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economia

A novembre 65mila lavoratori in più

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A novembre ci sono 65mila lavoratori in più; sull’anno le persone che dichiarano di avere un impiego sono +345mila (frutto di 497mila dipendenti in più, e 152mila autonomi in meno). Il numero di occupati, da giugno, continua a veleggiare sopra quota 23 milioni di persone (siamo arrivati a 23.183.000, al top dal 1977, inizio delle serie storiche dell’Istat); il tasso di occupazione sale al 58,4% (per le donne raggiunge il livello record del 49,2% , ma a livello femminile restiamo distanti di oltre 10 punti dalla media Ue).
Segnali positivi per i giovani: il tasso di disoccupazione degli under25 scende al 32,7% (meno 1,3 punti su ottobre, meno 7,2 sull’anno, la contrazione più forte dell’Eurozona). Il nostro Paese resta però terz’ultimo a livello internazionale: peggio di noi solo Grecia, 39,5%, dato aggiornato a settembre, e Spagna, 37,9%; siamo lontanissimi dai primi della classe, la Germania, che mostra un tasso di ragazzi senza un impiego stabile da mesi al 6,6%, grazie al sistema di formazione duale.
In un anno ci sono 243mila disoccupati in meno (il tasso dei senza lavoro è sceso all’11%); e in forte riduzione sono, pure, gli inattivi, tra cui molti scoraggiati: -173mila unità nei 12 mesi, -61mila solo a novembre.
La fotografia scattata ieri da Istat ed Eurostat mostra un mercato del lavoro italiano con più luci che ombre: in un anno ci sono 110mila occupati in più nelle fasce giovanili (15-24 anni e 25-34 anni), «a testimonianza di una prima ripartenza del ciclo economico spinto dalla stagione di riforme finora adottate», spiega l’economista del Lavoro, Carlo Dell’Aringa; e una fetta di over50 è transitata dall’inattività all’occupazione (insomma, si è rimessa in gioco).
Certo, negli ultimi mesi a crescere è l’occupazione temporanea e nei servizi (la produttività infatti rimane negativa); la fascia mediana della forza lavoro, 35-49 anni, vive ancora una fase di difficoltà (alle prese con complicati processi di riorganizzazione aziendale); e gli indipendenti si confermano in forte crisi (va detto che una fetta di falsi lavoratori autonomi è transitata nei contratti a termine – un po’ più tutelanti – come, del resto, tantissimi voucher, una volta abrogato lo strumento, si sono trasformati in contratti a chiamata – ma restano tutti impieghi di brevissima durata).

Articolo sul Sole 24 Ore del 10 gennaio 2018