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cronaca

Il nuovo vocabolario del coronavirus, più del virus spaventa la mancanza di libertà

Segnali deboli ma potenti come le scritte sui muri negli anni Settanta, o come le voci catturate dai microfoni aperti delle prime radio libere. I grandi accadimenti che investono i popoli si studiano anche a partire da testimonianze laterali, angoli di espressione nascosta che la società sceglie di occupare e in cui si rifugia. Il coronavirus verrà ricordato e studiato come fenomeno che si è raccontato in formato digitale e su internet. Per ovvie ragioni: il lockdown italiano ha costretto le persone a casa. Non tutte, ma buona parte. La comunicazione quando non si è concentrata sui social ha comunque scelto strumenti online di condivisione come i tools di video-conferenza  che hanno segnato e segneranno nell’immaginario collettivo queste settimane di clausura. Ma una spazio rilevante continuano ad averlo la ricerca del significato delle parole, nuove e vecchie. Uno spunto di riflessione è proprio quello di andare a studiare quello che in questi giorni le persone hanno chiesto per esempio su internet, nelle chat, nelle enciclopedie online. Parliamo sempre di persone che hanno una connessione alla rete e una certa alfabetizzazione digitale, parliamo quindi di una minoranza, che però può aiutarci a capire meglio come stiamo “digerendo” quello che sta avvenendo. .

L’Economist ha chiesto a Merriam Webster uno dei più noti vocabolari statunitense quali sono state le parole più cercate  dall’inzio della pademia, o meglio da quando il virus Sars Covid-19 è entrato davvero nel quotidiano nelle persone. I risultati sono apparentemente scontati: epidemia, pandemia, auto-isolamento, chiusura, quarantena. Gli americani hanno cercato in massa sul vocabolario il significato di queste “nuove” parole. Ma contestualmente hanno voluto sapere il significato di corte marziale, panico, forza maggiore. In qualche modo, scrive Economist, hanno associato le misure di restrizione approvate dai governi per limitare la diffusione del contagio con il corollario di limitazione della libertà e dei diritti.  Come se le decisioni prese da istituzioni democratiche potessere in qualche modo essere prodromiche a imposizioni proprie dei regimi autoritari.

L’analisi delle parole ha messo allo scoperto anche in modo parziale e anedottico i “nervi” scoperti di un popolo, le paure di una collettività impotente davanti a quella che è stata definita la più grave crisi mondiale dalla secondo guerra mondiale.

Anche i trending topic di Google rimandano suggestioni sulle paure che stiamo vivendo. Più che una immagina nitida e intelligibile dell’immaginario che questi giorni sta profondamente modificando, chi si affida al motore di ricerca più popolare del mondo sembra chiedere risposte piccole e grandi all’infodemia a cui sono sottoposti. Si chiede della tigre e del coronavirus, dei discorsi della regina, di quanto ammonteranno di danni del coronavirus. Dentro e fuori, psicologia e politica. Qui trovate la pagina di Google dedicata alla richieste che arrivano da tutto il mondo sul coranvirus. Scopriamo che l’origine dell’infezione è ancora la domanda più frequente. Prima ancora di quella su cosa sia il virus della Sars Covid-19. Si cercano quindi le colpe come anche l’utilità delle mascherine o l’efficacia della chiusura dei negozi. Il servizio di Google non rileva i giudizi sulle decisione, non rileva cioè le intenzioni del questito ma si limita a calcolare quanto spesso è stato posta una domanda. In questo senso non fornisce indicazioni sui giudizi politici delle persone o sugli stati d’animo che sono associati alle domande. Ma in qualche modo suggerisce quali sono gli aspetti dove converge l’interesse della maggioranza delle persone che si rivolgono a Google.

Se entriamo nella sezione che misura le domande provenienti dai server italiani scopriamo così come non ci sia un allentamento o un rilassamento nelle richieste di informaizioni.

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Scopriamo ad esempio che la libertà è una parola che in qualche modo suscita un interesse che prima dell’emergenza non c’era. Come anche le ripercussioni psicologiche legato all’isolamento. Dentro e fuori, privato e politico.

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Come anche la legge marziale

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o il social distancing

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Sarà interessante studiare oltre ai numeri le parole in primo luogo perché stanno cambiando. O forse perché potrebbero essere un indizio di una possibile reazione a questa tragedia collettiva. Le traiettorie sembrano quelle dirompenti che hanno segnato i grandi eventi. Come detto, di certo c’è solo il fato che ne usciremo tutti cambiati.