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economia

Misura le performance delle imprese: produttività, investimenti e costo del lavoro

I dati di Istat raccontano come le imprese dell’industria e dei servizi hanno realizzato nel 2014 un valore aggiunto pari a circa 688 miliardi di euro, l’1,5% in più (a prezzi correnti) rispetto al 2013, dopo due anni consecutivi di calo.
Il numero di addetti si è ridotto dell’1,5% sull’anno precedente mentre la produttività nominale del lavoro (espressa dal valore aggiunto per addetto) è aumentata del 3%. La spesa per investimenti è in espansione del 7,3% dopo essere stata in calo per tre anni consecutivi.
Sul piano settoriale, i servizi forniscono il contributo più ampio (57,5%) al valore aggiunto totale dell’industria e dei servizi, seguono industria in senso stretto (35,7%) e costruzioni (6,8%).
Nell’Info Data (dataviz by Andrea Gianotti) ci siamo concentrati nell’offrire la possibilità di visualizzare la posizione dei singoli settori sulla base delle variabili prese in considerazione da Istat: valore aggiunto per addetto, costo del lavoro medio, costo del lavoro su fatturato, investimenti sul fatturato e valore aggiunto sul fatturato). Decidendo quale variabile mettere sulle ascisse e sulle ordinate possiamo misurare per classe di addetti le performance dei settori e confrontare così la produttività del settore manifatturiero.  

Ecco alcune evidenze. Le imprese manifatturiere che esportano mostrano una performance economica migliore rispetto a quelle orientate esclusivamente al mercato interno: la produttività nominale del lavoro è infatti più che doppia (quasi 68mila euro contro oltre 30mila), la profittabilità è tripla (33,3% contro 11,0%) come pure l’intensità degli investimenti (9mila euro per addetto contro 3mila).
Le microimprese (meno di 10 addetti) contribuiscono per il 30,4% al valore aggiunto complessivo, le piccole e medie per il 38,7% e le grandi per il 30,9%.
Nove imprese su dieci sono micro, tre dipendenti su dieci nelle grandi imprese Le imprese attive nell’industria e nei servizi di mercato sono 4,3 milioni e occupano 15,6 milioni di addetti, di cui 10,8 milioni dipendenti. La dimensione media si conferma di 3,7 addetti.
 Nell’industria in senso stretto le imprese attive sono 418.284 (-2,5% rispetto al 2013), assorbono quasi 4 milioni di addetti (-1,9%) – in larga maggioranza dipendenti (3,4 milioni, quasi un terzo dei dipendenti complessivi) – e realizzano circa 246 miliardi di euro di valore aggiunto (+1,9%)
Nei servizi le imprese sono 3.316.491 (-0,1%), occupano 10,3 milioni di addetti (-0,6%), per il 36,2% indipendenti, e realizzano 396 miliardi di euro di valore aggiunto (+2,0%).
Il contributo delle microimprese al sistema produttivo è rilevante, dal momento che rappresentano il 95,4% delle imprese attive e il 47,1% degli addetti complessivi. Al loro interno quelle che hanno non più di un addetto sono poco meno di 2,5 milioni e realizzano circa un terzo del valore aggiunto che proviene dalle microimprese. Il peso delle unità produttive con meno di 10 addetti è ancora maggiore nel settore delle costruzioni, dove realizzano il 53,2% del valore aggiunto.
Dimensione e settore contribuiscono alla performance economica delle imprese Per il complesso delle imprese il valore aggiunto per addetto, ossia l’indicatore che rappresenta la produttività nominale del lavoro, ammonta a 44 mila 100 euro nel 2014 (+3,0% rispetto all’anno precedente).
Gli investimenti tornano a crescere in tutti i settori Nel 2014 le imprese industriali e dei servizi hanno sostenuto una spesa complessiva per investimenti fissi lordi di 85,3 miliardi di euro (+7,3% rispetto al 2013). Nel comparto dei servizi la spesa per investimenti è stata di 44,9 miliardi (+7,4%), nell’industria in senso stretto di 36,1 miliardi (+6,8%), nelle costruzioni di 4,2 miliardi di euro (+11,8%). In controtendenza rispetto al quadro generale positivo la performance delle micro imprese dei servizi, la cui spesa per investimenti si è ridotta del 2,8%, delle grandi imprese dell’industria in senso stretto (-7,0%) e delle imprese con più di 50 addetti delle costruzioni (-23,5%).
Manifattura: migliori performance per le imprese esportatrici Le imprese manifatturiere italiane esportano in media il 34,7% del fatturato ma le differenze settoriali e dimensionali sono notevoli. I comparti della fabbricazione di altri mezzi di trasporto e della fabbricazione di macchinari e apparecchiature n.c.a. vendono all’estero prodotti per oltre la metà del fatturato (rispettivamente 54% e 53,8%). L’esposizione sull’estero aumenta poi all’aumentare della dimensione aziendale: dal 9,3% del fatturato nelle microimprese, al 18% nelle unità con 10-19 addetti, al 28% nel segmento con 20-49 addetti, al 41,1% delle imprese con 50- 249 addetti, per giungere al 43,1% nelle grandi imprese
Al Nord oltre il 60 per cento del valore aggiunto nazionale Più di un terzo del valore aggiunto (37,8%) è prodotto nelle regioni nord-occidentali (dove risiede il 26,5% della popolazione2 ), il 25,2% in quelle nord-orientali (19,2% della popolazione). Complessivamente, quindi, il Nord produce il 63% del valore aggiunto nazionale, il restante 37% viene realizzato per il 20,5% dal Centro (19,9% della popolazione) e per il 16,5% dalle regioni del Mezzogiorno (34,4% della popolazione)
I gruppi di impresa. Nel 2014 i gruppi d’impresa in Italia sono oltre 95 mila, comprendono quasi 219 mila imprese residenti e occupano oltre 5,6 milioni di addetti, generando oltre 376 miliardi di valore aggiunto (il 54,7% del totale industria e servizi e il 70% delle società di capitali). La dimensione media delle imprese appartenenti a gruppi domestici è di 12,5 addetti, contro 78,6 dei gruppi multinazionali esteri e 87,3 dei gruppi multinazionali a controllo nazionale.
Il 75,5% dei gruppi ha una struttura elementare (1-2 imprese attive); quelli con strutture più articolate (più di 10 imprese residenti) sono la minoranza ma hanno un impatto importante sull’occupazione (31,7% di addetti).
Le imprese manifatturiere appartenenti a gruppi presentano, in media, un livello di produttività prossimo a quello delle grandi imprese. Tuttavia, per i gruppi domestici i livelli di produttività sono prossimi a quelli delle piccole e medie imprese mentre per i gruppi multinazionali risultano superiori a quelli delle grandi.

Articolo pubblicato il 27 ottobre 2016