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cronaca

Gli sforzi dell’Europa per ridurre la CO2. Italia terza per emissioni

L’Europa continua nel suo sforzo di riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, con un calo dello 0,4% registrato nel 2016 rispetto all’anno precedente. Questo almeno a livello generale, perché se si guarda al singolo Stato la situazione è molto variegata. Per raccontarla al meglio, utilizzando i dati forniti da Eurostat in un recente rapporto sul tema, Infodata ha costruito questa infografica:

Nella mappa sono colorati in verde le nazioni che hanno ridotto le emissioni inquinanti, in rosso quelle che invece le hanno viste crescere. Più è scuro il colore, più è grande il valore, positivo o negativo che sia. E, guardando alla mappa, per una volta sono i Paesi del sud Europa ad aver fatto meglio di quelli del nord.

Da un lato infatti c’è Malta, che nel 2016 ha saputo ridurre le emissioni di oltre il 18% rispetto all’anno precedente. Dall’altro, invece, la Finlandia, dove la quantità di anidride carbonica emessa in atmosfera è cresciuta dell’8,5%. Lo stesso è avvenuto, seppure in maniera minore, in Danimarca, Germania e Francia. E l’Italia? Sta con Regno Unito, Portogallo, Estonia e Grecia dalla parte dei “buoni”, per lo meno dal punto di vista ambientale. Ovvero di coloro che sono riusciti a contenere la CO2 immessa in atmosfera.

Nello specifico, nel 2016 l’anidride carbonica tricolore finita nell’aria si è ridotta del 2,9% rispetto all’anno precedente. Un dato tanto più importante se si guarda alla seconda parte dell’infografica. Quella cioè che mostra la quota percentuale di emissioni di ciascun Paese europeo rispetto al totale. E che dice come l’Italia resti il terzo più grande “inquinatore” d’Europa. Con la concreta possibilità di salire al secondo posto, oggi occupato dalla Gran Bretagna, una volta che si sarà completata la Brexit.

Al primo svetta invece irraggiungibile la Germania, responsabile da sola del 22,9% delle emissioni inquinanti nel 2016. Come a dire che ogni quattro molecole di CO2 immesse nel cielo sopra l’Europa, una arrivava da auto, abitazioni o aziende tedesche. Quelle italiane, invece, hanno inciso per poco più del 10%. Una buona notizia per l’ambiente, dunque. Non per forza per l’economia: quell’anidride carbonica in meno potrebbe essere legata ad imprese che hanno smesso di produrre. Ma su questo il rapporto di Eurostat non fornisce indicazioni.

Ultimi commenti
  • Matteo |

    è falso. L’anidride carbonica che emette l’essere umano deriva dal carbonio che ha assunto per via alimentare; di conseguenza il carbonio che emette in atmosfera corrisponde a quello che ha sequestrato, in un ciclo che non porta quindi a nessun tipo di aumento di carbonio in atmosfera. Il problema è legato agli stili di vita, al conseguente utilizzo di combustibili fossili e quindi al conseguente rilascio di carbonio che è stato sequestrato in milioni di anni.

  • domenico riccio |

    Se la CO2 è prodotta dalla circolazione di autoveicoli, dal riscaldamento domestico e dalle centrali elettriche funzionanti a carbone, combustibili e metano, è normale che con crisi che abbiamo attraversato nel 2015/16 abbiamo più bassi valori di emissione di CO2. Aspettiamo a vedere i valori del 2017. A mio avviso occorre mettere mano, ( e siamo in notevole ritardo), alle energie rinnovabili e sopratutto alle tecnologie innovative, per avere un aria più pulita e tanto lavoro, che è quello di cui ne abbiamo enorme bisogno.

  • GIantampa |

    La diminuzione di anidride carbonica prodotta dalle industrie è certamente un fatto positivo, ma non risolverà il problema di fondo e cioè l’incremento costante della popolazione mondiale che è la causa principale del cambiamento climatico, dell’inquinamento e della deforestazione. Ogni persona adulta solo con il respiro produce 600,00 litri di anidride carbonica nelle 24 ore; un aumento della produzione sia di materie tecniche che alimentari, sia del consumo di acqua potabile, sia del inquinamento terrestre e marino, sia del consumo energetico. Bisogna avere il coraggio di urlare che il problema è e lo ripeto, l’aumento sconsiderato della popolazione mondiale.

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