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cronaca

Ecco perché le biblioteche hanno ancora senso, specie per chi non ha studiato

Recenti dati Istat  in merito all’utilizzo delle biblioteche in Italia, fanno emergere due aspetti importanti: primo, in media solo il 15% delle persone con più di 6 anni – quindi includendo anche gli studenti di tutte le età – ha frequentato una biblioteca nell’ultimo anno e solo il 60% di essi, cioè l’8% circa degli italiani, prende in prestito libri; secondo, che il gruppo che più usa la biblioteca per il prestito di libri è quello di chi non ha nemmeno la licenza media.

Il 76,9% delle persone con licenza elementare che frequenta la biblioteca è solito prendere in prestito dei libri, mentre fra i laureati usa il servizio di prestito solo il 63% di essi. Al contrario, frequenta la biblioteca per leggere e consultare giornali il 17% dei laureati, il 10% dei diplomati, l’8% di chi ha una licenza media e appena il 2% di chi non ha titolo di studio.

Questo nonostante nel complesso siano minori fra chi ha un titolo di studio inferiore sia le percentuali di lettori che quelle di utilizzatori di biblioteche. Il 24% dei laureati frequenta la biblioteca, contro il 9% dei diplomati, il 4,5% di chi ha la licenza media e l’1,4% di chi non ha alcun titolo di studio. Un gap molto maggiore rispetto al numero di lettori per titolo di studio: legge libri l’88% dei laureati e il 30% di chi non ha alcun titolo di studio.

Interessante è anche osservare quanto leggono le persone e quanto usano la biblioteca a seconda del tipo di occupazione. Fra i maschi, la percentuale di lettori fra operai e disoccupati è del 5% rispetto alla percentuale di lettori fra dirigenti, quadri, impiegati e imprenditori: il 12%. Differenze tutto sommato non così marcate. Ma soprattutto a leggere poco e ad andare ancora meno in biblioteca sono le casalinghe: il 51% di loro legge, di cui meno della metà più di 3 libri all’anno, e il 6% frequenta una biblioteca.

Che cosa ci dicono questi indicatori? Primo, che le biblioteche svolgono ancora oggi la funzione di importante presidio culturale e quindi sociale, garantendo l’accesso ai libri a chi altrimenti non potrebbe permettersi di leggere quando vorrebbe. Secondo, ci mostrano che dobbiamo fare di più per portare in biblioteca chi ha studiato di meno per attività che non siano il prestito, e per aumentare il numero di libri letti, non solo fra le fasce meno abbienti.

È ancora ampio infatti il gap fra laureati e non fra chi frequenta la biblioteca per accedere ad attività culturali che non siano prendere in prestito libri. Stando ai dati, pare che chi ha studiato di meno sia più restio a vivere la biblioteca come luogo di socialità. Non è un caso che i laureati in media frequentino la biblioteca un numero maggiore di volte rispetto a chi ha un titolo di studio inferiore. Partecipa a eventi in biblioteca il triplo dei laureati rispetto a chi ha un titolo di studio più basso.

Il vero problema è che in Italia si legge pochissimo, anche fra i laureati. La differenza fra il numero di libri letti in media dai laureati e da chi non ha nemmeno la licenza media non è infatti così elevata, e non certo perché chi non ha un titolo di studio legge molto: si tratta di un allineamento al ribasso.

Il 52% dei lettori laureati italiani legge al massimo 6 libri l’anno, come il 77% di chi non ha alcun titolo di studio. Sul versante opposto, legge più di 31 libri l’anno (cioè più di due al mese) il 5% dei lettori laureati e il 2% di chi ha solo la licenza elementare.

Il gap non è solo a livello di titolo di studio, ma anche marcatamente geografico: al sud si frequenta la biblioteca molto meno che nel resto d’Italia. Tranne la Sardegna, nel resto del Meridione meno di un abitante su 10 (ancora una volta, compresi gli studenti dai 6 anni in su) frequenta la biblioteca. Nel nord Italia le percentuali sono sempre superiori al 20% e in Trentino Alto Adige si supera addirittura il 30%.

Una possibile risposta a questo gap è che al sud si legge di meno. In Campania, la regione dove si legge di meno e dove si frequentano meno le biblioteche, i lettori sono il 42% della popolazione. Al nord i lettori sono più del 65% in ogni regione, a Trento oltre il 70% dei cittadini.