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economia

Facebook, Apple, Google e le tasse per le piattaforme hi-tech

Tanto tuonò che cominciò almeno a piovigginare. Dopo mesi di pressing internazionale – tra dossier di Bruxelles, scatti in avanti del G4 (Italia, Francia, Germania e Spagna) e proposte di web tax via Ocse, ma solo dal 2020 – ieri Facebook ha annunciato una svolta significativa nel suo rapporto con le fiscalità nazionali.
A partire dal 2018, e a regime dal 2019, il popolare social network californiano (e irlandese di tasse) varerà una serie di «strutture di vendita locali» che opereranno, di fatto, come soggetti fiscali nei paesi dove l’azienda di Mr. Zuckerberg svolge attività economica.
Dal punto di vista tecnico e dei principi è una novità importante. Facebook Italia, tanto per restare in casa nostra – ma il modello si riproporrà in altri 25 paesi “rilevanti” – diventerà un vero e proprio soggetto giuridico su cui verrà imputata la catena del valore, cioè i ricavi prodotti qui. In sostanza l’economia digitale e senza frontiere, per 20 anni grande slogan della modernizzazione a senso unico, torna a “territorializzarsi”, legandosi alle fiscalità nazionali secondo un modello molto simile alla «stabile organizzazione» della vecchia economia industriale.

Articolo sul Sole 24 Ore del 13 12 2017