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Affittare casa? Rende più a Messina, meno a Lecco o a Padova

Tutti sanno che le imposte sulla casa sono aumentate e gli affitti sono diminuiti. Ma non tutti sanno dove sia meglio (o peggio) possedere un’abitazione da dare in locazione: a Lecco, ad esempio, chi sceglie la cedolare secca – su un contratto a canone libero – vede svanire tra tasse e spese di manutenzione il 47% del canone incassato, e la percentuale arriva al 66% se il proprietario applica la tassazione ordinaria con un’aliquota Irpef medio-alta. Un record, tra i capoluoghi di provincia. Anche se si tratta di un primato tutto sommato relativo, perché altre città come Padova, Viterbo, Torino, Pordenone e Verona seguono a brevissima distanza.

All’estremo opposto, a Messina, le percentuali si abbassano al 37% (cedolare) e al 55% (tassazione ordinaria). Qui, così come a Pistoia, Lucca, Rimini, Sassari e Palermo la somma di Imu, Tasi, imposte sui redditi e spese di gestione si rivela un po’ più leggera in termini relativi. VAI ALL’ARTICOLO

Affitti
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Se poi si prendono in considerazione i rendimenti rispetto all’investimento iniziale di acquisto dell’abitazione, anche qui le cose cambiano da città a città: per capire quanto è effettivamente redditizio l’investimento bisogna confrontare il guadagno con il valore medio di mercato della casa e si scopre così che il ritorno annuo sul capitale investito per l’acquisto dell’alloggio va dal 3,2% medio di Livorno (con la cedolare) all’1,8% di Salerno (con la cedolare).

Elaborazione dati: Cristiano dell’Oste