considera la riduzione di emissioni di gas serra registrata a partire dal 1990.

In riferimento ai dati resi disponibili da Eurostat, nei grafici che seguono è stato rappresentato il fenomeno temporale dal punto di vista temporale e segmentato sia per settore di consumo che per nazione (ogni “fila” di paesi ha una scala diversa per comodità di rappresentazione e leggibilità).
Cliccando sui settori e/o sui grafici dei paesi è possibili creare esplorare il dato in funzione della combinazione selezionata.

 I numeri, espressi in milioni di tonnellate equivalenti di CO2 così da poter condurre un confronto equo a prescindere dai gas coinvolti, raccontano una “data story” in cui nell’arco di quasi trent’anni l’Europa è stata in grado di ridurre le emissioni di un 25% tondo, passando da 5624 a 4218 milioni di tonnellate.

La tendenza al ribasso, rimasta tutto sommato stabile fino al 2008, ha visto un’accelerazione sensibile a partire dal 2009 quando si è assistito ad un taglio di quasi il 10% rispetto al dato dell’anno precedente, scendendo per la prima volta sotto soglia 5000.

Complessivamente, dei sei settori analizzati, in cinque casi la contrazione è evidente, cominciando con la gestione dei rifiuti (waste management) che nel periodo analizzato ha chiuso con un deficit di oltre il 40% (-42,7%), seguita dalla produzione dell’energia e dal settore industriale i cui tagli sono rispettivamente pari a -36,2% e -35,2%, arrivando poi ai consumi residenziali e commerciali (-24,9%), per chiudere infine con l’agricoltura (-19,7%).

L’unico ambito in controtendenza è quello dei trasporti che è passato dai 794 del 1990 ai 950 milioni di tonnellate di CO2 equivalente del 2018, per un aumento di poco inferiore al 20% (19,6%), nonostante si fosse assistito ad un calo di oltre un quinquennio a partire dal 2007 che poi è stato seguito da un rialzo negli ultimi cinque anni.

 

Paese che vai, emissioni che trovi

Da un punto di vista nazionale, considerando il totale di emissioni prodotto del 1990, la Germania è il paese che compare in prima posizione (alto a sinistra nel grafico per paesi) anche se, ad onore del vero, il taglio percentuale tra inizio e fine del periodo è decisamente degno di nota come dimostra (si clicchi sul grafico della Germania) il -30,7% complessivo.

Tra le nazioni a più alto volume di emissioni troviamo poi Regno Unito – a sua volta molto attiva in fase di riduzioni con un calo di oltre il 41% – e Francia che ha chiuso con un taglio pari al 18,9%, prima di arrivare alla quarta posizione occupata dall’Italia.

Con una diminuzione del 17%, per quanto possa essere comunque un valore migliorativo, il nostro paese si colloca nella parte medio bassa della graduatoria di chi ha saputo ridurre maggiormente e comunque al di sotto del valore globale del 25%.

Nello specifico, sul territorio italiano ci sono stati due cali significativi sul piano del settore industriale (-32,7%) ed in quello della produzione di energia (-31,8%), con un ulteriore ribasso nell’ambito dell’agricoltura (-12,3%).

Le note negative arrivano invece dai consumi residenziali e commerciali che risultano essere il settore con l’aumento maggiore pari ad una crescita del 7,9% a cui poi si aggiungono sia la gestione dei rifiuti cresciuta del 5,7%, sia il settore dei trasporti che, seppur in maniera più contenuta, ha una variazione 2018-1990 pari al 2%.