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cronaca

Trasparenza nella Pa: il monitoraggio dei primi nove mesi del Foia

 

La pubblica amministrazione dà segni di non vivere più con fastidio la richiesta dei cittadini di voler essere informati sul funzionamento della macchina burocratica. L’ultimo monitoraggio sull’applicazione del Foia, l’accesso allargato ai documenti pubblici previsto dalla riforma Madia della Pa, segnala la crescita sia delle domande di visione degli atti amministrativi sia le istanze trattate dagli uffici interessati.
La Pa sembra, dunque, iniziare a mettersi al passo con le esigenze di trasparenza pretese dal legislatore, prima con la legge 190/2012, poi con il decreto 33/2013 e da ultimo con il decreto 97 dell’anno scorso. Quest’ultimo ha dato attuazione alla riforma Madia nella parte in cui, introducendo la versione italiana del «Freedom of information act» (Foia), ha allargato il perimetro degli atti pubblici accessibili ai cittadini. Maggiore trasparenza significa anche minori spazi per i fenomeni di corruzione. Fronte su cui è intervenuta nei giorni scorsi la novità della legge sul whistleblowing.
Il monitoraggio del Foia
Nei nove mesi di operatività del Foia, che di fatto ha debuttato a inizio anno, i ministeri hanno ricevuto 792 istanze di accesso agli atti e hanno risposto a 666. Di queste, la maggior parte (511) sono state accolte, di cui 449 totalmente e 62 parzialmente. Il monitoraggio, effettuato dal ministero della Pubblica amministrazione per capire come viene tradotta in pratica la riforma dela Pa, evidenzia la crescita sia delle richieste di accesso, che a fine settembre erano aumentate del 65,4% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, sia delle istanze trattate, lievitate del 94,7% rispetto al primo trimestre.
Numeri più consistenti sul versante delle amministrazioni locali. In questo caso l’indagine è stata condotta su un campione di 132 enti, tra regioni, città metropolitane e comuni capoluogo. A fine settembre le richieste di accesso erano 2.068 e quelle definite 1.971, con una crescita rispetto a fine maggio – data dell’ultima rilevazione sulle realtà periferiche – rispettivamente del 18 e 21 per cento.