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tecnologia

Gli eSport e il futuro del gaming: i grafici del decennio

 

Ci stiamo avvicinando alla fine del secondo decennio del nuovo millennio e, se dovessimo voltarci indietro per guardare cosa è accaduto in questi ultimi anni, anche se non abbiamo assistito a delle rivoluzioni vere e proprie come potrebbe capitare in un film – magari di fantascienza – va detto che, per certi versi, anche solo dieci anni fa sarebbe stato impensabile immaginare che con i videogiochi si potesse diventare milionari. Grazie specialmente a piattaforme come YouTube su cui il format del videogiocatore è diventato uno di quelli più seguiti, il mondo del gaming si è ulteriormente evoluto, riuscendo a compiere un altro passo verso la consacrazione globale ed acquisendo una visibilità mediatica senza precedenti. Benchè i tornei di videogiochi, più o meno noti, siano sempre esistiti, il decennio che sta per concludersi può essere definito come quello in cui è nato il concetto di eSport, ossia electronic sport, inteso come disciplina in senso stretto con carattere competitivo, organizzato e professionistico.

Per dare un’idea di questa mini-rivoluzione culturale, nel 2017 si è cominciato a considerare la possibilità di inserire gli eSport come evento per i giochi olimpici di Parigi 2024 ed il Comitato Olimpico Internazionale sarà tenuto ad esprimersi dopo le prossime olimpiadi di Tokyo 2020.

Nel mentre, sul fronte professionistico, il mercato non potrebbe essere più florido visto il proliferare di competizioni su scala mondiale che vengono trasmesse in diretta su varie piattaforme con il conseguente giro di affari che ne deriva e che giustifica i guadagni di chi prende parte a questa nuova forma di lavoro.

Fra gli stipendi corrisposti dai relativi team di appartenenza, un po’ come se parlassimo di aziende per un lavoratore qualsiasi, e i montepremi messi in palio per i singoli eventi, raggiungere cifre a sei zeri non è altro che la normalità per i veri top-player.

Per gli scettici, siccome noi di Infodata ci sbilanciamo solo con i numeri, l’anno scorso abbiamo preso in esame i dati pubblicati dal portale esportsearning.com per vedere quale fosse la situazione in termini di guadagni degli “atleti virtuali”.

 

Nel grafico sono stati rappresentati i cento giocatori che hanno guadagnato di più in carriera con un confronto sull’anno 2018, aggiungendo anche l’indicazione di quale fosse il videogioco di riferimento per le loro entrate.

Il primo della lista a livello complessivo è KuroKy – al secolo Kuro Takhasomi – che in carriera (con i dati aggiornati allo scorso anno) si è portato a casa oltre quattro milioni di dollari, prevalentemente giocando a Dota 2 (uno strategico in tempo reale), mentre il numero uno per l’anno esaminato è stato JerAx (Jesse Vainikka) che, sempre grazie a Dota 2, ha incassato poco meno di 2,3 milioni sui 3,3 in carriera che lo posizionavano al sesto posto assoluto.

Non stupisce quindi che, considerando i cinque titoli più giocati (Dota 2, Counter Strike, League of Legends, StarCraft II e Fortnite), lo scorso anno si fosse già arrivati ad un totale di premi che sforava abbondantemente i trecento milioni di dollari, distribuiti su più di diecimila tornei a cui avevano partecipato circa ventimila giocatori.