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cronaca

Unioni civili, a dire “sì” sono soprattutto gli uomini. Scopri come è andata nelle città

Sono soprattutto le coppie maschili a decidere di formalizzare il loro legame costituendo un’unione civile. La tendenza è netta nelle 21 città capoluogo delle regioni e delle province autonome, dove è tra uomini il 76% delle unioni “celebrate” fino al 31 gennaio scorso, vale a dire 714 su 942. Mentre solo 228 sono state le unioni civili formate da donne.

La città dove si concentra il maggior numero di unioni civili è Milano. Nel capoluogo lombardo sono infatti state costituite 261 unioni tra coppie gay fino al 31 gennaio scorso, 92 sono le richieste di registrazione in Comune dei “sì” detti all’estero e altre 142 sono le “celebrazioni” già prenotate per i prossimi mesi. In totale sono 495 delle 1.690 unioni civili già costituite o in programma nei prossimi mesi nei capoluoghi. Ma Milano non è in testa alla classifica delle unioni civili solo per numeri assoluti, ma anche se si mette in relazione il dato con gli abitanti. In città le unioni civili sono infatti 36,8 ogni 100mila abitanti.

Restando ai numeri assoluti delle unioni civili, dietro Milano ci sono Roma, dove le unioni gay (considerando sia quelle già “celebrate”, sia quelle prenotate) sono 430, e Torino, con 202 “sì” tra coppie omosessuali. Ma la classifica cambia, in parte, se i dati si guardano alla luce del numero degli abitanti. Bologna sale infatti alla seconda posizione (101 unioni, 26,1 ogni 100mila abitanti) e Torino conferma il terzo posto (22,7 unioni ogni 100mila abitanti). Roma scende invece all’ottavo posto, con 15 unioni ogni 100mila abitanti. E in coda alla classifica c’è tutto il Sud. A Napoli, la terza città più popolosa d’Italia, le unioni sono 87, vale a dire 8,9 ogni 100mila abitanti. E ci sono centri dove i numeri sono ancora a zero: Catanzaro, Campobasso e Potenza, anche se in quest’ultimo caso c’è una prenotazione per aprile.

È quanto emerge dall’indagine che Il Sole 24 Ore ha condotto a poco più di otto mesi dall’entrata in vigore, il 5 giugno 2016, della legge 76 (la “Cirinnà”). Una legge che ha raggiunto la piena attuazione con l’entrata in vigore, sabato 11 febbraio, di tre decreti legislativi. Il primo adegua le regole dello stato civile, superando il decreto-ponte che ha permesso di costituire le prime unioni da agosto. Gli altri due allineano alla nuova legge le norme penali e quelle di diritto internazionale privato.