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cronaca

Ambiente: l’Italia non è un paese per il Lupo. La mappa

Parliamo del lupo. Il simbolo della natura selvaggia della nostra penisola ma anche parte della leggenda sulla nascita di Roma. Il lupo grigio era in origine il mammifero terrestre più largamente diffuso a livello mondiale. L’IUCN Red List of Threatened Species lo considera ormai estinto in Messico e in buona parte degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale. La presenza della specie sul pianeta si è ridotta di un terzo per cause strettamente legate ai comportamenti dell’uomo. Oggi il lupo è incluso nella Red List delle specie minacciate dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle Risorse Naturali (IUCN) come specie “vulnerabile”.

Il lupo in Italia rappresenta un caso tipico di quello che è successo a questa specie a livello mondiale. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il lupo italiano era vicino all’estinzione. Sopravvivevano infatti all’incirca 100 esemplari in due aree isolate sugli Appennini del sud (il minimo storico toccato dalla popolazione di lupi in Italia). Negli ultimi 40 anni il numero di individui ha invece ripreso a espandersi, ricolonizzando gli habitat storici della cresta degli Appennini e arrivando anche alle Alpi.

Oggi la popolazione sta crescendo lentamente, anche se il lupo è ancora vittima di bracconaggio. Se il ritorno di questi mammiferi ha riequilibrato gli ecosistemi in cui vivevano, la ripresa dell’espansione della loro popolazione ha riportato a esacerbare i conflitti con l’attività umana, specialmente in aree dove questi predatori erano scomparsi da diverso tempo.

Oggi la delicata posizione di equilibrio che questi carnivori occupano tra il rischio di estinzione e la loro crescita demografica a livello locale, necessita di un approccio dedicato alla grande cura nel monitoraggio della loro situazione demografica.

Nella nostra InfoData abbiamo raccolto dati provenienti da diverse fonti. Il database geografico dell’IUCN e lo studio “One, no one, or one hundred thousand: how many wolves are there currently in Italy?” di Marco Galaverni, Romolo Caniglia, Elena Fabbri, Pietro Milanesi, Ettore Randi (pubblicato nel 2015) hanno permesso di ricostruire nella maniera più accurata possibile la presenza del lupo in Italia, il numero di branchi e di individui che popolano il territorio italiano. È possibile filtrare per regione cliccando nel menù sulla sinistra dell’InfoData. La seconda pagina della nostra grafica presenta invece alcuni numeri sulle morti e le cause di morte di esemplari di lupo tra novembre 2016 e maggio 2017, che rappresentano il primo rapporto semestrale di ItalianWildWolf. In attesa della seconda parte del rapporto, abbiamo ad oggi aggiornato solo il numero totale di lupi uccisi, 82 nel corso dell’ultimo anno (come indicato in fondo alla seconda pagina della nostra grafica).

La Geografia del Lupo

 

 

La prima pagina della nostra InfoData si concentra sulla stima della popolazione del lupo in Italia. Il monitoraggio mostra la presenza di 321 branchi e un numero di individui tra 1269 e 1800 esemplari. Una cifra probabilmente sottostimata. La popolazione di lupi è cresciuta rispetto alle scorse misurazioni e, soprattutto nella zona degli Appennini, pare quasi duplicata rispetto ai numeri registrati tra il 2006 e il 2011, che contavano tra i 600 e gli 800 esemplari. La popolazione alpina appare stabile. Nonostante gli attuali trend siano all’apparenza positivi, il lupo è ancora vittima di bracconaggio e avvelenamenti in diverse zone d’Italia.

Il regno del lupo è certamente il centro Italia, dove è stata documentata la presenza di 121 branchi, corrispondenti a 542-743 individui, molti dei quali concentrati in Abruzzo (38 branchi e un numero di esemplari tra 185 e 249), in particolare nella zona del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Umbria e Marche raccolgono un totale di 63 branchi e un massimo di 320 lupi.

