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economia

Dopo la crisi del 2008, in Europa non si investe più come prima

Dopo la crisi economica verificatasi nel 2008, in Europa non si investe più come prima.
O almeno questo è quanto emerge dai numeri pubblicati in uno studio di Eurostat per il 2017 se messi in relazione con quelli dell’ultimo decennio considerando sia gli investimenti nel settore pubblico sia in quello privato.
L’analisi condotta a livello europeo ha preso in esame la percentuale del Prodotto Interno Lordo (GDP, Gross Domestic Product) di ogni nazione destinata ad essere investita in entrambi i settori ed è stata confrontata con lo stesso valore del 2007, l’ultimo anno pre-crisi finanziaria.
Nell’infografica che segue (ottimizzata per essere visualizzata in orizzontale se consultata tramite dispositivo mobile) sono riportati i valori relativi alla percentuale di Prodotto Interno Lordo investia nel 2017 attribuendo un colore che spazia in un gradiente semaforico tanto più rosso quanto è stata bassa la percentuale e tanto più verde nel caso abbia raggiunto i valori più alti tra quelli europei.
Il dato dell’anno passato è stato quindi riportato sia in mappa, sia come colore per l’istogramma che invece vede raffigurata la dimensione delle barre in termini di differenza in punti percentuali tra gli investimenti effettuati nel 2017 paragonati a quelli del 2007.
In aggiunta, in entrambi i grafici, passando il cursore (da mobile mediante un click) sui valori delle singole nazioni, è possibile far apparire una trendline che mostra l’andamento complessivo nel periodo esaminato per il paese selezionato.

 

 

Il 20,1% del Prodotto Interno Lordo investito complessivamente a livello europeo per il 2017 risulta essere di ben 2,3 punti percentuali inferiore rispetto al 2007 e, con un saldo negativo su tutto il sistema Unione Europea, non deve stupire se l’istogramma vede la maggior parte dei paesi al di sotto della soglia dello zero.
Se dal punto di vista degli investiti riguardanti lo scorso anno, la distribuzione geografica mostra diverse attitudini a seconda di alcune macro aree geografiche, il confronto con il decennio precedente è quanto mai impietoso per quasi tutti i paesi esaminati fatta eccezione per Svezia, Norvegia, Austria, Germania, Svizzera e Belgio.
Pur potendo vantare un saldo positivo rispetto al 2007, le sei nazioni citate non superano la soglia di crescita oltre il singolo punto percentuale con la sola Svezia che raggiunge il traguardo dell’unità “tonda” e con i casi di Germania (0,2 punti percentuali), Svizzera (0,1) e Belgio (0,1) al di sopra dello zero solo per qualche decimo di punto.
Tra i paesi in flessione la situazione è invece molto più eterogenea e, purtroppo, non in senso positivo.
Detto che ci sono casi in cui, seppur negativo, il saldo di confronto decennale si assesta comunque entro un margine di due punti percentuale, come ad esempio in Francia (-0,7 punti percentuali), Regno Unito (-0,8), Malta (-1,0), Lussemburgo (-1,4), Olanda (-1,5) e Finlandia (-1,6), per molti altri la situazione è decisamente più critica.
Sono infatti ben sette le nazioni che hanno chiuso il confronto con il 2007 con un saldo negativo in doppia cifra: Slovenia (-10,3) e Spagna (-10,4) superano la soglia dei dieci punti percentuali, seguono poi Romania (-12,5), Estonia (-12,9) e Grecia (-13,4), per poi chiudere con la Lettonia che ha subito un calo di ben 16,5 punti passando dal 36,4% di investimenti nel 2017 al 19,9% dello scorso anno.

È comunque interssante notare che anche tra paesi simili dal punto di vista del cambiamento nell’arco del decennio esaminato, ci sono attitudini diverse in termini di investimento per il 2017.

Basti osservare infatti come Estonia e Grecia, rispettivamente affiancate in terz’ultima e penultima posizione per saldo decennale, abbiano valori di investimento per il 2017 davvero divergenti.

Il colore rosso intenso associato al paese ellenico mostra chiaramente come il 12,6% del Prodotto Interno Lordo greco sia risultato il valore minimo su tutto il panorama europeo, mentre il 23,7% estone è da considerarsi uno tra i primi in Europa e sicuramente vicino al 25,2% della Repubblica Ceca che guida la graduatoria come evidenziato dal tono di verde più intenso tra tutte le nazioni.

Procedendo ad un’analisi puntuale per ogni singolo paese (posizionandosi sulla nazione o sull’istogramma ad essa associata), nella maggior parte dei casi il trend decennale che ha visto una generale flessione a partire dal 2008, pare mostrare segnali generali di risalita anche se ci sono nazioni in cui i dati del 2017 confrontati con il solo 2016 appaiono in netta picchiata.

Questo flesso circoscritto nel tempo è decisamente evidente in Irlanda, passata da oltre il 30% del PIL al 23,4% dell’anno appena concluso, ed anche a Malta in cui il trend risulta ancora più bizzarro se si considerano gli ultimi quattro anni durante i quali si è passati da un minimo sotto il 18% nel 2014 ad un picco con oltre il 26% nel 2015, per poi riscendere sotto quota 22% nel giro dei due anni successivi.

Nel quadro complessivo di questa analisi dedicata agli investimenti, l’Italia ha chiuso il decennio in esame con un saldo negativo pari a 4,1 punti percentuali passando dal 21,6% del Prodotto Interno Lordo registrato nel 2007 al 17,5% del 2017.

Sebbene sia la differenza sui dieci anni analizzati, sia la percentuale dello scorso anno risultino “peggiori” rispetto alle medie dell’Unione Europea, dando uno sguardo all’andamento dei singoli anni, il trend del nostro paese pare essere quello tipico di una nazione che tenta di risollevarsi anche su questo fronte, facendo quindi seguito al tracollo post-crisi culminato con il 2014 (sotto quota 17% del PIL) con una seppur lieve, ma costante, ripresa negli ultimi tre anni.