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economia

Scopri quanto incide in Europa l’Iva sui prodotti. Il gioco delle aliquote

Ogni giorno, per le piccole e grandi spese, da quando facciamo colazione al bar (cappuccino e cornetto: 2,18€) fino a quando acquistiamo una automobile (9.295,08€ di listino per una Fiat Panda), abbiamo da sempre una compagna: l’Iva. Questa imposta aggiunge, per così dire, una quota al valore del nostro acquisto: in genere in Italia è il 22%, ma può scendere per determinati beni o servizi, il cui consumo è agevolato. Ad esempio, non è il caso dell’automobile: alla cifra vanno aggiunti circa 2.045€ di tasse che fanno lievitare il prezzo finale a 11.340€; lo è però quello delle consumazioni al bar, dove viene sommato un più modesto 10% per far giungere il costo della colazione a 2,40€.

Questa imposta esiste quasi in tutto il mondo, e certamente in tutta Europa. L’acronimo inglese è VAT, ossia Value Added Tax. L’Unione Europea, per garantire effettività al mercato unico, limita gli stati membri nella sua applicazione con numerose regole comuni, a cui fanno seguito ancor più numerose deroghe specifiche.

In questo modo le aliquote finali sono una selva di percentuali che premiano, a seconda del contesto, questo o quel bene o servizio. Anche tuttavia rimanendo nei valori di base, il range è assai ampio: si va dal 27% dell’Ungheria al 17% del Lussemburgo, in un ventaglio di opzioni molto distribuito.

Come mostra la cartina, i paesi nordici e dell’Est sono tra coloro che hanno generalmente imposte sul valore aggiunto più alte mentre quelli nel cuore dell’Europa hanno aliquote ridotte. Va chiarito che i valori sono presi direttamente dal sito della Commissione, aggiornato al 2017 e laddove per determinati beni vi erano due percentuali differenti (per casi specifici), è stato indicato sempre il maggiore. Un esempio? Gli ebook in Italia hanno Iva ridotta, ma solo se ricadono sotto determinate condizioni (tra le quali quella di possedere un codice ISBN o un ISSN); pertanto è stata indicata quella ordinaria e non agevolata anche per questa tipologia di beni. Sono stati inoltre esclusi i paesi che presentavano caratteristiche troppo specifiche per determinati oggetti o attività. Per l’intero dettaglio e le note si rimanda al sito.

Ma quanto effettivamente incide la VAT sul costo di determinati prodotti o servizi? Cioè, le aziende riescono a trasferire esattamente sul consumatore finale il costo dell’imposta, oppure no? Prendiamo ad esempio un bene standard utile per un confronto: il nuovissimo iPhone X di Apple. Cercando di acquistarlo sui siti ufficiali nella configurazione minima possibile, in Italia vengono chiesti 1.189€,  in Irlanda e Finlandia 1.179, in Spagna e Francia 1.159 e infine in Germania “solo” 1.149.

Se si considera però il prezzo al netto delle diverse VAT, quello più economico è tuttavia la Finlandia (951€) mentre il più caro tra quelli citati rimane comunque il nostro Paese, con 975€. Questi 24 euro (il 2,5% del valore totale) non troverebbero quindi a prima vista una giustificazione fiscale plausibile.

Nell’infodata sottostante potete osservare come variano le aliquote nei diversi Paesi per ciascun bene e, tanto per capire quanto costano effettivamente i prodotti se non ci fosse l’imposta, nella parte finale (navigando da computer o tablet) è possibile indicare una cifra e vedere, per ciascun prodotto/servizio o paese, il relativo “netto”. Tutto il rimanente va allo Stato.

 

Articolo pubblicato il 21 gennaio 2018