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economia

Pil, debito ed export: come è cambiata l’Ue negli ultimi dieci anni

Il 25 marzo l’Unione europea ha festeggiato i 60 anni dalla firma dei trattati di Roma che diedero il via al percorso comunitario. Da allora il processo di integrazione è proseguito fino alla costituzione della moneta unica, l’euro, in circolazione dal 2002. Nel 2004, con il “big bang” l’Unione si è allargata accogliendo in un colpo solo 10 paesi, quasi tutti dell’Europa dell’Est. 60 anni di pace come non si erano mai visti prima. Con gli ultimi ingressi è arrivata a 28 Stati membri che contano più di 500 milioni di abitanti (e di consumatori).

Dalla festa per i 50 anni, nel 2007, a oggi molte cose sono cambiate: la crisi economica, importata dagli Stati Uniti, ha messo a dura prova la coesistenza nell’Unione che ora deve affrontare le spinte centrifughe euroscettiche, culminate nel 2016 con il referendum per Brexit con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Abbiamo cercato di raccontare attraverso l’andamento degli indicatori economici principali come è cambiata l’Europa, l’Unione europea, negli ultimi dieci anni. Tra Pil, debito, occupazione e produttività, l’Unione sembra ormai fuori dalla Grande recessione. L’Italia, purtroppo, è rimasta indietro e i grafici lo dimostrano in modo impietoso. La crisi del 2007 ha provocato l’aumento del debito pubblico in tutta l’Unione. Molti hanno iniziato il percorso di rientro, l’Italia non ancora. Il grafico dei saldi di bilancio mostra come la crisi abbia pesato sull’aumento dei deficit in tutti gli Stati membri, anche quelli più virtuosi. La Bce per favorire la ripresa ha messo in campo tutti gli strumenti a disposizione per riportare l’inflazione intorno all’obiettivo del 2%. La questione -lavoro resta quella più sensibile , ma spesso si dimentica che le competenze in questa materia sono soprattutto dei Governi nazionali. Il commercio con li Paesi extra-Ue ha beneficiato della ripresa mondiale . Il grafico mostra però quanto distacco ha accumulato l’Italia rispetto ai partner. Gli effetti della crisi non sono stati uniformi nei 28 Stati membri. L’Italia è uno di quelli in cui è cresciuto di più il numero delle persone a rischio povertà.