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cronaca

27 gennaio 1945: il giorno in cui il mondo conobbe Auschwitz

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60ª Armata del 1º Fronte arrivarono alle porte della città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz). Gli uomini del maresciallo Ivan Konev si accorsero del vicino campo di concentramento. Quel giorno la scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazifascista.

 

Auschwitz fu il più grande dei vari complessi di campi di concentramento e svolse un ruolo fondamentale nell’attuazione della cosiddetta Soluzione Finale pianificata dai Nazisti. È anche il campo degli italiani. Tra gli ebrei deportati dall’Italia, infatti, la quasi totalità è destinata ad Auschwitz. Solo una piccola minoranza viene destinati ad altri campi, come Bergen Belsen e Buchenwald. Luigi Ferri sarà uno dei pochi bambini sopravvissuti fino alla Liberazione. Uno dei primi testimoni nell’aprile 1945 a parlare dell’esistenza delle camere a gas a Birkenau, in una deposizione ufficiale di fronte ad uno dei primi tribunali internazionali d’inchiesta. È con Primo Levi, Remo Jona, Bruno Piazza, Corrado Saralvo e le piccole Andra e Tatiana Bucci tra i pochi prigionieri italiani presenti a Auschwitz al momento della liberazione, il 27 gennaio 1945.

 

La shoah nel nostro paese si è articolata in due fasi, come categorizzato dallo storico Michele Sarfatti, studioso della persecuzione antiebraica e della storia degli ebrei in Italia nel XX secolo. La “persecuzione dei diritti degli ebrei” (la limitazioni dei diritti dei cittadini ebrei, disposte con le leggi razziali fasciste), tra il settembre 1938 e il 25 luglio 1943, si attuò sotto il regime fascista. La “persecuzione delle vite degli ebrei” iniziò dall’8 settembre, sotto l’occupazione tedesca e la Repubblica sociale italiana. Oltre 7.500 ebrei italiani persero la vita. Circa il 13% dei 58.412 cittadini italiani di “razza ebraica o parzialmente ebraica” censiti nel 1938.

 

I dati arrivano dall’CDEC, Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, grazie all’aiuto di Laura Brazzo, Responsabile Archivio storico Fondazione CDEC. Creato nel 1955 per iniziativa della Federazione Giovani Ebrei d’Italia (FGEI), il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, secondo il suo primo Statuto del 1957, aveva come scopo la ricerca e l’archiviazione di documenti di ogni tipo riguardanti le persecuzioni antisemite in Italia e il contributo ebraico alla Resistenza e la loro divulgazione. La Fondazione CDEC rappresenta oggi il principale istituto italiano di storia e documentazione dell’ebraismo contemporaneo in Italia. Svolge in particolare attività di ricerca scientifica e divulgazione sulla storia degli ebrei in Italia in età contemporanea, la Shoah, la memoria e la didattica della Shoah in Italia, l’antisemitismo e il pregiudizio razziale dal secondo dopoguerra ai giorni nostri.

 

Nella grafica abbiamo visualizzato le storie di oltre 9000 ebrei, perseguiti tra il 1943 e il 1945 e deportati dall’Italia. È possibile osservare la destinazione finale, filtrando per luogo di nascita (cliccando sui pulsanti in alto a destra) e campo di concentramento (cliccando sul nome dei campi nel grafico in alto). Il colore rosso evidenzia i non sopravvissuti, il nero i sopravvissuto. Nella parte bassa tutte le vittime della persecuzione sono divise per campo di concentramento. Passando con il mouse si scoprono nuove informazioni sui singoli deportati.

 

Auschwitz: il lager degli italiani

Novecentomila persone. Tanti sono stati gli italiani deportati in Germania o nei territori del Reich durante la Seconda guerra mondiale. Tra questi 650.000 furono prigionieri di guerra, 23.000 deportati “politici”. 8500 furono gli ebrei italiani deportati dopo l’8 settembre ’43 prevalentemente ad Auschwitz. Sono 7354 i nomi estratti dal database del CDEC destinati al campo della Polonia meridionale, di cui 5199 nati in Italia. Tra questi oltre 1500 persone nate a Rodi, all’epoca era sotto dominazione italiana. Il campo di Auschwitz è di gran lunga il principale luogo di prigionia degli ebrei italiani. Solo poche decine sono infatti destinate a Ravensbrueck (64), Bergen Belsen (41) e altri campi minori.

 

Chi sono gli italiani vittime della Shoah

 

La Shoah non può essere raccontata solo dai numeri. È una storia fatta di nomi e luoghi. Molti, tra gli italiani, arriva dalla capitale. 1.022 ebrei vennero portati via dalle loro case durante il rastrellamento nel ghetto di Roma del 16 ottobre del 1943. 839 finiscono nelle camere a gas, tra cui circa 240 bambini. 149 uomini e 47 donne passano al lavoro nel campo. Dopo la guerra ne tornarono solo 16. La grafica evidenzia la prevalenza di ebrei romani. Sono 1605 i nati nella provincia di Roma.

 

I numeri del genocidio

9034 nomi, 7562 morti in campi di sterminio.Numeriche nell’ordine del 12% del totale. 4653 uomini, 4381 donne. I numeri di un genocidio che non può essere dimenticato. Per questo tra i tanti numeri ricordiamo il 27. Il giorno in cui il mondo conobbe Auschwitz e quello in cui continua a ricordarlo.