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cronaca

Stanotte 50 anni fa: il divorzio. Cinquant’anni di dati

«Argentina Marchei è una popolana romana, trasteverina, di circa ottant’anni, quando la legge Fortuna viene approvata dal Parlamento, nella notte fra il 30 novembre e il 1 dicembre 1970. Più di cinquant’anni prima, dopo pochi mesi di matrimonio, il marito se ne era andato, e non l’aveva più rivisto. Si era ricreata ben presto una famiglia, era ormai più volte nonna ma tutto “fuori-legge”. Il suo compagno era ormai malato volevano sposarsi prima di andarsene, di separarsi definitivamente. Con le sue gambe piagate dalle vene varicose, inalberando la sua tessera comunista del 1922, Argentina Marchei dal ’65 al ’70, e poi fino al ’74, fu di tutte le manifestazioni, le marce, i digiuni.»

La prosa d’altri tempi è quella di Marco Pannella in un articolo dal titolo “Così persero i don Rodrigo e gli Innominati” . Siamo nel 1986, a 15 anni dalla legge 352 approvata proprio nella notte fra il 30 novembre e il 1 dicembre di cinquant’anni fa, la legge Fortuna-Baslini, che nel 1974 con il noto referendum abrogativo si cercò di cancellare, inutilmente.

A distanza di 50 anni fino al 2018 abbiamo avuto in Italia 1.463.973 divorzi. Un numero in costante crescita, specie dal 2015, quando stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge 6 maggio 2015, n. 55, la cosiddetta legge sul Divorzio breve, che riduce i tempi per la domanda di divorzio da tre anni a dodici mesi nel caso delle separazioni giudiziali e a sei mesi nel caso delle separazioni consensuali. L’introduzione del “divorzio breve” fa registrare un consistente aumento del numero di divorzi, che ammontano a 82.469 solo nel 2015  (+57% in più sul 2014) e a 88.458 nel 2018. A seguito invece dell’introduzione della normativa sugli accordi extragiudiziali in tema di separazione e divorzio, sono stati definiti presso gli Uffici di stato civile 27.040 divorzi (pari al 32,8% dei divorzi del 2015) e 17.668 separazioni (19,3% delle separazioni).

Certo, al sud si divorzia ancora di meno. Nel 2018 ci sono stati 44.548 divorzi al nord e 26.115 in tutto il sud.

Dal 1862 al 1970

Le serie storiche di Istat sul numero di matrimoni, separazioni e divorzi dal 1862 al 2018 ci raccontano che ci si separava da ben prima della legge, ma lo si faceva senza tutele. Chiaramente si tratta dell’andamento in termini di numeri assoluti, scarsamente paragonabili dato che manca il denominatore, cioè il numero degli abitanti per ogni periodo, variato non di poco.

I dati ci dicono comunque che le cose erano iniziate a cambiare prima degli anni Settanta; sin dalla metà degli anni Sessanta erano aumentate le separazioni, che sono sempre rimaste molte più dei divorzi. E soprattutto vediamo che già nel 1971 le “cessazioni di effetti civili” (dal lato religioso i due resteranno sempre marito e moglie) furono 15 mila. Chissà se fra queste c’era anche quella di Argentina Marchei.

I divorzi, oggi

Nel 2018 (dato Istat) in Italia c’erano 681 mila uomini divorziati e 990 mila donne divorziate. Un balzo rispetto al 2011 quando erano rispettivamente 524 mila gli uomini e 839 mila le donne. Sempre nel 2018 degli otre 88 mila divorzi, 61.636 sono stati effettuati in tribunale, 6.519 con accordi extragiudiziali art.6 e 20.203 con  accordi extragiudiziali art.12.

Ma come ci si separa oggi in Italia?

Esiste la separazione di fatto, cioè dove i due coniugi decidono di vivere separati ma senza che intervenga il giudice. Chiaramente la separazione di fatto non ha alcun rilievo legale e quindi non conta come tempo per poter passare al divorzio, specie se non è intervenuta una sentenza di separazione.

Ci si può separare invece legalmente in due modi: attraverso la separazione consensuale o giudiziale.  Si può richiedere l’intervento del giudice oppure scegliere la negoziazione assistita da un avvocato o tramite dichiarazione davanti al sindaco (in questo ultimo caso solo in assenza figli minori e di spostamenti di proprietà di beni). La separazione consensuale prevede il comune accordo tra i coniugi. Dopo sei mesi dalla separazione consensuale si può divorziare. La separazione giudiziale avviene quando non si trova un accordo e si fa in causa, davanti al giudice. Dopo la separazione giudiziale deve passare un anno per poter chiedere il divorzio.

In tanti si risposano

Divorziare non significa necessariamente non credere nell’amore. Un matrimonio su cinque (il 19%) nel 2018 è stato un secondo (o terzo, o quarto,…) matrimonio, mentre dieci anni prima questi erano il 13,8% del totale, un matrimonio su otto. Certo, va precisato che ci si sposa sempre di meno. Guardando ai tassi di primo-nuzialità che consentono di rapportare gli sposi celibi e nubili per età alla popolazione maschile e femminile, notiamo che nel 2018 sono stati celebrati 432 primi matrimoni per 1.000 uomini e 480 per 1.000 donne; il 20% in meno rispetto al 2008.

La tipologia più frequente tra i matrimoni successivi al primo è quella in cui lo sposo è divorziato e la sposa è nubile (13.597 nozze, il 6,9% dei matrimoni celebrati nel 2018). Nel 2018 gli sposi già divorziati hanno in media 55,0 anni e le spose già divorziate 47,3 anni (rispettivamente +4,8 anni per le donne e +6,9 per gli uomini rispetto al 2008).

«Tutto si giocò e vinse in quell’anno, in quell’inizio di dicembre del 1970. Il referendum del 1974 non ne fu che una conseguenza, in gran parte tanto entusiasmante quanto scontata.»