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politica

Gioca con reddito di cittadinanza, spese immorali e i dati sui consumi

Immaginiamo per un attimo di promuovere Luigi Di Maio a commissario europeo. Non tanto, o non solo (la scelta la lasciamo ai lettori) per i suoi meriti alla guida dei ministeri per lo Sviluppo economico e del Welfare. Quanto piuttosto per permettergli di applicare anche al resto dei Paesi europei il cavallo di battaglia della politica economica grillina: il reddito di cittadinanza.

 

Ecco insomma lo spunto per proporre una sorta di gioco, ovviamente ispirato dai dati, che permetta di capire se i 780 euro, promessi dai Cinque Stelle a chi non ha un lavoro e si impegna a valutare le offerte di un posto da parte dei centri per l’impiego, permettano davvero di vivere con dignità. Altra parola, questa, cara all’immaginario grillino, almeno a partire dall’omonimo decreto approvato qualche settimana fa.

 

Per provare a calcolare se il reddito di cittadinanza permetta di coprire le spese, ovviamente solo quelle “morali”, in Italia e nel resto d’Europa, Infodata si è rivolta ad Eurostat. Ed ha estratto i dati relativi alla Nominal expenditure per inhabitant. Una cifra espressa in euro che indica la spesa media annuale dei cittadini dei 28 Paesi dell’Unione. Tre le voci prese in considerazione: l’affitto e le bollette, l’acquisto di capi di abbigliamento, e la spesa per cibo e bevande. All’interno della quale si è scelto di far rientrare la somma utilizzata per l’acquisto di pane e cereali, carne, pesce, latte, latticini e uova, frutta, verdura e patate, olio e grassi, bevande analcoliche. Il totale è stato diviso per i 12 mesi dell’anno e messo a confronto con la somma di 780 euro. Il risultato è rappresentato in questa infografica:

 

 

La parte rossa della barra indica la spesa per l’affitto e le bollette, l’arancione quella per cibo e bevande, l’azzurro per l’abbigliamento e le calzature. Passando con il mouse su ciascuna, un pop up mostra la cifra relativa alla spesa media mensile per queste voci. La riga rossa in alto rappresenta invece la soglia di 780 euro. Mentre le bandierine (le icone arrivano da Freepik su Flaticons) sul lato sinistro fanno da filtro: cliccando su una di esse è possibile visualizzare la situazione nel Paese di riferimento.

 

Di default viene visualizzata la situazione relativa all’Italia. Come si può vedere, i 780 euro sono più che sufficienti per coprire tutte le spese “morali” del mese: 343,92 euro per affitto e bollette, 194,17 al supermercato, 90,92 per abiti e scarpe. Una precisazione: le somme relative alle spese fanno riferimento a quelle sostenute da una singola persona. Per come è stata descritta la misura, per le famiglie la cifra può essere raddoppiata fino ad arrivare a 1.560 euro. E, anche in questo caso, la cifra appare essere sufficiente. Se però cominciano ad esserci anche dei figli, il discorso si complica.

 

La spesa media italiana è infatti di 629 euro. Moltiplicando questa cifra per tre, ovvero papà, mamma e un bambino, si arriva a 1887 euro. Cifra superiore di 227 euro ai 1.560 erogati attraverso il reddito di cittadinanza. Per quanto non è necessariamente detto che si debba moltiplicare anche la quota relativa all’affitto per tre. Ma, insomma, questo “giochino” ha i suoi limiti.

 

Più interessante vedere com’è la situazione nel resto d’Europa. Sono solo due i Paesi nei quali i 780 euro promessi dal governo, meglio dall’ipotetico commissario europeo Di Maio, non riuscirebbero a coprire la spesa media mensile. Il Lussemburgo, dove ogni abitante spende in media 1.006,42 euro al mese, e la Danimarca, dove si arriva a 818,42. Ma anche in Finlandia (740,33), Regno Unito (719,15) e Svezia (703,58) sarebbe necessario fare attenzione ai centesimi per evitare di sforare.

 

Discorso diverso, invece, in Bulgaria. Qui la spesa media mensile è di 146,5 euro. Avendone a disposizione 780 ogni mese, ne resterebbero 633,5. La sfida sarebbe quella di trovare altre spese “morali” per impiegare questi soldi. Altrimenti, per come è stata presentata la manovra, questi soldi rientrerebbero nelle casse dello Stato. Perché con il reddito di cittadinanza non è possibile aprirsi un conto in banca.