La Regione più popolata è però la Toscana, con 64 branchi (33 in cui si registrano anche attività di riproduzione) e un numero totale di lupi che va da un minimo di 282 e un massimo di 328. Numeri importanti anche per l’area appenninica dell’Emilia-Romagna, che conta 42 branchi e un numero di individui stimabile tra 185 e 282. Al sud Basilicata e Calabria sono le regioni più popolate, con numeri simili. Entrambe contano 21 branchi e numeri che vanno tra i 55 e i 99 esemplari della Calabria.

Le cifre più basse si registrano invece in Lombardia (dove è stato segnalato in questa misurazione un unico esemplare), Veneto e Valle d’Aosta. Sardegna e Sicilia sono invece le regioni in cui la presenza del lupo non è segnalata.

Mortalità e cause di morte nel 2017

Nonostante la crescita demografica, il lupo rimane una specie vulnerabile, vittima di bracconaggio e decessi causate dall’uomo. ItalianWildWolf ha raccolto dati riguardanti i lupi uccisi tra novembre 2016 e maggio 2017. Il numero totale riportato in fondo alla nostra dataviz (82 lupi) è invece aggiornato al primo dicembre. Il numero di carcasse segnalate potrebbe sottostimare i dati reali. Molte di più potrebbero infatti essere le carcasse non rinvenute o passate sotto silenzio.

Secondo il report solo il 6% delle morti è riconducibile a cause naturali, indipendenti dall’uomo. La maggior causa di mortalità per i lupi sono gli incidenti stradali (53% del totale), seguiti da bracconaggio e avvelenamento (32%). Il 24% delle vittime sono lupi adulti, il 32% sub-adulti mentre il 4% cuccioli. Il 40% del totale non ha però un’identificazione per quanto riguarda l’età. Va considerata certamente anche la difficoltà di trattare questi dati, non sempre completi. Per i promotori dell’iniziativa è stato semplice compilare il report e trovare informazioni riguardo i lupi investiti, mentre per i lupi uccisi e avvelenati, oppure morti per cause naturali, è molto più difficile il monitoraggio, in particolare se parliamo di aree ancora poco antropizzate. Oltretutto, secondo il WWF, anche dietro a decessi per investimento stradale si possono nascondere episodi di avvelenamento, che debilitano i lupi esponendoli maggiormente al rischio incidenti.

La regione con il numero più elevato di segnalazioni è il Piemonte, dove il lupo è presente dal 1992. Un territorio che rappresenta un corridoio importantissimo per la sopravvivenza del lupo nell’arco alpino. Numeri superiori ad altre regioni non implicano necessariamente una maggiore mortalità, ma potrebbe anche essere indice di una maggiore sensibilità al problema (con conseguenti segnalazioni più accurate e tempestive). Tra novembre 2016 e maggio 2017 sono state segnalate 18 carcasse in quest’area.

La Campagna WWF

Da anni il WWF conduce la campagna SOS Lupo, per la salvaguardia della specie, con l’intento di approvare un nuovo piano per la gestione e la conservazione del lupo in Italia, che non preveda la misura degli abbattimenti per il controllo demografico.

Per quanto riguarda le norme di protezione, da segnalare che già nel 1971 viene emanato il primo divieto temporaneo di caccia al lupo. Nel 1973 viene emanato un altro decreto che ne vietò la caccia per altri tre anni e nel 1976 si trasforma in divieto definitivo. Nello stesso anno viene inserito tra le specie particolarmente protette e viene reso illegale l’utilizzo di esche avvelenate. La L. n.968/77 e la successiva 157/92 hanno quindi definitivamente dichiarato il lupo specie pienamente e particolarmente protetta. Inoltre il D.P.R. n 357 del 8 settembre 97 di recepimento della Direttiva Habitat inserisce il lupo nell’allegato D (specie d’interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa). A livello comunitario nel 1979, la specie viene inclusa nell’appendice II della Convenzione di Berna come specie particolarmente protetta. Nel 1992 la Direttiva CEE n. 92/43 “Habitat” include il lupo tra le specie animali di interesse comunitario che necessitano di misure urgenti di protezione; il D.P.R. 357/97 riconosce l’importanza della specie a livello comunitario e oltre a prevedere azioni mirate alla ricerca e al monitoraggio, ne vieta la cattura, l’uccisione, lo scambio e la commercializzazione.