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politica

Come sarebbe il parlamento se si votasse con la dichiarazione dei redditi?

Il Pd primo partito con il 42,17% dei consensi, la Lega a guidare l’opposizione con il 20,21%. Con Nicola Zingaretti, o chi per lui, con l’imbarazzo della scelta per trovare i 47 voti necessari per avere una maggioranza che sostenga un governo. Nel senso che potrebbe guardare, e parecchio, a sinistra, ma anche al centro.

Succederebbe questo se, invece che nelle urne, gli italiani votassero dal commercialista o in un centro di assistenza fiscale. Ovvero firmando per destinare il 2xmille delle loro tasse ad una forza politica. Il ministero dell’Economia ha pubblicato i dati relativi ai contributi legati alle dichiarazioni del 2019 e Infodata li ha tradotti in seggi. Il risultato è questo:

 

 

Intanto, alcune precisazioni. Nel calcolo dei voti ottenuti dai singoli partiti non ci si è basati sui contributi ricevuti. Per quanto, avendo ottenuto 8,5 degli oltre 18 milioni di euro che gli italiani hanno destinato alle forze politiche, il Pd sarebbe comunque la forza di maggioranza relativa. La scelta è stata quella di prendere in considerazione il numero di contribuenti che hanno firmato in favore di ogni singolo movimento. E di unificare la Lega Nord per l’indipendenza della Padania con la Lega per Salvini Premier, che hanno ottenuto rispettivamente 750mila e 3,1 milioni di euro.

Dopodiché, occorre indicare la legge elettorale con cui è stato “eletto” questo parlamento. Per questioni di semplicità, la scelta è stata quella di un proporzionale puro, senza soglie di sbarramento né premi di maggioranza. I seggi sono quindi stati eletti con il metodo D’Hondt. In buona sostanza, i voti ottenuti dai partiti (ovvero il numero di contribuenti che ha devoluto il 2xmille a ciascuna forza politica) sono stati divisi per 1, quindi per 2, poi per 3 e così via, fino ad arrivare a 630. Ovvero al totale dei componenti la Camera dei Deputati. Quindi si sono scelti i 630 valori più alti e i seggi sono stati attribuiti ai partiti corrispondenti.

E così che il Partito democratico ottiene 269 seggi, appena 47 in meno rispetto ai 316 necessari per ottenere la maggioranza a Montecitorio. Per raggiungerla un ipotetico presidente del Consiglio incaricato potrebbe guardare a sinistra dove tra Rifondazione comunista, Sinistra italiana, Articolo 1, Possibile e il Psi ci sarebbero ben 65 deputati. Sì, perché non è necessario essere presenti in parlamento, quello vero, per ricevere il 2xmille: basta avere uno statuto ed essere iscritti all’apposito registro, circostanza che spiega l’assenza del Movimento5Stelle, che uno statuto non ce l’ha.

In alternativa, ci sarebbero i 28 parlamentari della Federazione dei Verdi e i 24 di +Europa. E il centrodestra? Impossibile arrivare ad una maggioranza. La Lega otterrebbe infatti 159 deputati che, sommati ai 44 di Fratelli d’Italia e agli appena 16 di Forza Italia, non andrebbero oltre i 219. Ne mancherebbero insomma un centinaio per riuscire a votare la fiducia ad un esecutivo. Insomma, se si votasse con la dichiarazione dei redditi, il Pd sarebbe il partito di maggioranza relativa a sostegno di un governo di coalizione. Per fortuna o purtroppo, questo dipende dai punti di vista, in Italia si continua a votare nelle urne.