Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
cronaca

Cosa misura l’Animal Right Index? Parte 2

 

 

Animal Right Index è un indicatore sviluppato e pubblicato su theswiftest.com che, con i dati al 2021, ha fornito un quadro comprensivo di 67 nazioni sparse per il mondo, analizzate secondo una metodologia costituita da nove fattori. Nei grafici sopra sono stati rappresentati i 67 paesi censiti nell’analisi andando a visualizzare in prima istanza i quattro fattori numerici con dei cerchi associati ad un gradiente che spazia dal rosso intenso per i voti negativi e che vira verso il verde per quelli positivi, attraversando una palette semaforica. Sulla base del dispositivo con cui state leggendo l’articolo, la visualizzazione sarà ottimizzata per garantirne una fruizione che non comprometta la leggibilità: da desktop e tablet i cerchi saranno presentati in maniera concentrica andando a formare una sorta di “bersaglio”, mentre da telefono, per ogni paese saranno presenti i 4 cerchi uno di fianco all’altro.

In entrambi i casi, le nazioni sono ordinate in modo decrescente partendo dai valori più alti dell’Animal Right Index che compare sotto l’indicazione del paese di riferimento da desktop oppure come quinto cerchio da mobile.
Per consultare poi i valori dei cinque fattori categorici che possono assumere i valori di Yes (verde), Partial (arancio) e No (rosso), si potrà ricorrere ai tooltip generati al passaggio del mouse o al click da telefono che riporteranno la situazione di ogni nazione selezionata.

Dando un’occhiata ai dati, ci sono tre paesi che spiccano, non fosse altro per il fatto che sono gli unici ad avere conseguito un punteggio superiore alla quota “tonda” di cinquecento: guida la classifica il Lussemburgo con 519,7 punti, seguito in seconda piazza dal Regno Unito (506,4) con l’Austria che chiude il podio a quota 501,7.
Già solo osservando queste tre nazioni è possibile notare come la distribuzione del colore per i quattro indicatori numerici sia già molto eterogenea ed il che la dice lunga su quali possano essere le diverse politiche sul tema dei diritti degli animali in giro per il mondo.
Volendo chiudere la lista dei “migliori” dieci paesi, si trovano Repubblica Ceca (498,7), Belgio (488,9), Croazia (486,4), Svezia (478,1), Olanda (470,3), Bulgaria (464,7) e Svizzera (463,2) che, come anche i primi tre già citati appartengono tutti al continente europeo.
A dire il vero, per trovare la prima nazione extra europea bisogna scendere fino 17esima posizione della Nuova Zelanda (452,2) ed arrivare addirittura alla 30sima per scovare la seconda, vale a dire la Tanzania (ultimo paese sopra quota 400 con 400,4).
Per contro, se si consulta l’elenco dal basso verso l’alto, in fonda alla graduatoria compare la Cina (12,5) che fa compagnia a Vietnam (45,2) ed Iran (71,4) nella costituzione dell’anti-podio a cui poi si affiancano anche Azerbaijan (73,1), Bielorussia (105,7), Algeria (124,1), Mali (165,9), Etiopia (176,0), Russia (208,0) ed Egitto (219,4) nella costituzione della meno edificante “bottom 10” di stampo decisamente più eterogeneo per quanto riguarda la dislocazione geografica.
Lasciandovi liberi di esplorare i singoli valori, riportiamo per completezza i primi e gli ultimi tre paesi per ciascun indicatore numerico.
Enviromental Performance Index Score: Danimarca, Lussemburgo e Svizzera; Mali, India e Myanmar
Kilograms of Pesticide on Hectare of Cropland: Tanzania, Mali e Niger; Malta, Israele e Cina
Meat Consumption per Capita in Kilograms: India, Tanzania e Indonesia; Argentina, Australia e USA
Percentage of Protected Areas: Venezuela, Lussemburgo e Polonia; Ucraina, Uruguay e Turchia

Analogamente, anche per i fattori categorici, onde evitare di ripercorrere letteralmente ogni singolo paese, vi invitiamo ad interagire con i grafici e ci limitiamo solo a dirvi che c’è una certa sintonia tra i valori numerici e quelli categorici che rappresentano ciascuna nazione, quindi non stupitevi se in fondo alla lista doveste trovare delle nazioni contraddistinte da voci “No” o al più “Partial”.
In questo quadro globale, l’Italia si è piazzata al 25esimo posto, spuntando il voto “più verde” per quanto riguarda l’Enviromental Performance Index Score, ottenendo poi tre “Yes” per quanto riguarda i fattori categorici a fronte di due “Partial” in riferimento al Fur-Farming Ban e al Support for the Universal Declaration on Animal Welfare.
In conclusione, il tema dei diritti degli animali rappresenta una delle sfide più urgenti e complesse del nostro tempo e se è evidente che assistiamo a crescenti iniziative legislative, campagne di sensibilizzazione e cambiamenti nelle politiche aziendali, è altrettanto chiaro che c’è ancora molto da fare per garantire una vita dignitosa e rispettosa per tutti gli esseri viventi con cui condividiamo il pianeta.
Tuttavia, c’è anche motivo di speranza, poiché sempre più individui, istituzioni e governi si impegnano per promuovere un trattamento etico e compassionevole degli animali.
Ricordiamoci che il nostro futuro dipende dalla capacità di riconoscere e rispettare il valore intrinseco di ogni forma di vita sulla Terra ed è solo attraverso un impegno collettivo e una consapevolezza crescente potremo sperare di creare un mondo in cui gli animali siano trattati con la dignità e il rispetto che meritano.

Per approfondire. 

Come si misurano i diritti degli animali? Parte 1

Antibiotici negli animali, crollo (in media) negli ultimi cinque anni

Cosa è Zoonomia? #mapping