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politica

Elezioni europee: 72 giorni al voto, cosa dicono i sondaggi?

Per molti aspetti le elezioni europee del 26 maggio rappresentano uno dei voti più importanti della sua ormai decennale storia. Per capire quali sono gli scenari che possiamo aspettarci, nonostante tutti i loro difetti lo strumento più affidabile restano ancora il sondaggio. Di rilevazioni a livello europeo ne esistono pochissime, ma resta comunque possibile aggregare i singoli sondaggi nazionali per provare a calcolare quanti seggi potrebbero venire occupati dai diversi partiti, in ciascun paese.

 

È quanto ha fatto il sito pollofpolls.eu, che pubblica proiezioni aggiornate di continuo in vista della prossima scadenza elettorale. Le analisi riportate fanno riferimento alle diverse famiglie politiche che compongono il parlamento europeo, e che come da tradizione vanno da destra a sinistra passando per ultra-nazionalisti, euroscettici e verdi.

 

Guardando agli ultimi numeri, troviamo che il gruppo di centro-destra del partito popolare europeo – di cui per l’Italia fa parte Forza Italia – sarebbe al momento ampiamente in testa per numero di seggi. Seconda, anche se abbastanza più indietro, verrebbe l’altra tradizionale grande famiglia politica del continente che include i socialisti europei. Il contributo del partito di Macron ai liberaldemocratici – ammesso che si concretizzi davvero  – li porterebbe invece a diventare il terzo gruppo per numero di eurodeputati.

 

I due principali partiti italiani, per parte loro, fanno riferimento ad altrettante diverse famiglie politiche: gli ultra-nazionalisti di ENF (Europe of Nations and Freedom), con un grosso contingente in arrivo dalla Lega, verrebbero subito dopo i liberaldemocratici. Penultimo gruppo quello di populisti ed euroscettici, l’EFDD (Europe of Freedom and Direct Democracy), composto in larghissima parte dal Movimento 5 Stelle.

 

 

Se i sondaggi non sbagliano di troppo, i 76 eurodeputati da eleggere in Italia saranno soprattutto di origine leghista, con il Movimento 5 Stelle come secondo partito. In base alla legge elettorale che regola il voto, le uniche altre forze che presumibilmente riusciranno a eleggere rappresentanti dalle proprie file saranno poi Partito Democratico, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

 

 

La fetta principale di eletti che animerà i popolari europei sarà composta dal partito guidato di recente da Angela Merkel, con spagnoli e polacchi che pure forniranno un discreto contributo. La destra italiana è per parte sua dominata dalla Lega, e così gli arrivi da Forza Italia (che appunto dei popolari fa parte) saranno con tutta probabilità molto ridotti.

 

Le forze dei socialisti europei saranno rimpolpate da partiti di centro-sinistra in particolare di Italia, Spagna e Germania (e dunque anche dal Partito Democratico), mentre il gruppo di ultra-nazionalisti oltre che sugli eurodeputati leghisti potrà contare anche su una squadra proveniente dalla Francia e il cui capo politico è Marine Le Pen.

 

Rispetto alle elezioni di cinque anni fa, tutti i segni puntano verso una ritirata – più o meno rapida – delle grandi forze politiche tradizionali. I sondaggi indicano che molto probabilmente caleranno sia popolari che socialisti, con questi ultimi in particolare che stanno soffrendo una grossa crisi di consenso un po’ lungo tutto il continente.

 

A guadagnare soprattutto gli ultra-nazionalisti, in particolare appunto grazie a Lega e Rassemblement National di Le Pen. Con loro, anche se meno, anche i liberaldemocratici di ALDE.

 

Potranno votare, si capisce, tutte le nazioni che fanno parte dell’Unione, ma com’è naturale alle principali verrà assegnato un maggior numero di seggi da eleggere. Questo significa che bisogna fare particolare attenzione ai movimenti dell’elettorato nel nostro Paese, ma sopratutto di quello tedesco, francese e spagnolo

 

Nel nostro caso il cambiamento più evidente riguarda https://pollofpolls.eu/IT gli elettori della Lega, che un po’ tutte le rilevazioni danno in rapidissima crescita rispetto al voto del 2018 e stabili intorno al 32-33% dall’autunno scorso in avanti.

 

A soffrire è invece il Movimento 5 Stelle, che dopo aver conquistato circa un voto su tre alle politiche diventerebbe il secondo partito, per quanto ormai a pochissimi punti dal Partito Democratico che per la prima volta dallo scorso marzo appare in risalita.

 

In Germania le storie più importanti riguardano  la CDU/CSU, guidata fino a dicembre scorso da Angela Merkel, e i verdi. Dopo la formazione del governo tedesco, il partito tedesco ha perso consenso per diversi mesi, ma l’avvicendamento alla sua guida gli ha fatto riguadagnare parte di quanto perso.

 

In Francia Macron e Le Pen sono molto vicini, anche se per le elezioni europee nello specifico le rilevazioni sono più scarse e dunque vanno prese con maggiore prudenza. In Spagna va sottolineato invece Vox, partito nazionalista che ha ottenuto un buon risultato alle recenti elezioni regionali in Andalusia e che i sondaggisti danno ora intorno al 12% anche su scala nazionale.

Il paese iberico finora era rimasto l’unico, fra i grandi, immune al successo dei partiti ultra-nazionalisti. Il prossimo voto europeo mostrerà per certo se il vento sta cambiando anche lì.