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cronaca

Vaccini: i numeri dell’epidemia di morbillo. Nel Lazio più casi

Poco meno di 5mila casi di morbillo e quattro decessi. Sono i numeri dell’epidemia che ha colpito il nostro Paese nel corso del 2017. Per capire le dimensioni del fenomeno: secondo l’Istituto Superiore di Sanità, che ha diffuso i dati, il 35% delle persone che in Europa si sono ammalate tra il 30 novembre del 2016 ed il 1 dicembre dello scorso anno vive in Italia. O, in quattro casi, viveva.

 

Il numero di contagi non è distribuito in maniera uniforme sul territorio nazionale. Si va dai 1.699 casi registrati nel Lazio all’unico paziente residente in Valle d’Aosta. Per capire, però, quanto effettivamente un territorio sia stato colpito, occorre normalizzare il dato. Calcolando, come fa lo stesso ISS, l’incidenza della malattia. Ovvero il numero di persone contagiate ogni 100mila abitanti. A livello nazionale lo scorso anno sono state 8,2.

 

 

La mappa mostra in arancione quelle regioni in cui l’incidenza è stata maggiore rispetto alla media nazionale, in azzurro quelle nelle quali è stata minore. Più la tonalità è scura, più ci si allontana dal dato medio.

 

L’incidenza conferma come il Lazio sia stata la regione maggiormente colpita dall’epidemia di morbillo. Qui infatti si sono registrati 28,8 casi ogni 100mila abitanti, più di tre volte tanto il dato nazionale. Situazioni molto problematiche anche in Piemonte, con 14,3 casi ogni 100mila residenti, e in Abruzzo (13,10 ogni 100mila persone). In fondo alla classifica i due casi del Molise, che con 0,6 ogni 100mila persone ne fanno la regione con l’incidenza più bassa. Beninteso, si tratta comunque di due casi di troppo, visto che stiamo parlando di una patologia tranquillamente prevenibile attraverso un vaccino, disponibile dall’inizio degli anni ‘80 e reso obbligatorio dalla legge Lorenzin dello scorso anno.

 

Oltre alla distribuzione geografica, però, è interessante tenere conto anche dell’incidenza della malattia per classe di età. Il numero maggiore di casi, pari a 2.855, si è registrato nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 39 anni. Calcolando però l’incidenza, ovvero il numero di contagiati ogni 100mila persone appartenenti alla stessa classe di età, il discorso cambia.

 

 

Come si può notare, la fascia maggiormente colpita è quella tra 0 e 4 anni. I bambini più piccoli, insomma. Lo scorso anno si sono ammalati di morbillo 34,78 bimbi ogni 100mila. E questo apre a due considerazioni. La prima riguarda l’importanza di rispettare il calendario vaccinale, che prevede la somministrazione della prima dose del vaccino contro il morbillo tra il 13simo ed il 15simo mese di vita. Ovvero quando il bambino rientra nella fascia di età che è stata più colpita nel 2017.

 

La seconda ribadisce l’importanza di raggiungere l’effetto gregge, ovvero una copertura vaccinale pari ad almeno il 95%. Questo è l’unico modo per proteggere dalla malattia i bambini con meno di un anno di età, che sono ancora troppo piccoli per vaccinarsi e devono contare sulla protezione di gregge per non contrarre questa malattia. Mentre i dati di copertura a 24 mesi per i nati nel 2014, gli ultimi resi noti dal ministero della Salute, dicono che solo l’87,26% di questi bambini è stato protetto contro il morbillo. Aver reso obbligatorio il vaccino certamente aiuterà a far salire le coperture, ma la strada verso l’effetto gregge è ancora lunga.