Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
tecnologia

iPhone price index: ecco dove non conviene perdere o rompere il telefonino della Apple

In tempi di dazi, sancita la fine della globalizzazione siamo tornati a guardare quanto costano e dove prodotti e servizi. Siamo cioè tornati a capire se conviene o no prendere un prodotto fuori dall’Europa. Per esempio,  il prezzo dell’iPhone 16 Pro negli Stati Uniti è di 1.079 dollari, ma in molti altri Paesi il prezzo è molto più alto. Tasse e dazi all’importazione, in particolare, rappresentano gran parte della differenza, mentre le oscillazioni valutarie e l’inflazione contribuiscono ad aumentare i costi. In base ai dati rilevati da Deutsche Bank in questo ricchissimo report apprendiamo che per esempio non conviene perdere o rompere l’iPhone in Turchia, Brasile, Egitto, India o nei Paesi nordici: lì costa fino al doppio che negli Stati Uniti. Al contrario, gli USA restano uno dei mercati più convenienti, secondi solo alla Corea del Sud, dove la concorrenza con Samsung spinge i prezzi più in basso.

 

 Apple ragiona in dollari: se la valuta locale si indebolisce, il prezzo sale. È il caso di Paesi come Turchia, Brasile o Egitto, dove svalutazioni e inflazione elevata hanno reso l’iPhone un bene quasi di lusso. In Turchia a far salire i prezzi sono le tasse elevate, tra cui un’imposta del 50% sui beni di lusso, oltre all’IVA, tra le altre. Al secondo posto si colloca il Brasile, dove un iPhone costa 1.835 dollari, circa il 70% in più rispetto agli Stati Uniti. Come in Turchia, i dazi sulle importazioni e le molteplici tasse fanno salire notevolmente i prezzi. In Europa, la Svezia ha i prezzi più alti per l’iPhone, mentre la Svizzera quelli più bassi. Il divario tra i due paesi nel 2025 è di 218 dollari, con le tasse che ancora una volta incidono in gran parte sulla differenza. Nel frattempo, l’unica eccezione è la Corea del Sud, dove gli iPhone costano addirittura l’1% in meno rispetto agli Stati Uniti, arrivando a 1.063 dollari.

Quindi in Europa? Da noi il prezzo è gonfiato dall’IVA, che varia tra il 20 e il 25%, e da eventuali dazi sull’importazione. Nei Paesi nordici la combinazione di IVA alta e costi di distribuzione fa lievitare i listini. In Australia, al contrario, la GST al 10% mantiene i prezzi più contenuti.

Il caso della Corea del Sud. Qui i prezzi restano bassi perché Apple deve misurarsi con il rivale Samsung: la concorrenza obbliga Cupertino a tenere il listino più aggressivo. Negli Stati Uniti, mercato domestico e cuore del business, Apple può mantenere prezzi relativamente competitivi grazie a volumi di vendita e catena logistica ottimizzata.

Per approfondire. 

Dinosauro Apple? Quanto pesano i ritardi nell’intelligenza artificiale sul futuro degli iPhone

L’iPhone Air è il risultato dell’ossessione verso l’efficienza dei chip

Gli Ai Phone, le promesse generative e il rebus della Apple Intelligence #Ascanio