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tecnologia

Sociophysics: il senso della fisica applicata al comportamento sociale

Ventiquattro anni fa il premio Nobel per l’economia Paul Krugman scrisse: “L’economia è più difficile della fisica ma per fortuna non è così difficile come la sociologia”. In realtà tra la fisica e le scienze sociali ci sono da tempo segni di contatto, proprio grazie all’applicazione dei modelli computazionali allo studio del comportamento dell’uomo. L’interesse più recente dei fisici ai problemi socioeconomici è legato in parte dalla disponibilità dei cosiddetti Big Data. A metà degli anni ’90, i fisici iniziarono ad analizzare i Big Data dai mercati finanziari con lo stesso entusiasmo che avevano a metà degli anni ’80 per i Big Data dagli esperimenti di fisica delle alte energie. Lo sviluppo dell’econofisica è stato il risultato. A metà degli anni 2000, i fisici si interessarono ai Big Data disponibili attraverso Internet in generale e attraverso i social network online in particolare. Come nel caso dell’econofisica, le prime incursioni erano spinte dalla curiosità nella ricerca di modelli caratteristici nei dati e nelle leggi statistiche universali. Oggi si lavora su studi più specifici con obiettivi di carotaggio in ambiti controllati.

Kimmo Kaski è uno dei pioniere nello studio della fisica computazionale e della sua applicazione in sistemi complessi e in aree scientifiche emergenti come l’econofisica e la sociofisica. Professore di informatica presso la Scuola di Scienza dell’Università di Aalto in Finlandia ha firmato numerosi articoli scientifici. “Ora gli approcci empirici sono diventati accettabili, al punto di diventare presto parte del normale modo di fare ricerca nelle scienze sociali”, ha detto Kimmo Kaski in un’intervista. Il suo lavoro e quello di molti altri scienziati è quello di utilizzare i metodi della fisica computazionale per analizzare e modellare i dati delle interazioni sociali allo scopo di realizzare delle simulazioni e quindi individuare dei modelli predittivi. Un suo studio particolarmente interessante si trova qui , ed è stato pubblicato alcuni giorni fa.  Negli ambienti urbani ma anche in quelli rurali, le “impronte digitali” rilevate da sensori, immagini e telefonini sono diventate un’area attiva di ricerca. Nello studio si analizzano i set di dati provenienti dai telefonini (in forma anonima chiaramente).

Lo studio è teorico e incentrato sui modelli di validazione delle teorie delle reti. Ma proprio per questo è un nuovo importante mattone per allargare questo tipo di analisi al di fuori dei confini tradizionali.