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Trump e gli oltre 35mila tweet che ha scritto

Oltre 35mila tweet. Questo è il numero stimato di messaggini pubblicati su Twitter da Donald Trump. Correva l’anno 2009 e da allora l’utilizzo di questo social network, da parte del presidente degli Stati Uniti d’America, ha ricevuto numerose attenzioni – e numerose critiche – da parte del mondo dei media. Il motivo è semplice: Trump può essere definito un vero e proprio “Troll in Chief” per l’uso sconsiderato e spesso immoderato di tale social. Il 45esimo presidente degli Stati Uniti ha assunto – e continua ad assumere – un comportamento “politicamente scorretto”, con la pubblicazione di tweet arrabbiati, polemici e dal contenuto spesso offensivo o incentrato su notizie ed eventi non reali.
Una condotta decisamente poco comune per un capo di Stato. E che, nel caso di un utente qualunque, Twitter avrebbe punito bloccando l’account. Nel caso del presidente la piattaforma social ha deciso invece di non intervenire, fornendo una ragiona ben precisa:” Twitter è qui per servire e aiutare il progredire della conversazione pubblica globale. I leader mondiali eletti svolgono un ruolo cruciale all’interno di quella conversazione, […] bloccare un leader mondiale da Twitter o rimuoverne i tweet controversi nasconderebbe informazioni importanti che le persone dovrebbero essere in grado di vedere e dibattere.” (http://bit.ly/2BmvvuO e http://bit.ly/2n3nAyn)
Particolarmente interessante poi il comportamento del presidente in relazione a determinate tematiche, come le fake news che sembrano essere molto predilette, e soprattutto la sua condotta nei mesi cruciali antecedenti e successivi al 20 gennaio 2017, data del suo insediamento alla Casa Bianca.
È possibile constatare come in fase di campagna elettorale Trump si trasformi nel re delle promesse: il Washington Post ha contato fino a 282 promesse, stravaganti e non. La più strana richiesta del Presidente è stata quella di non voler mangiare i biscotti Oreo finché Nabisco, l’azienda americana che li produce, non riporterà l’intera produzione dal Messico agli Stati Uniti.
La corsa alla Casa Bianca è stata dunque costellata di numerosi Tweet, in cui Trump ha dato prova delle sue abilità: i social si trasformano così in una piattaforma di aggiornamento dei primi sfogli della campagna elettorale, ma anche un modo politicamente scorretto per giocare e attaccare la sua avversaria, la democratica Hillary Clinton: “Hillary just gave a disastrous news conference on the tarmac to make up for poor performance last night. She’s being decimated by the media!” e ancora “That is a reason to NOT Vote for Hillary Clinton. Vote for Liberty! Vote for @realDonaldTrump”.
Il tweet più famoso è quello contenente un chiaro riferimento allo scandalo “Sexgate” che coinvolse il marito ed ex Presidente degli Stati Uniti d’America Bill Clinton e la stagista Monica Lewinsky: “Se Hillary Clinton non riesce nemmeno a soddisfare il suo uomo, cosa le fa pensare di poter soddisfare l’America?”. Il tweet è stato poi immediatamente cancellato dal suo staff.
Dall’analisi dei tweet emerge, dunque, un’attività denigratoria nei confronti della concorrente, ma non solo: il rapporto tra Trump e Islam si presenta sempre più problematico, tant’è vero che il candidato alla Casa Bianca, dopo gli attentati di Parigi e San Berdardino, ha deciso una chiusura delle frontiere americane per tutte le persone di fede musulmana, ribadendo come una politica anti – Islam fosse necessaria finché non si fosse realmente compresa e trovata una soluzione a questo problema.

Infografica delle parole chiave sui tweet di Trump dall’8 settembre 2016 all’8 novembre 2016

 

La seguente infografica contiene le parole chiave dei tweet di Trump pubblicati dall’8 novembre 2016 all’8 gennaio 2017:

 

Dal confronto tra le due infografiche è possibile constatare come le parole predilette da Trump rimangano più o meno le stesse. Una parola, in particolare emerge e prevale su tutte le altre: “false”. Il presidente presta particolare attenzione a questa tematica e che si ricollega a un’altra questione particolarmente importante relativa ai tweet postati da Trump: le fake news. Come già sottolineato, infatti, il tema delle bufale in rete risulta essere particolarmente caro al presidente sotto diversi aspetti: da una parte molti tweet vedono contenuti potenzialmente classificabili come falsi, dall’altra il presidente stesso è solito accusare diversi media di disinformare i propri lettori. È recente la notizia relativa ai “fake news awards” indetti da Trump. Il 17 gennaio 2018 il presidente, attraverso il suo canale Twitter, ha pubblicato le undici notizie che secondo lui avrebbero attaccato e danneggiato la sua credibilità nel corso dell’anno appena trascorso. Nello stesso tweet è presente anche il link che rimanda alla pagina del Partito Repubblicano, avendo come risultato più di 25 mila retweet e il sito reso per diverse ore inaccessibile. Sul podio delle fake news, risulta collocato Paul Krugman del “New York Times”, che ha affermato che con Trump l’economia non si sarebbe mai ripresa. “Premiato” anche il Time per avere scritto che Trump avesse rimosso il busto di Martin Luther King dallo studio ovale della Casa Bianca. In risposta a tale classifica il Washington Post ha denunciato le innumerevoli dichiarazioni false del Presidente.

La seguente è l’infografica contenente i tweet incentrati, appunto, sulle fake news.

La guerra delle notizie continua così ad andare avanti.

Alla luce dell’analisi condotta, sorge spontanea una domanda: il comportamento dell’attuale presidente ha dato vita a un nuovo modo di comunicare? È la prima volta, nell’era dei social network, che una figura istituzionale di tale calibro usi un account ufficiale in maniera “non ufficiale”. Linguaggio informale, insulti, attacchi diretti, sono soltanto le caratteristiche del personaggio Trump oppure stiamo assistendo ad una rivoluzione mediatica e linguistica che coinvolgerà anche la politica futura? In ogni caso The Show Must Go On.

Master Comunicazione e Media Digitali 2017/201. Articolo realizzato dagli studenti dei Master della Business School del Sole 24 Ore

Roberta Cannizzo @robertacanni

Paola Rachele Perno @PaolaRP92

Ornella Russo @ORusso106

insieme a

Luca Tremolada @lucatremolada,

Andrea Gianotti @andreagianotti 

Riccardo Saporiti @sapomnia