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La distribuzione della ricchezza nel mondo continua a essere uno dei temi più dibattuti e complessi del nostro tempo

La distribuzione della ricchezza nel mondo continua a essere uno dei temi più dibattuti e complessi del nostro tempo, ma nonostante i progressi economici registrati in molte aree del pianeta, la distanza tra chi possiede grandi patrimoni e chi fatica ad accumulare risorse rimane profonda.
In alcuni paesi, il benessere è diffuso in modo relativamente omogeneo tra la popolazione, mentre in altri si osserva una forte concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi individui, così come esistono economie che vantano un numero elevato di milionari, ma con livelli di ricchezza media e mediana tra i cittadini che raccontano una realtà meno uniforme e più polarizzata.
Ne emerge quindi uno scenario globale in cui il concetto di “ricchezza” non possa essere interpretato in modo univoco, ma debba essere letto attraverso molteplici lenti, che tengano conto sia della distribuzione interna ai singoli paesi, sia delle differenze tra le diverse economie mondiali.
Specialmente in merito al primo punto, noi di Info Data abbiamo deciso di affidarci ai numeri pubblicati dal Global Wealth Report 2025, pubblicato da UBS, per dare uno sguardo ad alcuni degli aspetti con cui si può misurare la distribuzione della ricchezza, sempre tenendo a mente di come questo concetto sia influenzato da una moltitudine di fattori.
Nei grafici che seguono sono riportati i top 25 paesi su scala mondiale per quello che riguarda la distribuzione della ricchezza misurata per media (in blu), per mediana (in arancio) e per numero di milionari (in verde).
Prima di addentrarci nei dati, facciamo un piccolo ripasso per ricordare la differenza tra la media (average) e la mediana (median) così da non creare confusione.
La prima rappresenta la somma di tutti i valori divisa per il numero di elementi costituenti della somma ed è molto sensibile agli estremi: se dieci persone hanno un totale di dieci milioni di dollari, la media è un milione a testa, anche se magari una sola persona possiede nove milioni e le altre nove hanno solo 111 mila dollari ciascuna.
La seconda rappresenta invece il valore che si colloca esattamente al centro della distribuzione di tutti i valori, risultando così molto meno impattata dagli estremi proprio perché è molto più rappresentativa del “valore tipo”, a prescindere da quanto alto o basso possano essere i valori che delimitano il campione.

In generale, la ricchezza media per adulto supera in modo significativo quella mediana in tutti i paesi analizzati, spesso con un divario che arriva anche a raddoppiare il valore mediano.
Tuttavia, è proprio la classifica basata sulla ricchezza mediana a riservare le maggiori sorprese.
Esistono infatti realtà discretamente agiate che, pur non emergendo tra i primi posti per ricchezza media, si collocano nelle posizioni più alte della graduatoria della ricchezza mediana per adulto, sfuggendo così all’attenzione pubblica nonostante un benessere più diffuso nella popolazione, ma andiamo con ordine.
Osservando i vertici delle due graduatorie, si nota come, in termini di ricchezza media per adulto, la Svizzera occupi il primo posto con oltre 687mila dollari per adulto, seguita dagli Stati Uniti e da Hong Kong SAR, che superano rispettivamente i 620mila e i 601mila dollari, con Lussemburgo e Australia che completano la top 5 avendo valori comunque superiori ai 500mila dollari.
Tuttavia, il quadro cambia sensibilmente se si guarda alla ricchezza mediana, ossia quella che rappresenta più fedelmente la “ricchezza tipica” di un cittadino medio, non influenzata dalle grandi concentrazioni di ricchezza in mano a pochi individui.
Da questo punto di vista, il Lussemburgo conquista il primo posto con oltre 395mila dollari per adulto, un dato che, tra l’altro, lo vede guadagnare terreno rispetto alla quarta posizione ottenuta nella classifica della ricchezza media.
Anche l’Australia si distingue positivamente, passando dalla quinta posizione nella media alla seconda nella mediana, segno di una distribuzione della ricchezza più uniforme tra la popolazione, seguita dal Belgio che occupa l’undicesima posizione per ricchezza media, balzando invece al terzo posto nella graduatoria della ricchezza mediana, un risultato che evidenzia come il benessere sia più diffuso e meno concentrato rispetto ad altri contesti.
Al contrario, alcuni paesi mostrano una forte discrepanza tra le due metriche, indice di profonde disuguaglianze interne, come nel caso degli Stati Uniti, secondi nella classifica della ricchezza media, ma soltanto quattordicesimi nella mediana, a testimonianza di una concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi.
Situazione analoga si registra in Svizzera che, pur guidando la classifica della ricchezza media, si colloca solo al settimo posto per la ricchezza mediana.
Non mancano poi casi in cui le posizioni tra le due classifiche si mantengono sostanzialmente stabili, come per Hong Kong SAR e la Danimarca, entrambe ben posizionate in entrambe le graduatorie, segno di contesti con buoni livelli di ricchezza, pur senza grandi squilibri.
Curiosa la situazione dell’Italia, che si colloca nella parte bassa della classifica per ricchezza media, ma risale sensibilmente nella graduatoria della mediana, posizionandosi al tredicesimo posto.
Questo risultato suggerisce che, sebbene la ricchezza media sia relativamente contenuta, la distribuzione della stessa è più equa rispetto a paesi con forte concentrazione di patrimoni.
Il confronto tra le due classifiche mette così in evidenza che la ricchezza media, spesso gonfiata dalla presenza di pochissimi individui estremamente facoltosi, non sempre riflette il benessere reale della maggioranza della popolazione, mentre la ricchezza mediana, al contrario, offre uno spaccato più realistico, e in alcuni casi, come per Belgio, Australia e Lussemburgo, rivela paesi con una distribuzione della ricchezza più equilibrata rispetto a quanto la sola media potrebbe far supporre.
E se gli estremi rischiano appunto di gonfiare il valore medio, non potevano chiudere con la classifica dei paesi con la maggior concentrazione di miliardari, visto che poi sono quelli di cui spesso si parla.
Come prevedibile, gli Stati Uniti guidano nettamente la graduatoria con oltre 23,8 milioni di milionari, una cifra che evidenzia l’enorme concentrazione di ricchezza nel paese ma che va letto alla luce delle profonde disuguaglianze interne: se da un lato gli USA figurano al secondo posto per ricchezza media per adulto, dall’altro scendono al quattordicesimo nella classifica della ricchezza mediana, mettendo in luce come il patrimonio elevatissimo di pochi individui incide notevolmente sulla media, ma non rappresenta il benessere diffuso.
Segue, a grande distanza, la Cina continentale con 6,3 milioni di milionari, un dato che testimonia la rapida crescita di una fascia benestante in un contesto ancora caratterizzato da forti disparità, in cui – anche in questo caso – il numero elevato di individui ricchi convive con un livello medio di benessere della popolazione ancora distante da quello dei paesi occidentali più avanzati.
Tra le prime posizioni troviamo anche Francia, Giappone, Germania e Regno Unito, tutti con un numero di milionari compreso tra i 2,6 e i 2,9 milioni ma che pur mostrando dati significativi in termini assoluti, si collocano diversamente nelle classifiche di ricchezza media e mediana: ad esempio, la Francia si posiziona relativamente indietro sia nella media che nella mediana, il che suggerisce che la presenza di milionari non sempre si traduce in un’ampia diffusione della ricchezza nella popolazione.

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