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United Ventures investe 10 milioni in brumbrum. I numeri dell’auto commerce

 

United Ventures, il gestore italiano indipendente di venture capital specializzato nei settori del software e delle tecnologie digitali, ha concluso la prima operazione del nuovo fondo UV2 nel round d’investimento, cosiddetto Series A, di complessivi 10 milioni di euro. Il finanziamento andrà a Brumbrum (www.brumbrum.it), il primo rivenditore diretto di auto online in Italia.
Per United Ventures, guidata da Paolo Gesess e Massimiliano Magrini, UV2 ha l’obiettivo di raccogliere nel corso del 2018 fino a 120 milioni di euro. Per il mercato invece si tratta della prima grande operazione di investimento del 2018 che segue la prima exit del mondo startup. Parliamo di WinMedical passata di mano a inizio gennaio per effetto dell’acquisizione operata da Ab Medica, azienda milanese specializzata in tecnologie medicali. Due segnali positivi quindi per il nostro piccolissimo ecosistema di startup.
La storia di Brumbrum è una storia particolare ma emblematica della portata delle dinamiche di rete in un settore tradizionale come quello dei concessionari d’auto e della vendita di autovettore in generale.
Brumbrum nasce nel 2016 e diventa startup innovativa. Viene fondata un anno prima da Alberto Genovese (Facile.it) e da Francesco Banfi(ex McKinsey). Nel luglio del 2016 sono entrati una serie di partner industriali tra cui il gruppo Intergea di Torino e Roberto Testore, ex ad di Fiat. La maggioranza del capitale resta comunque nelle mani dei due fondatori: «L’idea di Brumbrum nasce guardando di numeri di questo settore animato dai concessionari e dagli altri rivenditori dell’usato. In Italia – sottolinea Banfi – la distribuzione dell’autoveicolo è frammentata e molto locale. Manca un vero operatore nazionale come invece accade in Francia e Germania. Non c’è, come dire, l’Esselunga dell’automobile».
Il modello di business di Brumbrum però si ispira più ad Amazon, anche se si limita all’auto usata. «Abbiamo capito subito che il “nuovo” non era un business interessante per noi. Ci sono pochi soldi e poi devi sottostare ai vincoli delle case madri. Inoltre senza controllare la proprietà della vettura era impossibile valutarne la qualità e cambiare l’esperienza di acquisto».
Brumbrum infatti si occupa di auto usate, è proprietaria dei veicoli che vende e certifica ogni mezzo, dalla meccanica alla carrozzeria, dall’elettronica ai freni alle certificazioni a supporto.
Come funziona? Si va sul sito, si cerca l’auto, si può anche chiamare il call center e se il cliente è convinto si paga online. Il cliente-utente può anche decidere di chiedere un finanziamento e in 48 ore può ritirarla direttamente il veicolo o riceverlo a casa entro una settimana. Esiste anche il reso gratuito entro 14 giorni o 1.000 Km di percorrenza.
Per il settore del commercio elettronico Brumbrum non rappresenta nulla di particolarmente innovativo. Per il mondo dell’automobile usata invece è una novità che punta a cambiare le regole del gioco di questo settore. L’e-commerce dell’auto ha messo il pepe sulla coda dei concessionari. Negli Stati Uniti ci sono startup che hanno già messo online l’intero processo di acquisto dell’auto. Solo l’usato a causa delle leggi in franchising e della dipendenza dei produttori dalle reti dei concessionari. Le startup di auto usate hanno infatti raccolto 2,9 miliardi di dollari a livello globale nel 2016, e puntano per il 2017 a superare quota 3 miliardi, secondo i dati di CB Insights. Per esempio, Vroom, scrive Bloomberg, è una startup di tre anni che compra, rimette a nuovo e consegna auto usate alle soglie degli acquirenti senza farle visitare una concessionaria. L’azienda ha venduto 50mila veicoli l’anno scorso e ha registrato un fatturato di 1,1 miliardi, secondo quanto dichiarata a Bloomberg dal ceo Paul Hennessy. Il risultato è che negli Stati Uniti anche i concessionari hanno incominciato ad abbracciare il digitale