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Ted dal 1984 a oggi: tutti i discorsi dei visionari tecnologici e non

Ormai ben noto in tutto il mondo, il marchio Ted nasce all’inizio del 1984 come singolo evento organizzato dall’associazione no-profit “The Sapling Foundation”, diventando poi nel 1990 un appuntamento annuale che, a partire da un taglio tecnologico-design, ha saputo diffondersi nel tempo in una moltitudine di settori, spaziando dal mondo scientifico a quello della cultura a 360 gradi.

Fondando la propria missione sul motto “ideas worth spreading”, le conferenze del TED si tengono sia nel Nord America, dove sono situate le due sedi principali di Vancouver e New York, sia in altri continenti come Europa ed Asia in cui intervengono speaker da ogni parte del mondo affrontando temi di carattere sempre diverso e declinato a seconda della tipologia di eventi.

Nel corso degli anni infatti, oltre all’evento annuale, sono nati nuovi format per le conferenze come ad esempio il TEDGlobal caratterizzato da un taglio più internazionale, il TEDMED con un focus primario sulla salute e la medicina, il TEDWomen orientato alle tematiche relative all’universo femminile, senza dimenticare i TEDx che, pur risultando come eventi indipendenti, hanno ricevuto ricevuta l’approvazione da parte di TED ed hanno come tratto distintivo la natura no-profit che va di pari passo all’assenza di compenso prevista per gli speaker e all’obbligo di rendere disponibile tutto il materiale secondo la licenza Creative Commons.

Nell’infografica che segue sono rappresentati tutti i discorsi TED pubblicati sul sito ted.com fino al 2017 e sono raffigurati da un marker circolare all’interno di un triangolo che ne misura il numero di visualizzazioni, il numero di commenti e la durata.
Ogni cerchio, tanto più grande quanto è alto il numero di visualizzazioni, è posizionato in modo da risultare più vicino al vertice per il quale ha ottenuto il risultato migliore confrontato con i valori massimi registrati tra tutti gli eventi.
Se ci fosse quindi uno speech che risultasse essere primo sia per visualizzazioni che per commenti, verrebbe collocato a metà strada tra i due rispettivi vertici e più o meno vicino al vertice della durata a seconda di quanto si sia il suo valore confrontato con quello massimo in termini di lunghezza dell’intervento.
Ogni marker è colorato con un gradiente che rappresenta il numero di lingue per le quali è stata realizzata una traduzione e varia dal blu scuro al verde intenso al crescere delle lingue previste.
In aggiunta, è possibile interagire con gli interventi ottenendone maggiori dettagli al passaggio/click del mouse /cursore in modo da avere un’idea di quanto ognuno di essi si sia avvicinato ai valori massimi per visualizzazioni, commenti e durata o addirittura cliccando sul link del pop-up per prendere visione della registrazione.

 

 

 

Come già anticipato, anche se in origine l’ambito delle conferenze aveva un carattere che spaziava tra tecnologia e design, con il passare del tempo i temi sono diventati molto più trasversali e non deve stupire se tra gli interventi più popolari compaiono quattro argomenti che hanno un’applicazione in qualunque ambito della vita.

L’attuale numero uno in fatto di visualizzazioni è lo speech di Ken Robinson, datato 2006 e dal titolo “Do schools kill creativity?” (le scuole uccidono la creatività?), arrivato a ben 47 milioni e che si interroga su come l’istruzione, pur fornendo ai ragazzi un percorso educativo, possa in un certo qual modo limitarli dal punto di vista creativo riprendendo una massima di Picasso in cui l’artista sosteneva che “tutti i bambini nascono come artisti”.

Gli altri tre interventi con almeno trenta milioni di visualizzazioni sono “Your body language may shape who you are” (il tuo linguaggio del corpo può dare forma a chi sei) di Amy Cuddy (43 milioni), “How great leaders inspire action” (come i grandi leader ispirano all’azione) di Simon Sinek (34 milioni) e “The power of vulnerability” (il potere della vulnerabilità) di Brenè Brown (31 milioni).

Considerando che il valore medio (si vedano box per interquantili rappresentati in toni di grigio per ognuno dei tre grafici relativi a visualizzazioni, commenti e durata affiancati ai vertici) delle visualizzazioni è pari a poco più di un milione, è evidente come i quattro casi appena citati risultino assolutamente dei punti di riferimento per tutte le conferenze che verranno.

Analogamente, per quanto riguarda i commenti ricevuti, a fronte di un valore medio pari a 117, “Militant Atheism” (ateismo militante) di Richard Dawkins è primo, e per ora inarrivabile, superando quota 6400 e distanziando di quasi 2000 commenti “Do schools kill creativity” che figura come secondo della lista, precedendo “Science can answer moral questions” (la scienza può rispondere a domande morali) di Sam Harris, arrivato a 3350.

Dando uno sguardo invece al vertice dove c’è una concentrazione maggiore di interventi, ossia quello della durata – caratterizzata di conseguenza da una distribuzione relativa (grafico in giallo) molto più estesa rispetto alle altre due metriche esaminate – al di là dell’individuare “Parrots, the unviverse and everything” (pappagalli, l’universo e tutto) di Douglas Adams, noto scrittore ed autore tra gli altri del ciclo di “Guida galattica per autostoppisti”, come discorso dalla durata maggiore a fronte degli oltre 86 minuti, c’è un altro dettaglio particolarmente interessante.

Esaminando il colore dei cerchi appare piuttosto evidente come all’aumentare della lunghezza degli interventi sia abbinato un minor numero di traduzioni in altre lingue, mentre nel caso di speech più concisi, e di conseguenza più spostati verso il centro-sinistra del grafico, il colore sia più tendente al verde, segnale di un numero maggiore di lingue disponibili oltre a quella originale.

Con ben 72 traduzioni, unico caso tra tutti quelli esaminati, “Try something new for 30 days” (Prova qualcosa di nuovo per 30 giorni) di Matt Cutts risulta primo in questa speciale graduatoria, facendo meglio delle 69 previste per “Weird, or just different?” (strambo, o solo diverso?) di Derek Sivers, e delle 66 di “8 secret of success” (8 segreti di successo) di Richard St. John.